2021-04-26
Tra Pechino e Tokyo: la strategia di Berlino nell'Indo-Pacifico
True
Nonostante gli stretti legami economici con la Cina, la Germania sta iniziando ad avvicinarsi progressivamente al Giappone. Una linea che può forse essere letta come una mano tesa a Washington.A metà aprile, Germania e Giappone hanno tenuto il primo vertice sulla sicurezza tra i loro ministri degli Esteri e della Difesa: il cosiddetto formato «2 + 2». Per quanto l'incontro non abbia prodotto una dichiarazione congiunta, secondo il Royal United Services Institute, si è trattato comunque di un evento significativo. In primo luogo, l'aver istituito questo canale politico-diplomatico mette in evidenza come la Germania voglia approfondire le proprie relazioni con l'area dell'Indo-Pacifico, andando al di là dei soli rapporti con la Cina. In secondo luogo, è chiaro che Berlino e Tokyo vogliano intensificare i loro legami: legami che, finora, si sono rivelati abbastanza cordiali ma non particolarmente stretti. Un fattore importante soprattutto nel settore della sicurezza, visto che – al contrario – Francia e Regno Unito hanno già da tempo rafforzato i propri rapporti con il Giappone in tal senso. E' comunque necessario da entrambe le parti superare anche una diffidenza storica: come notato sempre dal Royal United Services Institute, Tokyo considera tradizionalmente Berlino troppo aperta nei confronti di Pechino, laddove Berlino ha assai spesso in passato evitato di farsi trascinare nelle dispute tra Giappone e Cina. Del resto, proprio il Dragone ha rappresentato il principale argomento sul tavolo del vertice tra tedeschi e giapponesi. In particolare, secondo l'Associated Press, «i quattro ministri si sono scambiati opinioni sulle rivendicazioni territoriali della Cina nei mari della Cina orientale e meridionale e hanno condiviso una 'grave preoccupazione' per la situazione a Hong Kong e le condizioni dei diritti umani nella regione cinese dello Xinjiang».È plausibile che Berlino veda in questo formato un'occasione per un (almeno parziale) riposizionamento internazionale. Angela Merkel ha portato avanti una politica particolarmente pragmatica nei confronti della Cina, consapevole dei forti legami commerciali tedeschi con la Repubblica Popolare. È anche in questo senso che, l'anno scorso, il cancelliere si è fortemente impegnato affinché la Commissione europea siglasse in linea di principio il (controverso) accordo con Pechino sugli investimenti: un fattore che a Washington non hanno affatto digerito. L'amministrazione Biden vede del resto nella Merkel un partner non eccessivamente affidabile (anche) in forza della sua vicinanza economica alla Cina: una vicinanza che entra senza dubbio in rotta di collisione con le richieste di maggiore allineamento atlantico che arrivano dalla Casa Bianca. In tal senso, avvicinarsi (per quanto cautamente) al Giappone può essere letto come una volontà, da parte tedesca, di tendere la mano a Washington. Come noto, Tokyo è in rapporti piuttosto turbolenti con il Dragone. Ed è considerata da Joe Biden un pilastro per la politica estera statunitense nell'Indo-Pacifico. Insieme a India, Australia e agli stessi Stati Uniti, il Giappone fa del resto parte del Quadrilateral Security Dialogue: un quartetto di Stati principalmente orientato a contenere l'espansione cinese nella regione. Tutto questo, mentre - a metà aprile - il primo ministro nipponico, Yoshihide Suga, è stato ricevuto da Biden alla Casa Bianca. Un incontro in cui, non a caso, i due leader si sono non a caso concentrati sul dossier cinese e nordcoreano. «Ci siamo impegnati a lavorare insieme per affrontare le sfide della Cina e su questioni come il Mar Cinese Orientale, il Mar Cinese Meridionale e la Corea del Nord, per garantire il futuro di un Indo-Pacifico libero e aperto», ha dichiarato il presidente americano nell'occasione. Suga ha aggiunto di aver avuto «seri colloqui sull'influenza della Cina sulla pace e la prosperità dell'Indo-Pacifico e del mondo in generale». Insomma, per Berlino, l'avvicinamento al Giappone potrebbe intendersi come una mano indirettamente tesa agli Stati Uniti. E non è affatto detto che questa operazione non nasca anche da motivazioni di politica interna. L'era della Merkel volge ormai al termine e le elezioni federali di settembre si avvicinano. Con i Verdi che volano nei sondaggi, è sempre più probabile che la Cdu dovrà stringere proprio con loro un accordo di governo. In questo quadro, non bisogna dimenticare che i Verdi sposino delle posizioni politiche particolarmente dure nei confronti di Pechino e, in tal senso, non poco distanti dalla linea dell'attuale cancelliere. Non è quindi del tutto escludibile che, con questo avvicinamento al Giappone, i vertici della Cdu (di cui fa parte l'attuale ministro della Difesa tedesco, Annegret Kramp-Karrenbauer) stiano lavorando proprio con un occhio puntato ai Verdi. Il problema sarà tuttavia armonizzare questo cambio di passo con la salvaguardia dei (considerevoli) interessi commerciali teutonici nella Repubblica popolare.