2019-08-27
Pd e 5 stelle si accoppiano per calmare Mattarella. Nella notte si balla su Conte
Dopo l'ultimatum del Quirinale, Nicola Zingaretti e Luigi Di Maio si incontrano a Palazzo Chigi: «Siamo sulla strada giusta». Nella notte nuovo summit allargato anche al premier.Inciucio doveva essere, e inciucio sarà. Il lunedì che doveva scegliere tutti i nodi non è stato risolutivo ma ha fatto capire che il Partito democratico e il M5s hanno imboccato a braccetto il sentiero del governo assieme. Una giornata di telefonate, incontri, scontri, mercanteggiamenti si chiude con un vertice fissato alle 21 tra Nicola Zingaretti, il vice Andrea Orlando, Luigi Di Maio e Giuseppe Conte e con una trattativa che prosegue nella notte. Il segretario Pd e il leader politico grillino si erano già visti alle 18, sempre a Palazzo Chigi, momentaneamente sguarnito del principale inquilino. Il premier era ancora impegnato a fare l'ultimo sfoggio di frangette e pochette a Biarritz, perfettamente integrato nella decadente atmosfera «fin de siécle» della città francese che ha ospitato il G7. Ma il vicepremier grillino mantiene il suo ufficio alla presidenza del Consiglio. Ed è lì, nel massimo livello istituzionale conservato dal leader 5 stelle, che i due nuovi azionisti del governo si sono visti nel tardo pomeriggio per dare il segnale che il Colle attendeva. Un incontro breve, appena 25 minuti. «Vertice interlocutorio», fanno sapere gli entourage dei due leader. Lo scopo non è tanto quello di fissare un'intesa, quanto di fare intendere al Quirinale che la trattativa era entrata nel vivo, come auspicavano i poteri forti italiani e l'establishment europeo.La giornata si era aperta con un ultimatum fatto trapelare dal Quirinale. Un ultimatum felpato, come è nello stile di Sergio Mattarella. Il presidente della Repubblica voleva sapere qualcosa entro le 19 di ieri. Un cenno, un suggerimento, qualcosa che gli permettesse di capire meglio le intenzioni di Pd e M5s. Da quel messaggio in bottiglia Mattarella avrebbe dedotto se la trattativa dell'inciucio sarebbe proseguita o se invece era destinata a infrangersi sugli scogli dei veti reciproci. E quindi avrebbe deciso se svolgere consultazioni lampo per insediare un governo elettorale, oppure dedicare più tempo alle chiacchiere con i partiti per lasciare agio alla nuova maggioranza di assegnare le ultime poltrone.La svolta arriva a metà pomeriggio quando viene fissato l'appuntamento Zingaretti-Di Maio a Palazzo Chigi. Poco dopo il Colle comunica l'agenda delle consultazioni. Il sopracciglio di Mattarella, che giovedì scorso era molto severo, sembra più disteso. Il rapidissimo giro di consultazioni che doveva aprirsi e chiudersi in poche ore entro oggi durerà invece altri due giorni, come una settimana fa. Si parte con i presidenti delle Camere alle 16 (per dare le ultime ore alla trattativa) mentre gli ultimi a varcare la soglia dello Studio alla Vetrata saranno i 5 stelle alle 19 di domani. Così Mattarella alle 20 potrà affacciarsi a reti unificate per dare il lieto annuncio: habemus papocchium. E magari rivelare il nome di chi riceverà l'incarico di formare il governo giallorosso.Ieri mattina si è riunito lo stato maggiore Pd, nel pomeriggio quello grillino mentre altrove proseguivano i tavoli del programma. Ma il problema non sono le cose da fare, quanto le poltrone. Anzi, «la» poltrona, cioè quella di Palazzo Chigi. Zingaretti l'altro giorno aveva posto un veto a Conte nel nome della discontinuità nei contenuti e nei nomi. I 5 stelle però hanno alzato le barricate attorno al premier dimissionario: la maggioranza relativa in Parlamento ce l'hanno loro, e a loro spetta l'indicazione del premier. Conte è la linea grillina del Piave.Chi ha ceduto, ormai è chiaro, è Zingaretti. Se avesse insistito nel veto, oggi Mattarella avrebbe imboccato la strada del governo elettorale. Invece sul segretario Pd si sono concentrate le pressioni di chi non vedeva l'ora di spazzare via la Lega dal governo. Se finisse così, avrebbe vinto la linea di Matteo Renzi: tutto pur di liberarsi di Matteo Salvini. Nel pomeriggio la situazione si è sbloccata quando si è capito che con tutta probabilità sarebbe stato il Pd a fare il passo indietro. A quel punto Conte, Zingaretti e Di Maio hanno deciso di vedersi appena il premier fosse tornato - in anticipo - da Biarritz. La delegazione italiana al G7 è stata la prima a fare le valigie dalle spiagge dei surfisti per consentire al presidente del Consiglio di rientrare rapidamente. Ma poiché il Colle non poteva aspettare, si è deciso di organizzare la passerella di Zingaretti e Di Maio a Palazzo Chigi alle 18 per tranquillizzare Mattarella. L'unico a parlare dopo il vertice è stato il segretario del Pd. «Finalmente il confronto è partito e giudico questo molto positivo», ha detto con un sorriso largo, come se si togliesse un peso dallo stomaco. Zingaretti ha aggiunto che «siamo sulla strada giusta», che si va verso un nuovo governo «serio, autorevole e di svolta che riparte con idee e contenuti» e che si lavora per un programma su punti come «ambiente, lavoro, ricerca e bene comune»: «Siamo persone serie, vogliamo fare un governo che non finisca dopo 14 mesi», ha concluso.Nessun accenno a tagli di tasse. Ma Zingaretti si è anche guardato bene dal ribadire il suo veto contro il ritorno del premier dimissionario. Sembra dunque che si vada verso un Conte bis. Ma i nodi non sono affatto sciolti. Il principale è proprio il nome del presidente del Consiglio. Subito dopo viene la composizione del governo: se Zingaretti piegherà la testa rimangiandosi il rifiuto a sostenere Conte, chiederà dicasteri di peso per il Pd e un ricambio totale dei ministri grillini. E qui si capirà il ruolo che avrà Di Maio nel nuovo contesto giallorosso. Sempre che ne abbia uno.
Francesca Albanese (Ansa)
Andrea Sempio. Nel riquadro, l'avvocato Massimo Lovati (Ansa)