2024-07-19
«Ci sono forze invisibili che tentano di ingabbiarci come nell’epoca Covid»
Paul Lynch (Getty Images)
Lo scrittore irlandese Paul Lynch: «Togliere certi diritti cui siamo abituati porterà alla rivolta». Uno scenario apocalittico che nel suo ultimo libro investe una Dublino sotto regime.Ospite al Letterature Festival Internazionale di Roma, Paul Lynch, vincitore del Booker Prize con il suo ultimo romanzo Il canto del profeta (66Thand2nd, trad. Riccardo Duranti), racconta di una Dublino assediata da un regime autoritario, e lo fa attraverso periodi lunghi e poetici, in cui la protagonista su tutti è Eilish, biologa, moglie di Larry, sequestrato dalle autorità senza un vero motivo, e madre di quattro figli. Realtà è una parola ricorrente nel suo romanzo. Quale o quali realtà vivono Eilish, la sua famiglia e i cittadini?«Il problema con la realtà è molto complicato, perché Eilish è in un labirinto. La mia visione è quella delle tragedie greche: siamo circondati dai fati, circondati da qualcosa di invisibile che non possiamo controllare. In questo momento storico viviamo in un mondo in cui l’accordo su cosa sia la realtà si è rotto. Eilish, e chiunque sia cresciuto in una democrazia liberale, crede che quello che è stato continuerà a essere. Non vuole accettare quello che sta accadendo. La sua mentalità le fa credere che il buonsenso prevarrà, che non permetteranno a quello che sta succedendo di precipitare ancora di più. Ma tutto questo ha un suo movimento, non può essere fermato. Esiste una realtà metafisica che inghiotte tutte le altre realtà. Però è un discorso complicato perché si finisce a parlare di cosa siano il bene e il male, e ora non ne voglio discutere. C’è una realtà oggettiva che soprassiede a tutte le altre. L’individuo moderno non può vivere sotto l’oppressione a lungo. Per chi come noi ha vissuto con certi diritti, togliere quelle libertà, togliere quei diritti porterà alla rivolta. È inevitabile, ma sono solo uno scrittore».Che cos’è la visione metafisica cui ha accennato?«Dobbiamo usare uno sguardo moderno quando parliamo di metafisica. Viviamo immersi in forze invisibili: le forze del mercato, le forze geopolitiche, che mi interessano perché nella mia narrativa mi stimola la dicotomia fra l’individuo che ha bisogno della sua dignità, che soffre e ha bisogno di dare un senso a questa sofferenza, e il mondo intorno a noi che è silente, tace, al quale non importa niente. Basti pensare a ciò che è successo col Covid. Non eravamo più individui, eravamo rinchiusi nelle nostre case. Le forze invisibili c’hanno rinchiuso. Eilish e la sua famiglia e la sua comunità vengono sballottati da queste forze. Sono problemi antichi, non sono forze soprannaturali, hanno a che vedere col libero arbitrio. Mi interessa il problema della conoscenza, perché tutti attraversiamo la vita con un fiammifero in mano nel vasto mare del sapere. Nell’oscurità possiamo illuminare molto poco. La mia protagonista prende decisioni convinta di sapere cosa accadrà e alla fine raccoglie conseguenze che non poteva prevedere». Eilish spera?«Certo. Il libro non risolve nulla. Come il dolore per una perdita non risolve nulla. Il mio romanzo è sul dolore della perdita che comincia con i tuoi familiari ma finisce con la tua casa, con il mondo che conoscevi. Il mondo moderno che abbiamo costruito è fatto di una patina molto sottile che se venisse meno perderemmo tutto. Il canto del profeta viene visto in due modi diversi. In Occidente come un campanello d’allarme, mentre c’è un’altra fetta di lettori che lo vede come una lente sulla società odierna».Il suo modo di scrivere mi ha ricordato alcuni poeti come Georg Trakl, in Grodek, o T. S. Eliot ne Gli uomini vuoti: «Gli occhi non sono qui/Qui non vi sono occhi/In questa valle di stelle morenti». Nel suo: «Chi sono queste persone senza i loro occhi e chi sono queste persone con gli occhi accecati verso il loro futuro».«Gli scrittori che sanno articolare cosa sia la distruzione sono i veri poeti, perché cercano di preservare la bellezza che ci circonda. Il linguaggio poetico è incredibile, perché è l’incantesimo che va a catturare il lettore. Deve però essere un incantesimo moderno: frasi lunghe, questo senso di realtà che si sviluppa davanti al lettore, perché sono convinto che se chiedi al lettore di guardare nell’abisso devi fargli la cortesia di tenerlo per mano, di aiutarlo. Ho pensato a Dante e Virgilio, il poeta che accompagna Dante all’Inferno. Io sono come Virgilio che spiego un po’ di grazia, un po’ di bellezza al lettore mentre gli mostro l’abisso». Le parole possono influenzare la politica?«Oggi le persone hanno una percezione distorta della realtà. C’è sempre stato dissenso tra le parti, ma c’è sempre stato fino ad ora consenso su quello che era la realtà. Il dissenso stava in come governare quello che tutti noi concepiamo essere reale. La nostra epistemologia è devastata, distrutta, la gente non è più d’accordo su cosa sia reale ed è molto pericoloso, porta alla distruzione».Ha paura per il futuro dei suoi figli?«Sì. Quando stavo scrivendo questo libro ho pensato che fosse destinato a chi non aveva l’immaginazione per capire cosa stava accadendo o a quelli che non hanno più memoria storica. Sembra che io abbia un manifesto politico, ma non è così. Non sono un messaggero, sto solo cercando di articolare il tema del dolore, il dolore della perdita più in generale. Se scrivi con un messaggio riduci la complessità di quello che il romanzo può veramente fare. Penso che il lettore sappia che la chiave politica non è sufficiente per leggere il mio libro e la complessità della realtà. Il lavoro della narrativa è abbracciare tutta la stranezza che la vita ci presenta. Le mie preoccupazioni da cittadino non sono le mie preoccupazioni da scrittore. Sono solo un buon scrittore e un cattivo filosofo».Le hanno detto che somiglia a Trent Reznor?«Reznor, Keanu Reeves, Robert Schwartzman».
Jose Mourinho (Getty Images)