
A Palazzo Madama vince il Capitano: la fiducia c'è, ma ai gialloblù manca un voto per arrivare a 161. Cinque i pentastellati dissidenti che disertano per motivi politici. Assente Matteo Renzi, nonostante le prediche sul Papeete.Il decreto Sicurezza bis ha incassato la fiducia del Senato. Ieri sera, dopo una giornata di incertezza su quelli che sarebbero stati i numeri della maggioranza, è diventato legge con 160 voti favorevoli, 57 contrari e 21 astenuti. Presenti in aula 289 senatori, di cui votanti 238, con la maggioranza richiesta di 109 ampiamente superata. Soddisfazione di Matteo Salvini: «È legge grazie agli italiani e alla beata Vergine!». Sei i senatori pentastellati assenti al voto (solo uno per motivi di salute), così come l'ex Rottamatore Matteo Renzi. Fratelli d'Italia si è astenuto (l'astensione a Palazzo Madama non vale più come voto contrario), mentre Forza Italia è restato nell'emiciclo non partecipando però al voto. Ma vediamo cosa contiene il provvedimento. Esso non riforma, ma integra quello votato il 27 novembre scorso, che, ricordiamo, aveva esteso il trattenimento nei centri di permanenza per il rimpatrio e previsto il trattenimento dei richiedenti asilo nelle strutture di accoglienza fino a 30 giorni. Il Sicurezza bis (dl 53 del 2019), invece, nei primi cinque articoli si rivolge alle Ong (come Open arms o Sea watch) per contrastarne l'operato con multe molto più salate, arresto del capitano e sequestro automatico delle imbarcazioni. Tutto questo avverrà nel caso in cui le imbarcazioni che abbiano raccolto dei migranti in acque internazionali, dovessero entrare in acque italiane chiedendo di approdare nei nostri porti. Il decreto non condanna ogni tipo di salvataggio, ma la recidiva, ovvero gli interventi di tipo sistematico da parte di alcune imbarcazioni, come quelle delle Ong appunto. Inoltre d'ora in poi si potranno chiudere i porti, come prevede l'articolo 1, in caso di «favoreggiamento dell'immigrazione clandestina». Oltre al ministro dell'Interno, il blocco navale dovrà essere controfirmato anche dai responsabili della Difesa e delle Infrastrutture, mentre il presidente del Consiglio basterà che sia «informato». Le sanzioni per chi infrange la legge sono molto alte: da 150.000 a 1 milione di euro per il comandante, sanzione che ricadrà sull'armatore se il capitano non sia in grado di pagare l'intero ammontare della multa. Se poi chi è a capo delle navi opporrà resistenza, scatterà l'arresto e la confisca della nave, che verrà portata nel porto più vicino. Una volta a terra, i migranti saranno gestiti secondo il primo decreto Sicurezza. Stessi passaggi anche per le 520 unità militari italiani che parteciperanno fino al 30 settembre alla missione Unavfor Med- Sophia, che prevede lo sbarco esclusivamente in Italia. Ad essa si affianca l'operazione Themis dell'Unione europea, che opera nel Mediterraneo centrale assistendo l'Italia sui flussi provenienti da Algeria, Tunisia, Libia, Egitto, Turchia e Albania,e che prevede espressamente che i migranti soccorsi siano fatti sbarcare nel porto più vicino al punto in cui è stato effettuato il salvataggio in mare, italiano o meno che sia. Il dl prevede anche mezzo milione di euro per l'anno in corso per finanziare le operazioni di polizia, e 2,5 milioni per i rimpatri, che costano in media 4.000 euro a persona. Il Sicurezza bis, oltre a occuparsi di migranti, autorizza all'assunzione di 800 persone, per il 2019 e per il 2020, da parte del ministero della Giustizia per accelerare l'esecuzione delle sentenze penali di condanna. Nei restanti articoli - in tutto sono 18 - sono previste norme riguardanti le manifestazioni in luogo pubblico, o aperte al pubblico: chiunque utilizzi razzi, fuochi artificiali, petardi e oggetti simili, nonché faccia ricorso a mazze, bastoni o altri oggetti contundenti o comunque atti ad offendere, sarà punito. Sanzionato anche l'uso di caschi o di qualsiasi altro dispositivo che renda irriconoscibile una persona, inasprite infine le pene per chi si renda responsabile di violenza o minaccia a un pubblico ufficiale, resistenza a un pubblico ufficiale, violenza o minaccia a un corpo politico, amministrativo o giudiziario o ai suoi singoli componenti, devastazione e saccheggio, interruzione di ufficio o servizio pubblico o di pubblica necessità. Infine, il questore potrà impedire l'accesso alle manifestazioni sportive a chiunque abbia denunce pendenti o abbia preso parte a episodi violenti, oppure abbia incitato o inneggiato alla violenza, anche all'estero. Tornando alla lettura politica, il vero nodo fin dai giorni precedenti al voto di ieri era la tenuta dell'alleanza Lega-M5s, rispetto alla quota 161 della maggioranza assoluta. I gialloblù, che al Senato contano su 165 senatori e a loro si aggiungono i due membri del Maie, presente anche lui nell'esecutivo, avevano in mente come punto di riferimento il voto sulla fiducia al dl Crescita, che ebbe 158 sì. Questa volta, come abbiamo detto in principio, ci sono stati cinque assenti tra i malpancisti: Virginia La Mura, Matteo Mantero, Michela Montevecchi, Elena Fattori, Lello Ciampolillo (Vittoria Bogo Deledda assente, ma per motivi di salute). Potrebbero essere di meno a causa del dissenso interno M5s. Alberto Airola, invece, e non era scontato ha votato sì. Il decreto Sicurezza bis, aveva annunciato, «non è l'Anticristo dei decreti, è una manifestazione di forza del nostro contraente, la Lega» e da lei «non possiamo dividerci, dobbiamo essere compatti. Mai come ora, con un certo groppo nel petto, mi vengono in mente le parole famosissime di Rino Formica: “la politica è sangue e merda"», ha aggiunto spiegando perché ha cambiato idea sulla misura voluta dalla Lega. «Ora, o do forza al Movimento 5 stelle, oppure domani potremmo non avere un Movimento al governo».
John Grisham (Ansa)
John Grisham, come sempre, tiene incollati alle pagine. Il protagonista del suo nuovo romanzo, un avvocato di provincia, ha tra le mani il caso più grosso della sua vita. Che, però, lo trascinerà sul banco degli imputati.
Fernando Napolitano, amministratore delegato di Irg
Alla conferenza internazionale, economisti e manager da tutto il mondo hanno discusso gli equilibri tra Europa e Stati Uniti. Lo studio rivela un deficit globale di forza settoriale, potere mediatico e leadership di pensiero, elementi chiave che costituiscono il dialogo tra imprese e decisori pubblici.
Stamani, presso l’università Bocconi di Milano, si è svolta la conferenza internazionale Influence, Relevance & Growth 2025, che ha riunito economisti, manager, analisti e rappresentanti istituzionali da tutto il mondo per discutere i nuovi equilibri tra Europa e Stati Uniti. Geopolitica, energia, mercati finanziari e sicurezza sono stati i temi al centro di un dibattito che riflette la crescente complessità degli scenari globali e la difficoltà delle imprese nel far sentire la propria voce nei processi decisionali pubblici.
Particolarmente attesa la presentazione del Global 200 Irg, la prima ricerca che misura in modo sistematico la capacità delle imprese di trasferire conoscenza tecnica e industriale ai legislatori e agli stakeholder, contribuendo così a politiche più efficaci e fondate su dati concreti. Lo studio, basato sull’analisi di oltre due milioni di documenti pubblici elaborati con algoritmi di Intelligenza artificiale tra gennaio e settembre 2025, ha restituito un quadro rilevante: solo il 2% delle aziende globali supera la soglia minima di «fitness di influenza», fissata a 20 punti su una scala da 0 a 30. La media mondiale si ferma a 13,6, segno di un deficit strutturale soprattutto in tre dimensioni chiave (forza settoriale, potere mediatico e leadership di pensiero) che determinano la capacità reale di incidere sul contesto regolatorio e anticipare i rischi geopolitici.
Dai lavori è emerso come la crisi di influenza non riguardi soltanto le singole imprese, ma l’intero ecosistema economico e politico. Un tema tanto più urgente in una fase segnata da tensioni commerciali, transizioni energetiche accelerate e carenze di competenze nel policy making.
Tra gli interventi più significativi, quello di Ken Hersh, presidente del George W. Bush Presidential Center, che ha analizzato i limiti strutturali delle energie rinnovabili e le prospettive della transizione energetica. Sir William Browder, fondatore di Hermitage Capital, ha messo in guardia sui nuovi rischi della guerra economica tra Occidente e Russia, mentre William E. Mayer, chairman emerito dell’Aspen Institute, ha illustrato le ricadute della geopolitica sui mercati finanziari. Dal fronte italiano, Alessandro Varaldo ha sottolineato che, dati alla mano, non ci sono bolle all’orizzonte e l’Europa ha tutti gli ingredienti a patto che si cominci un processo per convincere i risparmiatori a investire nelle economia reale. Davide Serra ha analizzato la realtà Usa e come Donald Trump abbia contribuito a risvegliarla dal suo torpore. Il dollaro è molto probabilmente ancora sopravvalutato. Thomas G.J. Tugendhat, già ministro britannico per la Sicurezza, ha offerto infine una prospettiva preziosa sul futuro della cooperazione tra Regno Unito e Unione Europea.
Un messaggio trasversale ha attraversato tutti gli interventi: l’influenza non si costruisce in un solo ambito, ma nasce dall’integrazione tra governance, innovazione, responsabilità sociale e capacità di comunicazione. Migliorare un singolo aspetto non basta. La ricerca mostra una correlazione forte tra innovazione e leadership di pensiero, così come tra responsabilità sociale e cittadinanza globale: competenze che, insieme, definiscono la solidità e la credibilità di un’impresa nel lungo periodo.
Per Stefano Caselli, rettore della Bocconi, la sfida formativa è proprio questa: «Creare leader capaci di tradurre la competenza tecnica in strumenti utili per chi governa».
«L’Irg non è un nuovo indice di reputazione, ma un sistema operativo che consente alle imprese di aumentare la protezione del valore dell’azionista e degli stakeholder», afferma Fernando Napolitano, ad di Irg. «Oggi le imprese operano in contesti dove i legislatori non hanno più la competenza tecnica necessaria a comprendere la complessità delle industrie e dei mercati. Serve un trasferimento strutturato di conoscenza per evitare policy inefficaci che distruggono valore».
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