2024-05-22
Parlamentari riuniti da tutto il mondo per la spallata finale al Trattato Oms
Ron Johnson (Getty images)
Domani l’evento a Washington promosso dal repubblicano Ron Johnson e dalla Sovereignity Coalition contro l’intesa pandemica.È una chiamata alle armi, rivolta a tutti i parlamentari dei Paesi aderenti all’Organizzazione mondiale della sanità, quella organizzata dalla Sovereignity Coalition insieme con il senatore repubblicano Usa Ron Johnson per rigettare in massa il cosiddetto Trattato pandemico dell’Oms. L’organizzazione, diretta dall’etiope Tedros Ghebreyesus, sta cercando in tutti i modi di far approvare la bozza di testo, il cui obiettivo ufficialmente sarebbe quello di creare uno strumento giuridico che garantisca finanziamenti e linee guida univoche in materia di sanità pubblica mondiale, ma che in realtà intende trasferire tutte le competenze sanitarie dei singoli Stati all’organizzazione sovranazionale di Ginevra. Una sorta di colpo mano, dunque, che La Verità sta denunciando da almeno un anno e che l’organizzazione apartitica Sovereignity Coalition tenterà di sventare con il Sovereignity Summit che si terrà domani a Washington.I primi segnali di opposizione al Trattato sono arrivati lo scorso 1 maggio quando 49 senatori, capitanati da Ron Johnson, hanno scritto al presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, invitandolo «vivamente» a «non aderire ad alcun accordo in seno all’Oms». «Se doveste ignorare questo suggerimento - è stato il monito - vi avvisiamo che considereremo l’accordo come un Trattato, che come tale richiede il consenso di due terzi del Senato ai sensi della Costituzione americana». Il messaggio è chiaro: se il testo pandemico passasse, la maggioranza repubblicana lo boccerà in sede di ratifica al Congresso, dove ha la maggioranza. «Alcune proposte aumenterebbero sostanzialmente i poteri dell’Oms in materia di emergenze sanitarie - lamentano i 49 senatori - e costituirebbero intollerabili violazioni dei diritti e della sovranità degli Stati Uniti».Al coro di «no» al Trattato pandemico si sono uniti, una settimana dopo, anche 22 dei 50 procuratori generali degli Stati Uniti, in rappresentanza di Alabama, Arkansas, Florida, Georgia, Idaho, Indiana, Iowa, Kansas, Kentucky, Louisiana, Mississippi, Missouri, Nebraska, Ohio, Oklahoma, Carolina del Sud, Tennessee, Texas, Utah, Virginia e Virginia Occidentale. Guidati dal procuratore generale del Montana Austin Knudsen, gli attorney general hanno scritto a Biden che, nonostante le modifiche apportate alla bozza iniziale del Trattato, anche l’ultima versione è «altamente problematica». Secondo i procuratori, le misure previste dall’Organizzazione mondiale della sanità minacciano la sovranità nazionale, minano l'autorità degli Stati e mettono in pericolo le libertà costituzionalmente garantite. «L'obiettivo di questi strumenti - si legge nella lettera - non è quello di proteggere la salute pubblica, ma di cedere autorità all’Oms, in particolare al suo direttore generale, di limitare i diritti dei nostri cittadini alla libertà di parola, alla privacy, alla circolazione (in particolare ai viaggi attraverso le frontiere) e al consenso informato». Il monito lanciato dai procuratori a Biden è molto forte: «Delegare le decisioni di salute pubblica a un organismo internazionale è incostituzionale», hanno avvisato.Cinque giorni fa, l’ultimo siluro: i presidenti di commissione Jim Jordan e Thomas Massie hanno scritto una preoccupata missiva al Segretario di Stato Tony Blinken in cui hanno denunciato nero su bianco che l’accordo pandemico viola il Primo emendamento e la libertà di parola. Il sì del Dipartimento di Stato al Trattato Oms, hanno scritto, «è ancora più preoccupante alla luce del fatto che l’amministrazione Biden è stata tra i peggiori propagatori di disinformazione sul Covid e sui vaccini». Blinken è stato sollecitato a rispondere «il prima possibile» sulle controversie riguardanti il Trattato.Domani il Sovereignity Summit tenterà di dare l’ultima spallata per bloccare definitivamente l’approvazione del Trattato (inizialmente prevista nel corso della settantasettesima Assemblea mondiale della sanità, che si terrà a Ginevra dal 27 maggio al 1 giugno). «I repubblicani americani stanno facendo un lavoro egregio, sia politico che informativo», commenta il senatore della Lega Claudio Borghi, unico italiano, insieme con il senatore Lucio Malan di Fratelli d’Italia, che interverrà al Summit. C’è da dire che le perplessità sollevate da Europa e Regno Unito contro il Trattato sono state più di ordine economico che di principio: alcuni articoli (ad esempio quello che prevede di cedere ai paesi del Terzo Mondo il 20% dei vaccini al prezzo di costo) sono stati contestati per il timore che Stati e case farmaceutiche perdano ricavi e utili. «È vero che molti Paesi sono contrari per altre ragioni rispetto a quelle che secondo me sono fondamentali - dichiara Borghi - ma sono fiducioso che il Trattato non passi e abbastanza convinto che non ci siano modifiche alla posizione italiana, che dovrebbe essere contraria. Gli ultimi cartelli elettorali di Fratelli d’Italia, con slogan contro il green pass mondiale, mi sembrano incoraggianti. Nel mio intervento farò comunque presente che anche l’ultima bozza non va: attenzione a non cadere nelle trappole», conclude Borghi.Resta il fatto che la maggioranza silenziosa che si oppone al Trattato pandemico non gode di copertura mediatica: «La mobilitazione americana contro il Trattato è sicuramente un segnale importante - sostiene Lucio Malan - ma da noi ha avuto pochissima eco, come praticamente tutto questo dibattito, il che è davvero anomalo dato che, specialmente nella penultima versione, il Trattato rappresentava un passaggio epocale di prerogative dai singoli Stati all’Oms». È la stampa che sta facendo autocensura? «È probabile - commenta Malan - oppure si tratta di totale inconsapevolezza: in entrambi i casi non è una dimostrazione di grande giornalismo».
Ecco #DimmiLaVerità del 31 ottobre 2025. Ospite il senatore di FdI Guido Castelli. L'argomento del giorno è: " I dettagli della ricostruzione post terremoto in Italia Centrale"
Foto Pluralia
La XVIII edizione del Forum Economico Eurasiatico di Verona si terrà il 30 e 31 ottobre 2025 al Çırağan Palace di Istanbul. Tema: «Nuova energia per nuove realtà economiche». Attesi relatori internazionali per rafforzare la cooperazione tra Europa ed Eurasia.
Il Forum Economico Eurasiatico di Verona si sposta quest’anno a Istanbul, dove il 30 e 31 ottobre 2025 si terrà la sua diciottesima edizione al Çırağan Palace. L’evento, promosso dall’Associazione Conoscere Eurasia in collaborazione con la Roscongress Foundation, avrà come tema Nuova energia per nuove realtà economiche e riunirà rappresentanti del mondo politico, economico e imprenditoriale da decine di Paesi.
Dopo quattordici edizioni a Verona e tre tappe internazionali — a Baku, Samarcanda e Ras al-Khaimah — il Forum prosegue il suo percorso itinerante, scegliendo la Turchia come nuova sede di confronto tra Europa e spazio eurasiatico. L’obiettivo è favorire il dialogo e le opportunità di business in un contesto geopolitico sempre più complesso, rafforzando la cooperazione tra Occidente e Grande Eurasia.
Tra le novità di questa edizione, un’area collettiva dedicata alle imprese, pensata come piattaforma di incontro tra aziende italiane, turche e russe. Lo spazio offrirà l’occasione di presentare progetti, valorizzare il made in Italy, il made in Turkey e il made in Russia, e creare nuove partnership strategiche.
La Turchia, ponte tra Est e Ovest
Con un PIL di circa 1.320 miliardi di dollari nel 2024 e una crescita stimata al +3,1% nel 2025, la Turchia è oggi la 17ª economia mondiale e membro del G20 e dell’OCSE. Il Paese ha acquisito un ruolo crescente nella sicurezza e nell’economia globale, anche grazie alla sua industria della difesa e alla posizione strategica nel Mar Nero.
I rapporti con l’Italia restano solidi: nel 2024 l’interscambio commerciale tra i due Paesi ha toccato 29,7 miliardi di euro, con un saldo positivo per l’Italia di oltre 5,5 miliardi. L’Italia è il quarto mercato di destinazione per l’export turco e il decimo mercato di sbocco per quello italiano, con oltre 430 imprese italiane già attive in Turchia.
Nove sessioni per raccontare la nuova economia globale
Il programma del Forum si aprirà con una sessione dedicata al ruolo della Turchia nell’economia mondiale e proseguirà con nove panel tematici: energia e sostenibilità, cambiamento globale, rilancio del manifatturiero, trasporti e logistica, turismo, finanza e innovazione digitale, produzione alimentare e crescita sostenibile.
I lavori si svolgeranno in italiano, inglese, russo e turco, con partecipazione gratuita previa registrazione su forumverona.com, dove sarà disponibile anche la diretta streaming. Il percorso di avvicinamento all’evento sarà raccontato dal magazine Pluralia.
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