2018-07-07
Parigi non rinuncia alle mire sull’Italia. Il suo miglior alleato è il presidente Inps
Tito Boeri spinge la tesi degli immigrati utili come risorsa perché con loro siamo più poveri. E quindi manovrabili.Premesso che gli unici boeri che piacciono ai pensionati sono quelli con la ciliegia al liquore che paghi uno e prendi due, c'è un altro Boeri che sta invece indigesto ai lavoratori italiani perché paghi due e prendi, se va bene e chissà quando, uno. È Tito Boeri, che espone curriculum da valido economista e ha lanciato in questi giorni perle varie: i migranti ci pagano le pensioni, gli immigrati verseranno contributi per 38 miliardi, ci vuole più immigrazione regolare per far stare in piedi l'Inps, ente di cui è presidente. Perché fa affermazioni che uno studente del terzo anno di ragioneria è in grado di confutare? Le ragioni sono due. La prima è farsi finalmente leader di un Pd rifondato sui parametri di En marche, la creatura politica di Emmanuel Macron. CarloCalenda lancia una cosina rosa pallido e Boeri può con i favori dell'Ocse, dell'Fmi e della internazionale della gauche caviar aspirare al colpo di teatro. La seconda ragione è che Boeri agisce in nome e per contro dell'internazionale tecnocratica guidata in questo momento dal presidente francese, che farebbe di tutto pur di mandare a casa Salvini e soci, per ridurre l'Italia a terra di conquista. A Boeri tocca d'interpretare il «cavillo di Troia» dequalificando il lavoro italiano. È stato all'Ocse e a presiedere l'Inps ce l'ha messo Matteo Renzi, questo spiega tutto. Scorrendo i volumi prodotti da Tito ci sono titoli come Meno pensioni e più welfare (2002); Uno Stato asociale, perché è fallito il welfare (2000) e alcuni studi rivelatori della sua indole: Why are europeans so tough on migrants? («Perché gli europei sono così duri con i migranti?»). Il disegno che Boeri è chiamato a interpretare è chiaro e viene proprio dall'Ocse: svalutare il lavoro per proletarizzare il Paese. Che poi andrà svuotato della sua ricchezza e privato del comparto industriale, per evitare che sia un concorrente troppo forte. La dimostrazione? Appena tre giorni fa l'istituto parigino che ha allevato anche il precedente ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, ha continuato a richiedere all'Italia una bella patrimoniale per far tornare i conti. In Francia - meno per la verità a Berlino -l'idea di grecizzare l'Italia è una sorta di ossessione. A questo si aggiunga che Renzi aveva bisogno di una spalla forte per far digerire la peggiore riforma del lavoro che si sia mai vista in Occidente: il jobs act (quando Macron ha provato ad adottarlo in Francia è scoppiato il finimondo), ed ecco che Boeri ha recitato la sua parte in commedia fin quando non è cambiato il vento e ora si è rimesso a far politica con lo stipendio da presidente dell'Inps. Che Boeri sia in missione per contro di altri e non nell'interesse dell'Italia è dimostrato proprio dall'ossessivo richiamo ai migranti (ha anche una contingenza: deve bloccare Luigi Di Maio che vuole smontare il jobs act). Ma a smascherar Boeri basta il tempo per un conto su un foglio di carta. Gli stranieri residenti in Italia sono 5,2 milioni (3 milioni extracomunitari), producono l'8,8% del Pil, gli italiani in 54 milioni producono il 91% del Pil. In un paese che è accusato di avere la produttività più bassa d'Europa il presidente dell'Inps vuole importare persone che abbassano ancora di più il livello di produttività. Per contro, fuori dall'Italia lavorano 5, 8 milioni di italiani. Il che significa che basterebbe far rientrare una parte di essi senza ricorrere all'immigrazione per incrementare il flusso di contributi all'Inps. Dice Boeri: ci sono lavori che gli italiani non vogliono fare. Ma non tiene conto di un dato elementare. In Italia sono arrivati l'anno scorso - come irregolari - 120.000 stranieri e sono emigrati 200.000 italiani. Questo saldo negativo ha un costo per l'Italia di 5 miliardi l'anno, considerato che esportiamo giovani formati e importiamo potenziale manodopera non qualificata. Ma vi è un altro dato molto significativo che smentisce in radice le affermazioni di Tito Boeri. Basta leggersi l'ultimo rapporto Idos (siamo dalle parti della Caritas) per ricavarne che nel decennio 2007-2016 gli stranieri residenti sono aumentati di oltre 2 milioni. Nello stesso periodo all'estero sono emigrati 4,9 milioni di italiani (fonte Fondazione Migrantes) e il 38% di questi sono giovani laureati con meno di 30 anni. Più che far arrivare nuovi braccianti immigrati converrebbe riportare a casa un po' di ingegneri italiani. Perché accada, occorre che le imprese investano e il Paese cambi marcia. Se accade però l'Italia diventa di nuovo troppo competitiva e allora meglio importare manodopera a basso costo per dequalificare il sistema economico. Perché questa è la ricetta di Boeri che piace anche a Confindustria: piuttosto che sforzarsi di recuperare competitività meglio pagare meno il lavoro e marginalizzare i nostri giovani affidati a welfare familiare dei noni pensionati. Lo dicono i numeri. Gli stranieri in Italia guadagnano in media 999 euro al mese, oltre il 27% in meno degli italiani. Anche il più benevolo degli studi cioè quello della Fondazione Leone Moressa certifica che i migranti ci costano 15 miliardi all'anno, pagano 11 miliardi di contributi, 7 di tasse. La verità è che avremmo bisogno di alzare i salari, di riportare in casa manodopera qualificata italiana e di recuperare produttività rompendo il cuneo fiscale e la pressione delle tasse. Boeri lo sa ma non vuol dirlo. Anche perché c'è un dato inequivocabile: nel 2016 gli occupati stranieri (e di questi quasi la metà sono comunitari) erano 2,4 milioni con un incremento di circa 40.000 rispetto all'anno prima ma di questi solo il 7% svolge mansioni qualificate. Per paradosso gli immigrati che lavorano in Italia finiranno per costarci di più in termini di assistenza di quanto versano in previdenza. Anche perché nel 2016 su 200.000 visti solo 17.000 sono stati dati per motivi di lavoro. La pietra tombale sui conti di Boeri è un dato complessivo: dall'Italia i migranti hanno spedito nei paesi di origine (nel 2016) 5,6 miliardi (sono 64 miliardi in un decennio), gli italiani emigrati hanno spedito a casa 7,2 miliardi (più o meno lo stesso dato di fine Ottocento). È più produttiva la manodopera straniera in Italia o converrebbe riportare in Italia gli italiani? Tutto questo significa che Boeri lavora per una dequalficazione del Paese, che vuole più migranti per incassare di più ma senza badare all'efficienza di quadro economico e che l'Inps è la prima causa di inefficienza del sistema previdenziale, a tacere del fatto che poi a quegli immigrati che versano i contributi la pensione dovrà esser erogata. Senza considerare un ultimo aspetto: che già attualmente l'Inps eroga ai migranti e loro familiari le pensioni sociali e gli assegni di ricongiungimento pur in assenza di contributi versati.