2023-11-11
Il paradosso Bruxelles: chiede privatizzazioni, poi ci blocca l’affare Ita
Nelle richieste antitrust anche domande sui menù. Visto lo stallo, la compagnia tratta altri prestiti con le banche.È da giugno che si va avanti così: richieste di informazioni (ne sarebbero arrivate almeno una dozzina) dalla direzione generale della concorrenza (Dg Comp) e risposte accurate da parte di Ita e Lufthansa. Alla fine tra questioni inderogabili (slot e rotte) e informazioni di dettaglio, sarebbero centinaia le domande contenute nelle mail ufficiali indirizzate ai protagonisti del deal che prevede come primo passo per il passaggio di controllo, la cessione del 41% della compagnia in mano al Tesoro al colosso tedesco dei voli, attraverso un aumento di capitale da 325 milioni. La valutazione complessiva sarebbe di poco superiore agli 800 milioni. Eppure il via libera antitrust ancora non c’è. L’affare Ita-Lufthansa è bloccato. Da ricordare infatti che siamo ancora a livelli di prenotifica. La procedura europea prevede che ci sia questa sorta di interlocuzione informale tra le parti, in modo da chiarire tutti i dettagli dell’operazione, e che solo in un secondo tempo parta la notifica dei documenti relativi alla chiusura dell’operazione. Da quel momento Dg Comp ha 25 giorni lavorativi di tempo per dare una risposta. Nel 90% dei casi, la partita si conclude qui, ma se la risposta di Bruxelles è negativa inizia la fase 2: altri 90 giorni lavorativi più ulteriori 15 o 20 su richiesta delle parti per arrivare a una decisione. Insomma, al momento è praticamente impossibile che il deal si chiuda entro fine anno e la speranza del Mef è che in questo ultimo mese e mezzo del 2023 arrivi almeno il via libera a questa fase preliminare. Il punto è che le tempistiche della prenotifica si stanno protraendo oltre qualsiasi previsione di buon senso della vigilia. Le richieste che arrivano dall’Europa sono straordinariamente minuziose, tanto che si sarebbero spinte fino ad arrivare ai dettagli dei menu che vengono serviti a bordo. Detto che si fa fatica a comprendere cosa c’entrino bevande e pasti serviti sui voli con le questioni della concorrenza, non si può non ricordare come l’Europa che sta bloccando la chiusura dell’affare Ita, è quella stessa Europa che ha chiesto al governo di riprendere il prima possibile con le privatizzazioni. Poste, Ferrovie, il Monte dei Paschi di Siena e non solo. Se il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, nella Nadef ha messo nero su bianco che «il nuovo scenario programmatico prevede proventi da dismissioni pari ad almeno l’1 per cento del Pil nell’arco del triennio 2024-2026», non è stato colto da un improvviso e irresistibile afflato liberista, ma ha dato una risposta a precise richieste di Bruxelles. La stessa Bruxelles che sembra stia facendo di tutto per complicare un affare chiuso da mesi. E che peraltro non presentava proposte alternative. Come mai? Detto che l’obiettivo, soprattutto in un settore particolarmente agguerrito come quello del trasporto aereo, è di evitare o comunque non dare adito a potenziali ricorsi, va ricordato che dall’inizio della procedura, diciamo da prima della chiusura con Lufthansa, la Commissione, con l’Antitrust che era guidato da Margrethe Vestager (ora in corsa per la Bei e quindi sostituita da Didier Reynders), ha dato l’impressione di preferire una soluzione francese rispetto a quella tedesca. Forse perché si pensava che un matrimonio con Air France (comunque mai promessa sposa) avrebbe dato minor problemi sul lato della concorrenza. Detto questo, non è possibile neanche pensare che un’operazione fatta per crescere si trasformi per Lufthansa in una cessione imposta di slot e tratte profitevoli: come si sa l’Ue ha chiesto ai tedeschi di ridurre i voli a lungo raggio da Francoforte e Monaco ed è prevista anche una cessione di slot negli aeroporti, come quello di Linate ma non solo, dove l’integrazione rafforzerebbe la creazione di una posizione dominante. E Ita? Aspetta. Ma più aspetta e più si concretizzano rischi per il piano industriale che prevede una flotta rafforzata, si dovrebbe passare da 84 a 96 aerei, e quindi nuovi investimenti nel 2024. Ecco perché, mentre l’Europa continua a fare domande, sono in corso contatti con alcune banche per ottenere, nel caso lo stallo dovesse protrarsi, nuova liquidità.
Jose Mourinho (Getty Images)