2024-07-30
Papa muto sulle macroniadi trans
Papa Francesco (Getty Images)
Lo sfregio ai cristiani che ha indignato il mondo non ha provocato reazioni da parte del Vaticano. Poi ci si meraviglia dei sondaggi che certificano l’irrilevanza della Chiesa e il crollo delle offerte. Trasformare la Santa Sede nella sede d’una Ong ha conseguenze. Dov’è il Vaticano? Dov’è il Papa? Non era lui quel fumantino sudamericano che, parlando di offese alla religione, prometteva: se il mio amico dice una parolaccia contro mia mamma, si aspetti un pugno? L’apertura delle Macroniadi è stata una specie di contromessa trans, un rituale blasfemo rivendicato dai suoi stessi protagonisti, nonostante i tardivi tentativi di negare l’intento denigratorio, con la parodia degradante dell’Ultima Cena. Eppure, da Francesco non è arrivato non diciamo un cazzotto, non diciamo nemmeno un buffetto, ma neppure un piccolo segnale di protesta. Il Cio ha fatto in tempo ad avanzare scuse maldestre. Del sacro zelo papale non è rimasto nulla. Nemmeno un’allusione durante l’Angelus di domenica, che ha toccato temi importanti come la guerra e la vendita delle armi, ma anche eventi meno centrali, tipo la Giornata mondiale dei nonni, la processione della fiumarola sul Tevere e il saluto ai diciottenni della diocesi di Verona. A essere precisi, un accennino ai Giochi in corso a Parigi c’è stato: per sottolineare che lo «scandalo» dei conflitti in atto contraddice lo spirito delle Olimpiadi. Giusto. E l’oltraggio alla fede no?Il silenzio del Pontefice colpisce, tanto più perché Jorge Mario Bergoglio non disdegna di pronunciarsi su argomenti inconsueti. Il successore di San Pietro, vicario di Cristo, non si è mai limitato a discutere di dogmi né di alta politica. Ha dedicato un’enciclica e un’esortazione apostolica all’ambientalismo. Ha scomodato un motu proprio per ordinare la costruzione di un parco agrivoltaico nella tenuta di Santa Maria di Galeria. Ha spesso condannato la pessima abitudine del pettegolezzo: è «peggio del Covid», tuonò nel 2020; è «una peste», aggiunse nel 2023. Si è occupato di fake news, che aggravano la spontanea propensione della gente alla «coprofagia». È vero: si è scagliato in varie occasioni contro il gender. Un «pericolo», una «brutta ideologia», l’ha definito. Si è lasciato addirittura scappare la frase infelice sulla «frociaggine» nei seminari, suscitando sdegno nei media che lo vezzeggiano quando fa l’ecosocialista - e parecchio imbarazzo in sala stampa. Ma ora, di fronte all’eucaristia queer, ha perso la parola. Sarà un silenzio di disapprovazione, una specie di velo pietoso. Ma mentre altri grossi prelati criticano la pantomima, quello del Papa non sembra affatto un «bel tacer».Si è inalberata la Conferenza episcopale francese: «La cerimonia di apertura proposta dal Comitato organizzativo dei Giochi olimpici prevedeva purtroppo scene di derisione e di scherno del cristianesimo, che deploriamo profondamente». Financo il metropolita di Malta, monsignor Charles Jude Scicluna, ha presentato delle rimostranze all’ambasciatore francese, manifestando «il proprio disagio e la propria delusione» per il turpe spettacolo di Parigi. Monsignor Scicluna. Il prete pro migranti, che si congratulava con Luca Casarini e il suo equipaggio; il vescovo che vorrebbe abolire il celibato. Scicluna randella il rappresentante dei transalpini alla Valletta e il Pontefice resta zitto? I vescovi di Francia salgono sulle barricate e la Cei del cardinale Matteo Zuppi pensa al premierato e all’autonomia differenziata? Bergoglio è muto perché condivide le iniziative dell’episcopato francese e dell’arcivescovo maltese? Oppure perché non gliene importa granché? Il principale diplomatico del Vaticano, monsignor Pietro Parolin, è concentrato sul dossier ucraino. Ma il Papa? Non gli fa venire il sangue agli occhi quell’insulto a milioni di cristiani, anche non cattolici? Gli ortodossi copti del Nord America, ad esempio, ha diffuso un comunicato durissimo sul freak show delle Macroniadi. Il capo dei cattolici zero.Nel frattempo, su Repubblica, Ilvo Diamanti ha illustrato i risultati di un sondaggio sull’influenza della Chiesa in Italia. Solamente il 15% dei nostri connazionali la ritiene «da seguire», con un crollo di 11 punti percentuali rispetto al 2003. A questa crisi si aggiungono i guai finanziari: cala il livello della raccolta dell’Obolo; le offerte, quasi dimezzatesi rispetto al 2009, costringono il Vaticano a monetizzare il patrimonio immobiliare. Tra gli stessi elettori conservatori il ruolo della religione appare minoritario: tende l’orecchio Oltretevere il 22% dei leghisti, il 22% dei forzisti, solo il 20% meloniani, benché, in teoria, siano i più «ratzingeriani» sui temi etici. Ma adesso l’Osservatore Romano paragona Benedetto XVI a Joe Biden e allora è facile sentirsi un po’ spaesati. Magari, è l’abbandono del rigore dottrinario, dell’orgoglio di vivere e presentare il messaggio evangelico, radicalmente alternativo alla logica del mondo, ad aver intiepidito il popolo. Gli unici seminari pieni sono quelli dei tradizionalisti; è un caso? Se la Chiesa è una pallida copia di una Ong, si fa prima a rivolgersi ai professionisti dell’umanitarismo laico. Se, come ha affermato monsignor Zuppi, credere in Dio aiuta ad amare, ma in fondo si può amare anche senza credere (e quindi senza sobbarcarsi il senso del peccato), si fa prima a scegliere un agnosticismo illuminato. Dopo l’Ultima Cena, si intravede l’ultima spiaggia.