2025-06-21
Stilettate di Savona sul golden power ma i grandi banchieri non si presentano
Paolo Savona (Imagoeconomica)
La relazione Consob: «Strumento diventato arma multiuso». All’evento pochi big. Andrea Orcel: «Pronto al ritiro su Bpm».Paolo Savona chiude il suo settennato alla Consob. Sta per compiere 90 anni. È stato per decenni un grand commis di Stato. Vuole togliersi alcuni sassolini dalle scarpe che da tempo gli grattavano. L’occasione è la presentazione della relazione annuale dell’autorità di vigilanza organizzata come sempre nella sede della Borsa. L’evento è speciale perché la Consob compie 50 anni. Ma non c’è nessun festeggiamento. Certamente non da parte del governo con il quale c’è scarsa frequentazione. Non a caso da Roma arriva solo Federico Freni, vice di Giancarlo Giorgetti al Tesoro. In altri tempi, e con altri presidenti, si mobilitava almeno il presidente del Consiglio se non addirittura il Capo dello Stato. Meno di un mese fa Giorgetti ha chiesto di fatto a Savona di andar via («Le dimissioni non si annunciano, ma si danno»). Il feeling è sempre stato scarso. La presidenza della Consob è una soluzione di ripiego. Ben altre erano i progetti. Nel 2018 la candidatura di Savona all’Economia fece esplodere una crisi istituzionale perché Sergio Mattarella si rifiutò di firmare il decreto di nomina. Ieri la sala di Palazzo Mezzanotte era piena ma i nomi di spicco pochi: Antonio Patuelli (presidente Abi), Pier Carlo Padoan (presidente Unicredit), Luigi Lovaglio (ad Mps), Marco Rottigni (direttore generale Abi), Marco Tronchetti Provera (vicepresidente esecutivo Pirelli) e Paolo Scaroni (presidente Enel). Però manca la grande finanza: non c’è nessuno di Intesa, non c’è nessuno di Mediobanca. Assenze pesanti, quasi la rappresentazione plastica della desertificazione della Borsa: ormai le società dell’Egm (il listino delle Pmi dove però si scambiano poche migliaia di azioni al giorno) sono 204 contro 202 del mercato principale. Piazza Affari complessivamente vale il 39% del Pil. Altrove, in giro per il mondo, i numeri sono molto diversi.Savona decide di mettere un po’ in ombra questi aspetti per dare un taglio molto politico al suo intervento. Si concentra sul golden power definendola un’«arma multiuso», troppo spesso utilizzata per fini politici anziché per la protezione degli asset strategici nazionali. La stilettata a Giorgetti che l’ha largamente usata per intralciare l’Ops di Unicredit su Banco Bpm è evidente. Il golden power, in pratica, permette al governo bloccare acquisizioni di aziende vitali per la sicurezza economica del Paese, ma Savona ha messo in chiaro che negli ultimi tempi questa facoltà è stata messa in mano alla politica come una leva di potere.Non si è limitato a questo, però. Il presidente della Consob ha lanciato una frecciatina anche alla Banca centrale europea, accusata di rendere ancora più complicato il panorama delle Dpa bancarie per via di tempi di risposta troppo lunghi e incertezze normative.Andrea Orcel, amministratore delegato di Unicredit, in una intervista pubblicata ieri mattina prende spunto da queste inadeguatezze normative per annunciare che, a meno di novità, è pronto a ritirare l’Ops che ha lanciato su Banco Bpm. La risposta di Massimo Tononi, presidente di Banco Bpm, arriva a stretto giro di posta secondo un copione in voga da mesi. «Se Unicredit si ritira ci guardiamo intorno». Nel frattempo l’agenzia Bloomberg riferisce che Unicredit ha incaricato la boutique di investment banking Kitra advisory di gestire l’eventuale cessione di filiali chiesta dall’antitrust Ue in caso di acquisizione di Banco Bpm. La possibile dismissione rientra in un progetto dal nome evocativo: Stardust (polvere di stelle)Savona si congeda dalla Consob con un bilancio di luci e ombre, ma con l’intenzione di lasciare in eredità una riflessione critica sul futuro. Per questo non poteva mancare un riferimento al tema a lui molto caro delle criptovalute. «Il rischio», dice, «è riemerso sotto la spinta dell’illusione di facili guadagni così ben descritta da Carlo Collodi nel “Campo dei miracoli” di Pinocchio e ha trovato alimento nel successo conseguito da quelli che hanno sfruttato l'occasione offerta dallo sviluppo delle tecnologie informatiche». Monito finale: «Non può sfuggire l’analogia che si va determinando con le radici della crisi finanziaria del 2008 dovuta alla diffusione dei derivati complessi che contenevano crediti difficilmente rimborsabili (subprime) e causarono gravi conseguenze economiche, mettendo a rischio anche la sicurezza dello Stato».