2025-11-25
La Russa riapre il caso Quirinale
Ignazio La Russa (Imagoeconomica)
Il presidente del Senato attacca Garofani: «Considerazioni su governo e Meloni improvvide, fosse stato uno di destra l’avrebbero crocifisso. È segretario del Consiglio supremo di difesa: per me dovrebbe lasciare a qualcun altro, ma non chiedo le dimissioni».Dopo una settimana dall’inizio del Garofani-gate, è la seconda carica dello Stato a rompere il silenzio. Il presidente del Senato, Ignazio La Russa, intervenendo ieri mattina all’evento Italia Direzione Nord alla Triennale di Milano, non solo riapre il caso, che sembrava essersi sopito, ma lo fa in maniera dirompente. Dice, innanzitutto, che Francesco Garofani è non solo uno dei consiglieri più importanti del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ma soprattutto il segretario del Consiglio supremo di Difesa, un organismo che richiede massima riservatezza e piena neutralità di giudizio, «quello che si deve occupare della difesa nazionale».E gli consiglia, con una frase estremamente pesante perché pronunciata dalla seconda carica dello Stato, di farsi da parte: «Credo che almeno quel ruolo (di segretario del Consiglio supremo di Difesa, ndr) è meglio che lo lasci a qualcun altro». La Russa ricorda che la figura del presidente della Repubblica deve essere preservata da qualsiasi speculazione politica. «Esprimo piena solidarietà al presidente della Repubblica, che si è trovato tra capo e collo questa vicenda, di cui non ha alcuna responsabilità e sono certo che non condivide le cose dette dal suo consigliere. Che poi la Meloni non c’entrasse niente era del tutto evidente. Si tratta di un consigliere, che in un ambiente di tifosi, a ruota libera, non so se bevessero anche vino, ma in vino veritas, si è lasciato andare improvvidamente a tutta una serie di valutazioni sul governo e sulla Meloni».L’ex colonnello di An entra poi nel merito della notizia rivelata martedì scorso da questo quotidiano dicendo che Garofani «ha parlato di scossa e se lo dice un consigliere del presidente della Repubblica non si può certo addossare quello che dice al presidente, ma una critica a questo consigliere è assolutamente legittima. Anche perché gli è stato chiesto di smentire e lui anziché smentire ha detto: “Sì, è vero, ho detto tutto ma si trattava di chiacchiere tra amici”. Fosse stato uno di destra oggi lo vedremmo appeso ai lampioni di qualche città o cattolicamente crocifisso. Invece è di sinistra per cui la colpa è di chi solleva il problema e non di chi inconsciamente esprime il suo pensiero, non del presidente della Repubblica, ma personali desideri che non sono degni di uno che fa il consigliere del presidente».Giusto domenica, dal G20 in Sudafrica, la Meloni, stuzzicata dai cronisti, aveva ribadito «l’ottimo rapporto che da sempre ho con il presidente Mattarella», spiegando: «Ho parlato direttamente con il presidente della Repubblica, ho chiarito tutta la questione. Non penso sia il caso di tornare su questa vicenda». Tanto che nei giorni scorsi, concentrando il tiro mediatico più sul dito della Verità e delle sue fonti che sulla luna del pensiero di Garofani, la pressione mediatica sul Quirinale e sul consigliere era andata scemando. Fino, come detto, alle parole di La Russa, che lo staff di Mattarella ha scelto di non commentare. A meno di un’ora dalle dichiarazioni, il presidente del Senato ha aggiustato il tiro dopo aver riaperto la ferita, precisando che anche per lui il caso è chiuso e di non aver mai chiesto le dimissioni di Garofani: «Spiace che avere risposto a una domanda sul consigliere Garofani possa far pensare di far riaprire un caso che, anche io, come Giorgia Meloni, considero chiuso e sul quale ho espresso personalmente, sin dal primo minuto, piena solidarietà al presidente Mattarella. Certo, ho detto, forse in maniera troppo sincera, che Garofani potrebbe essere imbarazzato a svolgere il ruolo non di consigliere ma di segretario del Comitato supremo di Difesa. Ma non tocca a me chiedere le sue dimissioni, e nemmeno l’ho fatto».E, infatti, al momento Garofani resta ben saldo, seduto al suo posto, sotto l’ala di Mattarella. Anche perché il Quirinale, malgrado le plurime conferme sulle frasi del suo consigliere, non ha più profferito verbo dopo la nota che definiva «attacco costruito sconfinando nel ridicolo» quello della Verità.Resta un fatto: le parole, e la successiva precisazione di La Russa, confermano che la tensione è tutt’altro che sopita: il presidente del Senato, che per Costituzione farebbe le funzioni del capo di Stato in caso di impedimento, e che non ha mai temuto di entrare direttamente in polemiche e questioni politiche da seconda carica dello Stato, giudica apertamente in modo negativo il comportamento di Garofani ipotizzando che lasci il posto al Csd. Le opposizioni ci sguazzano. Per Angelo Bonelli (Avs) «le parole di La Russa rappresentano un attacco e una pressione indebita nei confronti del Quirinale e confermano che la destra ha come obiettivo la delegittimazione del presidente della Repubblica. Ha attaccato il Quirinale perché la destra vuole demolire l’istituzione garante della nostra Costituzione e, sulle sue ceneri, ipotecare l’indicazione del nuovo presidente con una riforma in chiave presidenzialista». Il senatore del Pd, Walter Verini, dice che «questo attacco al Quirinale è veramente al di là del bene e del male. Se c’è qualcuno che dovrebbe riflettere sul ruolo che svolge, sull’opportunità che lo svolga in questi termini, questo è La Russa». Il leader M5s, Giuseppe Conte, la butta in caciara: «Distrazioni di massa, Meloni pensi agli italiani che rinunciano alle cure». Le parole più efficaci a fine giornata paiono quelle di Maurizio Gasparri, vecchia conoscenza di La Russa oggi capogruppo di Forza Italia: «La Russa ha riaperto e chiuso l’incidente». Fino alla prossima riapertura?
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