2020-06-07
Palazzo Spada blocca i candidati del premier
Rinviata la nomina a consiglieri di Stato di due avvocati. Si va verso lo scontro come nel caso Renzi-Manzione.Pochi se lo sarebbero aspettato dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte, già componente del Consiglio di presidenza della giustizia amministrativa, l'organo di autogoverno dei magistrati del Consiglio di Stato. Invece, non si è peritato di avviare la procedura di nomina di due consiglieri, di quelli che spetta al governo scegliere, indicando due avvocati in piena attività che si occupano prevalentemente di contenzioso amministrativo. Si tratta dell'avvocato Luca Di Raimondo e dell'avvocato Antonella Trentini. Il primo vanta una intensa attività dinanzi alla giurisdizione amministrativa, tribunali amministrativi regionali e Consiglio di Stato, la seconda, avvocato del Comune di Bologna, è presidente dell'Unione avvocati enti locali.C'è stata maretta nel plenum del Consiglio. Molte le voci contrarie. Un avvocato affermato, componente di commissioni ministeriali e consulente di vari enti, che patrocina dinanzi ai giudici amministrativi non è sembrato fosse il candidato idoneo a ricoprire il ruolo di consigliere di Stato, per il rispetto che il governo deve al ruolo costituzionale del supremo giudice amministrativo. Se nominato, l'avvocato Di Raimondo si dovrà astenere in molte occasioni, mentre i suoi «colleghi» nei Tar e a Palazzo Spada dovranno giudicare su suoi ricorsi e appelli.E così, per entrambi, si è stabilito di riportare in commissione la decisione sul parere, necessario perché il Consiglio dei ministri deliberi la nomina.Ai più sembrerà un problema di mera opportunità. In realtà è molto grave che il presidente del Consiglio, già componente del Consiglio di presidenza della giustizia amministrativa, docente universitario, circondato da magistrati provenienti dal Consiglio di Stato, il segretario generale, Roberto Chieppa, e il capo del dipartimento per gli affari giuridici e legislativi (Dagl), Ermanno de Francisco, manifesti una assoluta assenza di rispetto per il ruolo del Consiglio di Stato che, oltre a essere il consulente generale del governo, è il giudice in grado di appello delle controversie amministrative nelle quali è parte lo stesso governo. È stata sempre una partita delicata quella delle nomine di competenza del governo, che affiancano i magistrati di carriera, vincitori di un concorso particolarmente selettivo, o provenienti dai tribunali amministrativi regionali, e a Palazzo Chigi si sono attenuti costantemente alla regola di una prudente neutralità. Sicché al portone di Palazzo Spada si sono presentati prevalentemente alti dirigenti delle pubbliche amministrazioni e delle Forze armate, solitamente al termine di una carriera prestigiosa, impegnati essenzialmente nelle sezioni consultive, laddove l'esperienza pregressa appare particolarmente preziosa nella formulazione di pareri su attività di alta amministrazione. È il caso degli altri due candidati per i quali è stato dato parere favorevole: il generale di corpo d'armata dell'Arma dei carabinieri, già vicecomandante generale, Riccardo Amato, e l'ex prefetto di Reggio Emilia, adesso in pensione, Antonella De Miro.Qualcuno ha ricordato che, in occasione della proposta di nomina a Consigliere di Stato di Antonella Manzione, ex comandante della polizia municipale di Firenze, voluta da Matteo Renzi, fu proprio Conte, allora a Palazzo Spada, a eccepire, oltre la scarsa esperienza della candidata, evidente a tutti, anche la mancanza del requisito dell'età.Se ne è dimenticato il premier e trascura che proporre un avvocato amministrativista in piena attività, come consulente e giudice del governo, non attesta quel rispetto che la politica deve avere per la magistratura in una democrazia liberale ispirata al principio della separazione dei poteri.
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