2020-10-10
«Pagherò io per tutti ma è giusto indagare sui miei messaggi»
L'ammissione: «I guai sono iniziati spostando a destra Unicost. Ho fatto da paciere tra Giuseppe Pignatone e l'allora capo di Perugia».Annotate la data con una pietruzza nera. Il 9 ottobre 2020 l'ex pm Luca Palamara è stato radiato dalla magistratura con l'accusa di essere stato il «regista» del presunto patto occulto per la nomina del procuratore di Roma in una riunione all'hotel Champagne alla presenza dei parlamentari Luca Lotti e Cosimo Ferri e cinque consiglieri del Csm. Da ieri il mondo dei giudici non sarà più lo stesso.Il consigliere di Cassazione Stefano Guizzi, difensore della toga rimossa, nella sua accorata arringa davanti alla sezione disciplinare del Csm ha citato il processo del 1792 al maggiore Karl Josef von Bachmann, maggiore delle Guardie svizzere al servizio di Luigi XVI, ufficiale sottratto al linciaggio dei sanculotti dal giudice del Tribunale rivoluzionario, ma condannato alla ghigliottina.«Un autogol la citazione di Bachmann? No. Sapevamo perfettamente che sarei stato ghigliottinato. Come avrei potuto sperare in qualcosa di diverso quando ho visto che il presidente della sezione disciplinare, durante l'udienza, era distratto a guardare il telefonino». Lei ha subito deciso di scendere in campo con i Radicali: si sente il nuovo Enzo Tortora?«Ho aderito al movimento perché ritengo di dover mettere a disposizione dei cittadini i valori che mi hanno sempre ispirato per realizzare una giustizia giusta e anche per contribuire a rileggere quelli che sono stati i rapporti tra magistratura e politica».Premesso che le sue frasi suonano come dichiarazioni di circostanza, non le sembra, comunque, di essere fuori tempo massimo? Anche i Radicali le hanno rinfacciato di averla pensata quasi sempre in modo diverso rispetto a loro…«Pur difendendo determinate posizioni non mi sono mai sfuggite le storture del sistema e mi sono sempre considerato un riformatore».I Radicali e le toghe indipendenti dalle correnti, di fronte al triste suk delle nomine che emerge dalle sue chat, hanno proposto l'istituzione di una commissione parlamentare sulla magistratura.«Non spetta a me decidere, ma è certo che le mie chat offrono uno spaccato del correntismo sul quale è necessario aprire una discussione per rendere i magistrati finalmente indipendenti dai gruppi associativi».Lei, citando alcune inchieste giudiziarie, ha sollevato il tema dello sconfinamento della giustizia nel campo della politica. È sembrato un riferimento alle vicende di Matteo Salvini…«Vorrei dare il mio contributo anche sul problema dell'uso politico della giustizia. Di più non mi faccia dire».In conferenza stampa ha ribadito che i suoi guai sono iniziati quando ha spostato la sua corrente a destra?«È un dato di fatto che ciò sia avvenuto».Si è pentito di aver incontrato Lotti?«Con il senno del poi sicuramente è stata inopportuna la sua presenza la sera dell'hotel Champagne. Ma in quel momento dialogare con la politica per me era una cosa assolutamente normale».Ha visto altri parlamentari in quel periodo di trattative?«Assolutamente sì».Mi può fare qualche nome?«Appartenevano sia alla maggioranza che all'opposizione. Ma il vero tema è un altro e non riguarda i rapporti tra i consiglieri del Csm e la politica: non si parla mai dei candidati a posti di primo piano in tribunali e procure che cercano direttamente l'appoggio del politico locale o nazionale».Ha mai incontrato parlamentari o ministri insieme con l'ex procuratore di Roma Giuseppe Pignatone in occasioni conviviali, come pranzi e cene privati?«Sì, per esempio l'onorevole Lotti e altri. Ma con lui ho incontrato anche imprenditori».Si riferisce al suo coindagato Fabrizio Centofanti?«Non solo a Centofanti».E in pranzi o cene avete incontrato giornalisti?«Anche direttori di importanti testate giornalistiche e i loro inviati».Avete parlato del più del meno o pure di inchieste giudiziarie?«Anche di inchieste in corso».A quanto ci risulta lei per Pignatone è stato una specie di ambasciatore: è vero che gli ha fatto fare la pace con Luigi de Ficchy, dopo che questi si era accomodato sulla poltrona di procuratore di Perugia, l'ufficio che indaga sui reati dei magistrati capitolini?«Sì, è vero. C'erano stati problemi per la nomina del procuratore aggiunto di Roma (Pignatone aveva sponsorizzato Michele Prestipino, avversario di de Ficchy, ndr) e dopo che Luigi era diventato il capo della Procura perugina mi è stato chiesto quell'incontro chiarificatore, anche perché io avevo sostenuto la candidatura di de Ficchy, legato ad Area, contro il collega Michele Renzo, molto stimato dai colleghi di Unicost».Le intercettazioni dei due parlamentari che l'hanno incontrata allo Champagne sono state casuali?«Come ha detto il mio difensore il nome dell'allora deputato del Pd Cosimo Ferri ricorre 380 volte nelle carte. È un dato di fatto».La pensione incombente del consigliere del Csm Pier Camillo Davigo ha influito sulla rapidità della sua defenestrazione?«Oggi non voglio fare discorsi contro. Ci sono dei dati di fatto che sono sotto gli occhi di tutti».Nel 2018 al Csm avete bocciato Davigo nella corsa a una promozione. Lui ha fatto ricorso e ha vinto. Ora chiede anche gli arretrati di stipendio…«Sicuramente è un provvedimento che ho adottato in qualità di presidente della quinta commissione. In quel momento c'era un forte accordo con la corrente di Area che preferì il nome di Domenico Carcano non solo rispetto a Davigo, ma anche alla stessa dottoressa Elisabetta Cesqui, altro candidato espresso dalla corrente di Md».È accusato di aver tramato per la nomina del pg di Firenze Marcello Viola a procuratore di Roma. Quante volte, pur non essendo al Csm, ha influito sulle scelte per i posti chiave nel sistema giudiziario?«Direi costantemente per i ruoli politico-associativi che nel corso del tempo ho ricoperto. Parlare con i miei referenti al Csm è stata una prassi ricorrente. Non dimenticherò mai che ci sono stati dei periodi, nella mia consiliatura, in cui i consiglieri uscenti continuavano a «eterodirigere» i neo eletti. Per non parlare dei capi delle correnti che venivano al Csm per discutere insieme ai consiglieri i candidati da sostenere».Ha memoria di interventi da parte della politica sulle nomine del Csm prima del caso Lotti?«Il rapporto con la politica è stato costante in occasione delle scelte per gli incarichi direttivi, anche se, alla fine, i veri protagonisti sono sempre stati i rappresentanti delle correnti, i mattatori del sistema».Quindi anche nella trattativa di un anno e mezzo fa per il posto di procuratore di Roma l'ultima parola sarebbe spettata alle correnti?«Assolutamente sì, come è sempre avvenuto. E che Viola fosse fortemente osteggiato dalla corrente di Area ormai non è più un segreto».Quanti suoi ex colleghi, quando era al Csm, hanno interferito con lei per le nomine?«Direi che le interferenze erano quotidiane e non solo nei miei confronti».È ancora renziano e antisalviniano?«Mi hanno voluto etichettare come un magistrato del Giglio magico, nemico della destra, in realtà ho sempre avuto buoni rapporti con tutti».Vuole scusarsi a Salvini per alcuni giudizi contenuti nelle sue chat?«Me lo chiede oggi perché sono caduto in disgrazia? No, io muoio in piedi e non cerco sponde. Non voglio fare la vittima, ma contribuire a riscrivere la verità dei fatti anche per quello che riguarda la mia storia».Le hanno inoculato il trojan nel cellulare per una presunta corruzione da 40.000 euro, ma questi soldi non sono stati trovati…«Gli stessi inquirenti di Perugia hanno fatto cadere quell'accusa, chiedendo la mia archiviazione. Il trojan non ha trovato la corruzione, ma ha trovato degli accordi tra correnti. Anzi solo tra due precise correnti, Unicost e Magistratura indipendente. All'appello mancano le altre».Ci saranno altre espulsioni dopo la sua?«Ho la sensazione che pagherò io per tutti».
Il caffè di ricerca e qualità è diventato di gran moda. E talvolta suscita fanatismi in cui il comune mortale si imbatte suo malgrado. Ascoltare per credere.