2024-08-28
Paga una mamma surrogata in Georgia e ritorna col bimbo. Tutto ok per i giudici
Una piacentina ha poi spacciato il piccolo per suo al momento della registrazione. La Procura sorvola per «tenuità del fatto». La maternità surrogata in Italia è reato, ma per aggirare la legge basta andare in un Paese dove questa pratica è legale e poi tornare in Italia con il neonato o la neonata. Un cortocircuito al quale il governo di centrodestra guidato da Giorgia Meloni vuole rimediare rendendo il cosiddetto «utero in affitto», ossia il ricorso a una donna che dietro compenso porta a termine la gravidanza, un reato universale, vale a dire perseguibile anche se il fatto viene commesso all’estero. La legge è stata già approvata in Aula alla Camera e dalla Commissione Giustizia del Senato, e ha scatenato una furiosa campagna contraria delle opposizioni, in particolare della sinistra radicale. Eppure, al di là della propaganda, che questa legge sia assolutamente indispensabile lo dimostrano casi come quello raccontato dal quotidiano Libertà, che vede protagonista una coppia di Piacenza che in Georgia ha pagato 20.000 dollari a una donna che ha ricevuto l’embrione fecondato, ha portato a termine la gravidanza e poi ha consegnato il neonato a chi le aveva commissionato il «lavoro». Una volta tornata a Piacenza, la donna è stata iscritta nel registro degli indagati con l’accusa di falsa attestazione a un pubblico ufficiale sulla identità personale al momento della registrazione del piccolo. La Procura però ha chiesto l’archiviazione «per particolare tenuità del fatto». È bene chiarire subito che non abbiamo alcuna intenzione di colpevolizzare la coppia che è ricorsa all’utero in affitto, ma è evidente che una materia così delicata ha bisogno di una regolamentazione. La storia inizia come quella di tante coppie che sognano un figlio ma non riescono a concepirlo: esami clinici e analisi approfondite non chiariscono il motivo di questa difficoltà. Così, la coppia tenta la strada della adozione, ma dopo otto anni di tentativi e migliaia di euro sborsati non si riesce a venire a capo della situazione. Una sera, davanti alla tv, la svolta: «Era un’intervista a una donna che per la prima volta parlava della maternità surrogata non in maniera negativa», afferma la donna di Piacenza a Libertà, «ma raccontando il suo percorso in Ucraina senza pregiudizio. Ho iniziato a informarmi, e con mio marito abbiamo scoperto che anche una coppia di amici aveva affrontato quel viaggio. Ci hanno dato un contatto, e siamo partiti per la Spagna, dove ci sono studi legali che offrono consulenza nei Paesi dove è consentita la maternità surrogata». In Ucraina c’è la guerra, ma in un altro Paese dell’Est Europa, la Georgia, la maternità surrogata è legale. La coppia quindi va a Tbilisi, incontra una donna disposta a portare avanti la gravidanza per «conto terzi» e l’iter ha inizio. La dinamica è simile a quella della procreazione medica assistita: vengono prelevati i materiali biologici e poi c’è il transfer dell’embrione fecondato. «La madre surrogata», racconta ancora la donna di Piacenza, «non ha alcun legame biologico con il bambino. Le ho detto subito, in inglese, che io non volevo sfruttare nessuno. Ho capito invece che chi si candida in queste cliniche deve essere per forza, per legge, della middle class. Deve avere un reddito minimo. Deve inoltre essere una donna sposata, che abbia già avuto figli, e riceve l’equivalente di un anno di stipendio, circa 18-20.000 dollari». Al ritorno in Italia, come dicevamo, la donna viene indagata per falsa attestazione a un pubblico ufficiale sulla identità personale. La stessa Procura ha chiesto l’archiviazione «per particolare tenuità del fatto». Quando la legge sulla maternità surrogata come reato universale verrà approvata definitivamente, come vuole fortemente la Meloni, queste incongruenze finiranno: chi dovesse ricorrere all’utero in affitto verrà perseguito secondo il codice penale italiano, anche se la pratica verrà portata a termine in un altro Stato. La legge italiana che vieta l’utero in affitto prevede al comma 6 per «chiunque, in qualsiasi forma, la realizza, organizza o pubblicizza» la reclusione da 3 mesi a 2 anni e una multa da 600.000 fino a 1 milione di euro. La proposta di legge aggiunge che «le pene stabilite dal presente comma si applicano anche se il fatto è commesso all’estero». «L’utero in affitto è una pratica disumana», ha sottolineato il premier lo scorso aprile, intervenendo all’evento intitolato «Per un’Europa giovane. Transizione demografica, ambiente, futuro». La Meloni ha auspicato l’approvazione «quanto prima» della proposta di legge per rendere questa forma di procreazione assistita reato universale. E ha aggiunto che l’utero in affitto alimenta «un mercato transnazionale», e che non è «un atto d’amore considerare i figli come un prodotto da banco in un supermercato, né è un atto d’amore trasformare il legittimo desiderio di avere un figlio in un diritto che puoi garantirti con qualsiasi mezzo possibile». Al di là di ogni personale valutazione, non si può che concordare con le valutazioni della Meloni.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.