
L'opera prima di Keira Drake attaccata per certi passaggi ritenuti discriminatori. L'editore l'ha costretta a riscrivere il libro con l'aiuto di alcuni «lettori sensibili».«Mascella forte»? Non si può. «Zigomi alti»? Neppure. «Occhi a mandorla»? Roba da condanna per razzismo, con conseguente e immediata fucilazione mediatica. «Labbra carnose»? Da cancellare. «Costruire muri»? Da vietare. «Selvaggio»? Da dimenticare. Come anche «nativo» e «primitivo». E chi non si adegua? Peste editoriale lo colga: deve riscrivere l'intera opera, romanzo o saggio che sia, secondo le regole dettate dalle vestali del politicamente corretto. Così va il mondo: una volta la lingua veniva risciacquata in Arno. Adesso nella Boldrini. Versione international. Li chiamano «lettori sensibili». Sono i cerberi del dizionario chic, spietati cacciatori di ogni deviazione dalla Forma Corretta Assoluta, in pratica il lavasbianca di ogni narrazione, l'ammoniaca che distrugge tutti i microbi vitali del linguaggio con la scusa della tutela delle minoranze e del gender. Sono controllori implacabili. E incuranti degli effetti che questa loro opera di ripulitura forzata genera sul linguaggio: «mascella forte», passando per le loro mani, diventa infatti «mascella nettamente definita»; «costruire muri» diventa «costruire torri», e «labbra carnose» diventa «labbra fisse in un'espressione di concentrazione». Dove il parallelo fra «carnoso» e «fisso in un'espressione di concentrazione» è difficile da capire, per la verità. Ma si sa, i testi devono essere sensibili, come i lettori. Mica comprensibili. A questo punto qualcuno di voi si starà chiedendo: «ma Mario Giordano delira?». No, per questa volta ancora no. Non sono io a delirare. Quello che vi ho raccontato, infatti, è pura realtà. Qualcosa che sta accadendo, per quando incredibile possa sembrare: gli editori infatti si stanno attrezzando con schiere di censori preventivi dei testi, per fare in modo che questi ultimi possano sopravvivere al feroce assalto delle truppe politicamente e sessualmente corrette. E gli esempi che vi ho fatto non sono una mia invenzione, ma sono le correzioni realmente applicate a The Continent, romanzo d'esordio di una scrittrice americana, Keira Drake, la quale, per l'appunto, per sua stessa ammissione non ha potuto usare espressioni come «nativo» e «zigomi alti». Lo giuro, non è uno scherzo. La vicenda, che è stata raccontata in questi giorni sul New York Times e, in Italia, sul Foglio da Giulio Meotti, è cominciata qualche tempo fa. Nel marzo 2018, infatti, Keira Drake ha pubblicato il suo primo romanzo, un fantasy che parla di un'eroina alle prese con situazioni di guerra. Un'opera non certo destinata a passare alla storia. Ma le prime reazioni furono entusiaste e lei, ovviamente, ne fu molto felice. Peccato che, all'improvviso, i social le si scatenano contro: la accusarono di essere «razzista», anzi «orribilmente razzista», anzi «razzista mucchio di spazzatura», anzi «razzista e repulsiva» e peggio ancora. La sua colpa? Aver usato espressioni terribili come quelle appena citate, da «primitivo» a «costruire i muri». Roba simil-Ku Klux Klan, secondo gli accusatori. Ma vi pare? Se fossimo ancora in un mondo normale probabilmente, a questo punto, sarebbe partita un'ambulanza per andare a internare gli autori di simili commenti. L'unica delle frasi sotto accusa che può essere passibile di censura, in effetti, è «labbra carnose», ma non perché sia razzista. Perché è scontata come il tre per due all'Esselunga. Un po' come scrivere «la palla è rotonda» e l'«amore è cieco»: non si tratta di un'offesa ai non vedenti o ai ciccioni. Al massimo è un inno alla banalità. Non certo un indice di razzismo. Così sarebbe finita se fossimo in un mondo normale. Invece è andata assai diversamente. Keira Drake, infatti, ha dovuto chiedere scusa, s'è cosparsa il capo di cenere, s'è dichiarata colpevole e ha fatto ritirare tutte le copie del romanzo. Poi lo ha riscritto secondo le indicazioni di quattro «lettori sensibili» messigli a disposizione dal suo editore. Ed è così che è saltata fuori quella che, si scopre, rischia di diventare una pratica abituale per chi pubblica libri e non vuole incorrere negli attacchi del politicamente corretto: la riscrittura/censura. A cura, ovviamente, dei cerberi della Parola Autorizzata. A questo punto non possiamo fare a meno di immaginare le formazioni dei prossimi comitati editoriali italiani con Gino Strada per intervenire sui riferimenti all'immigrazione, Luxuria per vigilare sulle espressioni gender, Mario Balotelli per la tutela delle minoranze di colore, e i Casamonica per impedire offese a sinti, rom e campi nomadi vari. Quanti libri potranno sopravvivere in questo modo? Con i «lettori sensibili» all'opera, ricorda Meotti, non avremmo mai avuto romanzi come Il buio oltre la siepe o Le avventure di Hucleberry Finn. E probabilmente anche Dante Alighieri se la passerebbe piuttosto male: «serva Italia»? «Dolce suon della sua terra»? «Di quei ch'un muro e una fosse serra»? E persino «donna di provincie» e «bordello»? Riscrivere, prego. Per altro, va detto anche, per la cronaca, che a Keira Drake la sottomissione al giogo del politicamente corretto non è andata benissimo. Come racconta lei stessa sul New York Times, infatti, mentre stava festeggiando l'uscita del suo nuovo romanzo rivisto e ripulito secondo le indicazioni dei lettori sensibili, è ricominciato l'attacco. Nuove critiche. Nuove accuse. Nuove parole nel mirino. Evidentemente di censura non se ne ha mai abbastanza: più si cede al politicamente corretto, più il politicamente corretto si scatena. E infierisce. Mi verrebbe da dire che infierisce in modo «selvaggio», per la verità. Ma non vorrei essere costretto a riscrivere anche questo articolo.
Un frame del video dell'aggressione a Costanza Tosi (nel riquadro) nella macelleria islamica di Roubaix
Giornalista di «Fuori dal coro», sequestrata in Francia nel ghetto musulmano di Roubaix.
Sequestrata in una macelleria da un gruppo di musulmani. Minacciata, irrisa, costretta a chiedere scusa senza una colpa. È durato più di un’ora l’incubo di Costanza Tosi, giornalista e inviata per la trasmissione Fuori dal coro, a Roubaix, in Francia, una città dove il credo islamico ha ormai sostituito la cultura occidentale.
Scontri fra pro-Pal e Polizia a Torino. Nel riquadro, Walter Mazzetti (Ansa)
La tenuità del reato vale anche se la vittima è un uomo in divisa. La Corte sconfessa il principio della sua ex presidente Cartabia.
Ennesima umiliazione per le forze dell’ordine. Sarà contenta l’eurodeputata Ilaria Salis, la quale non perde mai occasione per difendere i violenti e condannare gli agenti. La mano dello Stato contro chi aggredisce poliziotti o carabinieri non è mai stata pesante, ma da oggi potrebbe diventare una piuma. A dare il colpo di grazia ai servitori dello Stato che ogni giorno vengono aggrediti da delinquenti o facinorosi è una sentenza fresca di stampa, destinata a far discutere.
Mohamed Shahin (Ansa). Nel riquadro, il vescovo di Pinerolo Derio Olivero (Imagoeconomica)
Per il Viminale, Mohamed Shahin è una persona radicalizzata che rappresenta una minaccia per lo Stato. Sulle stragi di Hamas disse: «Non è violenza». Monsignor Olivero lo difende: «Ha solo espresso un’opinione».
Per il Viminale è un pericoloso estremista. Per la sinistra e la Chiesa un simbolo da difendere. Dalla Cgil al Pd, da Avs al Movimento 5 stelle, dal vescovo di Pinerolo ai rappresentanti della Chiesa valdese, un’alleanza trasversale e influente è scesa in campo a sostegno di un imam che è in attesa di essere espulso per «ragioni di sicurezza dello Stato e prevenzione del terrorismo». Un personaggio a cui, già l’8 novembre 2023, le autorità negarono la cittadinanza italiana per «ragioni di sicurezza dello Stato». Addirittura un nutrito gruppo di antagonisti, anche in suo nome, ha dato l’assalto alla redazione della Stampa. Una saldatura tra mondi diversi che non promette niente di buono.
Nei riquadri, Letizia Martina prima e dopo il vaccino (IStock)
Letizia Martini, oggi ventiduenne, ha già sintomi in seguito alla prima dose, ma per fiducia nel sistema li sottovaluta. Con la seconda, la situazione precipita: a causa di una malattia neurologica certificata ora non cammina più.
«Io avevo 18 anni e stavo bene. Vivevo una vita normale. Mi allenavo. Ero in forma. Mi sono vaccinata ad agosto del 2021 e dieci giorni dopo la seconda dose ho iniziato a stare malissimo e da quel momento in poi sono peggiorata sempre di più. Adesso praticamente non riesco a fare più niente, riesco a stare in piedi a malapena qualche minuto e a fare qualche passo in casa, ma poi ho bisogno della sedia a rotelle, perché se mi sforzo mi vengono dolori lancinanti. Non riesco neppure ad asciugarmi i capelli perché le braccia non mi reggono…». Letizia Martini, di Rimini, oggi ha 22 anni e la vita rovinata a causa degli effetti collaterali neurologici del vaccino Pfizer. Già subito dopo la prima dose aveva avvertito i primi sintomi della malattia, che poi si è manifestata con violenza dopo la seconda puntura, tant’è che adesso Letizia è stata riconosciuta invalida all’80%.






