2018-04-08
Diktat dagli Usa: tutti a Palazzo Chigi tranne Salvini
Fine settimana di grande attivismo per il presidente emerito Giorgio Napolitano. Nonostante l'età (compirà 93 anni il prossimo 29 giugno), il nonno della Repubblica pare infatti essere impegnato in una serie di consultazioni parallele a quelle del capo dello Stato. Evidentemente, l'ex inquilino del Quirinale ha perso la poltrona, ma non il vizio. Già, perché negli otto anni e mezzo trascorsi sul Colle, Napolitano ha brigato come nessun altro prima di lui per fare e disfare i governi. Ormai è noto a tutti come silurò Silvio Berlusconi, spingendolo alle dimissioni con l'aiuto di Angela Merkel e promettendogli clemenza in caso di condanna. Come sia finita si sa: al posto del Cavaliere è arrivato Mario Monti e la grazia il leader di Forza Italia ancora se la sogna. Oggi però l'ex presidente non è impegnato ad affondare governi regolarmente eletti, ma al contrario si dà da fare per favorire la costituzione di esecutivi senza voti. L'uomo che applaudì i carri armati dell'Armata rossa a Budapest, adesso tifa per un governo Pd-5 stelle e preme senza sosta per convincere i due fronti a trovare un accordo. Vi state chiedendo perché improvvisamente Napolitano si sia innamorato di Luigi Di Maio fino al punto di sollecitare gli ex compagni a sostenerlo? Tranquilli, l'Alzheimer non c'entra nulla. Il nonno della Repubblica non ha scambiato il capo grillino per Palmiro Togliatti e nemmeno si illude che sia parente di Enrico Berlinguer. Più semplicemente il presidente emerito vuole fermare la Lega. È Matteo Salvini il suo cruccio e non Beppe Grillo, i cui seguaci Napolitano è convinto di poter addomesticare. Per l'ex capo dello Stato il leader leghista a Palazzo Chigi sarebbe una iattura, perché sconvolgerebbe tutti i giochi, ma soprattutto rimetterebbe in discussione tutti gli equilibri.Volete sapere perché Salvini sia guardato da nonno Giorgio con tanto sospetto? Ve lo spiego subito. Innanzitutto dovete sapere che esistono due Napolitano. Il primo era il militante comunista innamorato di Stalin e convinto a tal punto dell'ortodossia russa da sostenere l'invasione dell'Ungheria. Mentre ad altri rimorse la coscienza nel vedere repressa nel sangue la sollevazione contro i sovietici, Napolitano si schierò senza esitazione dalla parte dei repressori. Poi, passati gli anni e mutata la situazione, il futuro capo dello Stato è diventato l'Americano, ossia l'esponente comunista più sensibile al fascismo degli Stati Uniti. Da feroce sostenitore dell'Urss, in breve si trasformò in ardente difensore degli Usa. Se mi dilungo sulla conversione a stelle e strisce del nostro è perché la faccenda ha a che fare con la fiera opposizione che il presidente emerito manifesta nei confronti della Lega, adoperandosi affinché Salvini non diventi mai capo del governo. A nonno Giorgio, ma soprattutto all'America, non va giù l'idea che il capo leghista possa sedersi sulla poltrona di Palazzo Chigi, attuando una politica senza pregiudizi nei confronti di Vladimir Putin. Quando gli Usa hanno applicato le sanzioni nei confronti di Mosca, il leader del Carroccio ha manifestato chiaro e tondo la propria contrarietà. E non perché sia diventato improvvisamente un fan del presidente russo, ma per convenienza. Applicando i provvedimenti contro Putin, l'Italia non ha nulla da guadagnare, ma tutto da perdere e perciò Salvini è contrario. L'atteggiamento pragmatico del leader della Lega ovviamente preoccupa i partner occidentali. E in particolare Napolitano, il quale chiama tutti a rapporto, esercitando la sua moral suasion nei confronti degli ex compagni. Le pressioni, però, non si indirizzano solo nei confronti degli esponenti del Pd, ma anche in direzione dei cittadini del Movimento 5 stelle (a proposito: perché la confraternita dei grillini ha smesso di chiamarsi così, ma si è adeguata al titolo di onorevole?). Anzi. Sono proprio loro gli obbiettivi del presidente emerito, in quanto secondo Napolitano devono rinunciare a un po' di pretese. Al momento le sollecitazioni dell'ex capo dello Stato qualche risultato sembrano averlo prodotto. Di Maio non dice più «mai con il Pd» e nemmeno pone per condizione la derenzizzazione del partito. Anzi, da impossibile che sembrava, per i 5 stelle, l'alleanza con i compagni è diventata quasi auspicabile. Di certo meglio di un abbraccio con la Lega, come ha spiegato ieri il candidato premier dei grillini. Di tutto ciò, nel caso si realizzasse, dovremo ancora dire grazie a Napolitano, l'unico grande vecchio che da anni teleguida un Paese, passando di danno in danno.
(Totaleu)
«Tante persone sono scontente». Lo ha dichiarato l'eurodeputato della Lega in un'intervista al Parlamento europeo di Strasburgo.