2023-04-20
Operazione «Herring». Il D-Day dei parà italiani
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20 aprile 1945: parà italiani salgono su un C-47 americano.
Il 20 aprile 1945 uomini della «Folgore» e della «Nembo» co-belligeranti furono lanciati dagli Alleati a sud del fiume Po per impedire il sabotaggio dei ponti e ostacolare la ritirata tedesca. Fu l'ultimo aviolancio della guerra sul fronte europeo. Aeroporto militare alleato di Rosignano (Livorno). Sera del 20 aprile 1945Accanto ai bimotori da trasporto C-47 Skytrain con le insegne dell’Usaaf si formò una fila di paracadutisti con l’equipaggiamento del Royal Army. Nella luce di un giorno che moriva in quell’ultimo mese di guerra, i parà salirono uno ad uno le scalette degli aerei. A dispetto delle divise e degli armamenti, quei soldati parlavano tra loro in italiano. Erano i componenti del contingente co-belligerante italiano, una élite scelta dagli alti comandi alleati per una delicatissima missione di aviolancio oltre le linee nemiche nella zona a sud del fiume Po, chiamata in codice «Operation Herring» (in italiano, aringa). Lo scopo della rischiosa azione era quello di disturbare le truppe tedesche ed evitare che queste ultime, in procinto di ritirarsi dal Nord Italia, minassero strade, ponti e ferrovie che avrebbero dovuto essere utilizzate dagli Alleati nel loro avanzamento nella Pianura Padana. I paracadutisti italiani furono scelti tra i membri superstiti dei battaglioni «Folgore» e «Nembo», che all’indomani dell’armistizio si erano trovati divisi a metà. Al Nord i parà comandati dal capitano Edoardo Sala scelsero di continuare a combattere per l’alleato germanico, mentre il capitano Carlo Francesco Gay del battaglione «Nembo» con un esiguo numero di uomini formò il primo nucleo dei paracadutisti italiani co-belligeranti grazie anche alla collaborazione di un ufficiale britannico di origini italiane, il conte Kim Isolani. Il nucleo prese il nome di 1° Squadrone da ricognizione F «Folgore», chiamato dagli Inglesi Battalion F «Recce» (dove Recce sta per Reconnaissance). L’unità di paracadutisti fu inizialmente impiegata nelle operazioni in Italia centrale, dove si distinse in particolare nelle Marche durante la battaglia per la presa del paese di Filottrano lungo la linea Gotica. Alla data del 20 aprile 1945 lo squadrone, impiegato per l’operazione «Herring», fu rafforzato da uomini provenienti dal «Nembo» e da volontari di altre armi, compresa quella dei Carabinieri, per un totale di 226 uomini divisi in pattuglie di 10-15 unità circa. L’equipaggiamento era quello britannico, così come il paracadute, mentre l’armamento era costituito dal mitra Beretta MAB38, da pistole Beretta e Smith and Wesson, bombe a mano, viveri di emergenza, fumogeni e morfina. Il contingente fu sottoposto, nel mese precedente l’operazione, ad un durissimo addestramento organizzato dal Maggiore Alex Ramsay, ufficiale del SOE (Special Operations Executive) britannico. La zona dei lanci fu fissata a sud del corso del fiume Po in un’area compresa tra le province di Ferrara, Mantova e Modena (con asse tra Poggio Rusco, Mirandola, Poggio Renatico e Mirabello). I C-47 lasciarono la pista di Rosignano a scaglioni tra le ore 21 e le 21:50 puntando alle alture dell’Appennino Tosco-emiliano. Poco più di un’ora dopo si presentarono nella zona dei lanci ad una quota pericolosamente bassa e furono fatti immediatamente bersaglio della contraerea tedesca ancora presente in forze a difesa della linea del Po. Lo scompiglio creato dalla reazione germanica fu alla base dell’inaccuratezza dei lanci, avvenuti ad un’altitudine compresa tra i 300 e i 1.000 metri. La difficoltà di individuazione dei punti di atterraggio dovuta alle continue virate dei bimotori per evitare i proiettili da 88mm. della Flak tedesca portò ad un’inevitabile dispersione delle pattuglie e all’aumento della pericolosità dei lanci per le improvvise accelerate degli aerei e per la presenza di ostacoli imprevisti e fuoco nemico a terra. Molte unità di paracadutisti si trovarono isolate e impossibilitate nella comunicazione e nel ricongiungimento con il resto delle forze, tanto che numerose azioni delle prime fasi dell’operazione furono compiute da nuclei di tre o quattro paracadutisti. I compiti dei parà prevedevano, oltre all’occupazione di centri strategici, il disarmo del maggior numero di nemici possibile, lo sminamento dei ponti e il posizionamento di mine lungo le direttrici della ritirata tedesca. Una serie di obiettivi estremamente pericolosi per il fatto che la Wehrmacht era ancora presente in forze e ben armata, anche se in fase di arretramento. L’operazione si sviluppò dunque per i due giorni successivi al lancio con una serie di combattimenti estremamente cruenti in una lotta porta a porta che risultarono nella resa di un grande numero di tedeschi, impressionati dalla rapidità di intervento dei parà italiani (che fino ad allora, per lo scarso utilizzo durante la guerra erano stati ironicamente chiamati i cala-mai, cioè quelli che non si lanciavano mai) e condizionati dalle voci appositamente messe in circolazione che parlavano di migliaia di paracadutisti nella zona, mentre erano di fatto poco più di due centinaia. La preparazione e la determinazione nello svolgimento della missione, al netto di alcune perdite dovute al fuoco nemico in fase di discesa e a incidenti di lancio, pagarono in termini di risultati sia per numero di prigionieri che per attività antisabotaggio delle infrastrutture. I tedeschi, come detto precedentemente, erano in fase di ritirata. Proprio questa condizione poneva ulteriori difficoltà in quanto ogni unità combattente si comportava in modo a sé stante. Alcuni nuclei si arrendevano facilmente, altri erano decisi a combattere sino alla fine. Quest’ultima condizione fu alla base dell’episodio più cruento di tutta l’operazione. Cascina detta il «Casellone», località Dragoncello di Poggio Rusco (Mantova) 23 aprile 1945Il IV plotone della 12ma squadra, composta da uomini della «Nembo» guidati dal sottotenente bresciano Franco Bagna, atterrò nei campi a pochi chilometri da Poggio Rusco, una zona fortemente presidiata dai tedeschi. Questi ultimi, la notte del 20 aprile, avevano individuato i paracadutisti ed avevano progressivamente chiuso il cerchio attorno al piccolo plotone composto da appena 14 uomini. Sentendosi braccati dopo un giorno passato a nascondersi e a muoversi per non essere individuati, i parà decisero di contravvenire alle regole dell’operazione che vietavano il rifugio in abitazioni private, facile bersaglio di rastrellamenti e fonte di pericolo per i civili che le abitavano. La scelta fu tuttavia obbligata, tra quella che i parà ritenevano una decisione per evitare una morte certa optando per una morte «incerta». Entrarono così al «Casellone», una cascina abitata da una famiglia contadina e da sfollati di guerra. Dopo un’iniziale reticenza delle famiglie, terrorizzate da una possibile rappresaglia tedesca, il fattore Clito Martinelli si risolse ad accogliere quegli italiani vestiti da inglesi tra le mura della cascina. Il tenente Bagna preparò i suoi uomini ad opporre resistenza nella speranza di un arrivo imminente degli Alleati, che non avvenne. La mattina del 23 aprile un contingente tedesco circondò la cascina e fece irruzione. Nella sparatoria che ne seguì cadde il tenente Bagna assieme ad altri tre parà e un civile tra le famiglie di sfollati. Il resto della squadra fu bersagliato dalle armi pesanti tedesche e decimata. Durante l’evacuazione dei civili cadde l’invalido della Grande Guerra Tullio Artioli, mentre alcuni paracadutisti furono passati per le armi appena fuori la cascina. Anche i tedeschi ebbero gravi perdite, che si sommarono a quello che fu il totale di 481 caduti germanici. Poco dopo, la cascina fu data alle fiamme e da quel giorno fu ribattezzata dagli abitanti del paese «Cà Brusada». L’operazione Herring si concluse il 24 aprile 1945 con l’arrivo dei primi contingenti Alleati, che presero in carico i prigionieri dei paracadutisti. I caduti della «Folgore» e della «Nembo» furono 31. I prigionieri della Wehrmacht ben 1.983. La guerra sulle rive del Po era finita con l’ultimo lancio di paracadutisti sul fronte europeo della Seconda Guerra Mondiale, ed erano Italiani. Dopo la fine delle ostilità lo Squadrone F Recce fu disciolto con encomio solenne da parte dei Comandi alleati.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.