2024-08-22
L’Onu cerca di rubare all’Ocse la palla sulla fiscalità internazionale
Il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres (Ansa)
Votata convenzione per dare un ruolo alle Nazioni Unite. Cosa può andare storto?Quando il piatto è ricco gli appetiti si moltiplicano. In questo caso l’oggetto del contendere è la fiscalità internazionale. Un campo caratterizzato da interessi giganteschi destinati ad aumentare con la transizione ecologica e i relativi piani di fiscalità agevolata. In questa partita, inaspettatamente, è entrato a gamba tesa l’Onu che vorrebbe strappare la leadership all’Ocse. L’operazione è già in fase avanzata. Il 16 agosto 110 Stati membri delle Nazioni Unite hanno approvato la bozza della convenzione fiscale definita dal Palazzo di vetro. Il voto però ha mostrato che sulla materia c’è una spaccatura tra le economie sviluppate e quelle in via di sviluppo. Si sono astenuti 44 Paesi tra cui l’Italia e tutta la Ue mentre da otto Stati (Stati Uniti, Canada, Australia, Israele, Giappone, Nuova Zelanda, Corea del Sud e Regno Unito) è arrivata proprio una bocciatura. Il gruppo degli astenuti e dei contrari ha messo in evidenza il rischio che si vengano a creare delle duplicazioni con le decisioni in sede Ocse e quindi confusione oltre a frizioni tra i due organismi.Il documento impegna le Nazioni Unite a stabilire un sistema di governance per la cooperazione fiscale internazionale sulla base di una convenzione che includa l’impegno a una distribuzione dei diritti di tassazione, con attenzione alla imposizione delle multinazionali, ad affrontare l’evasione e l’elusione fiscale e a contrastare i flussi finanziari illeciti. Il documento prevede anche la cooperazione fiscale internazionale per il raggiungimento dello sviluppo sostenibile a livello economico, sociale e ambientale. Secondo l’Onu, anche norme fiscali internazionali basate sulla cooperazione tra i vari Stati possono aiutare a raggiungere gli «Obiettivi di sviluppo sostenibile» dell’Agenda 2030. La partita è qualcosa di più di uno dei vari capitoli del documento, ha un valore centrale. Il finanziamento dello sviluppo sostenibile dei Paesi del Sud del mondo dovrebbe venire oltre che dagli aiuti pubblici anche dal Fisco nazionale. Ma in queste realtà povere sono alte evasione ed elusione, con trasferimento di fondi verso Paesi con tassazioni più favorevoli. Secondo uno studio dell’Ocse i flussi illeciti totali dai Paesi in via di sviluppo avevano raggiunto nel 2018 la cifra di 1.600 miliardi di dollari. Mentre l’Asia rappresentava circa 390 miliardi di dollari, ovvero il 25% di tutti i flussi, il continente africano ha perso circa 84 miliardi di dollari.Il rapporto Global Tax Evasion 2024 - Eutax ha stimato che su scala globale lo stock di ricchezza finanziaria offshore è cresciuto in termini nominali e reali negli ultimi 20 anni, raggiungendo nel 2022 una cifra pari a 12.000 miliardi di dollari (il 12% del Pil planetario). Una quota calata tuttavia drasticamente negli ultimi dieci anni (da circa il 90% nel 2013) in seguito all’implementazione dello scambio automatico di informazioni relative ai conti finanziari. Gli utili delle multinazionali trasferiti dai Paesi a tassazione medio alta verso paradisi fiscali hanno raggiunto nel 2020 la cifra astronomica di 1.000 miliardi di dollari. Queste cifre danno la misura di quanto sia complessa la partita fiscale mondiale e del business che c’è dietro. Su questo settore, sul Fisco internazionale, l’Onu vorrebbe strappare all’Ocse la regia e avere l’ultima parola nei programmi. Il testo, che dovrà essere inviato all’Assemblea generale delle Nazioni Unite per l’approvazione entro il 2027, includerebbe anche un sub accordo opzionale, incentrato sui servizi transfrontalieri in un’economia sempre più digitalizzata e globalizzata. Un altro capitolo sensibile.
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