2022-06-19
Le Ong ci impongono altri 600 clandestini. Hotspot al collasso e polizia allo stremo
Sea Eye ne porta 478, Aita Mari 112. Lampedusa è strapiena. Sbarchi continui anche sulle coste di Calabria e Sardegna.È dal 16 giugno che il presidente dell’Ong tedesca Sea Eye, Gorden Isler, chiede un porto di sbarco per i 478 che sono a bordo della Sea Eye 4. Il taxi del mare, dopo aver tirato su i passeggeri in quattro operazioni a largo della Libia mercoledì scorso, ha puntato subito verso le coste siciliane e da ieri è ferma a tra Marina di Ragusa e Pozzallo, in attesa che il governo dia il via libera allo sbarco assegnando un porto. Da giorni l’Ong ha avviato il solito pressing segnalando stati di salute difficili da gestire a bordo. Il Viminale, anziché muoversi subito per segnalare altre destinazioni, ha traccheggiato come da copione. Intanto il barcone si avvicinava e lo sbarco in Italia diventava sempre più un fatto scontato. Come sempre. Già giovedì il medico di bordo Harald Kischlat aveva dichiarato che «le persone soccorse» dovevano scendere a terra «rapidamente». L’ospedale di bordo, fa sapere ora il team della Ong tedesca, è in attività continua: «Molti hanno ferite e ustioni chimiche dovute al contatto con una miscela di carburante e acqua salata sulle barche, motivo per cui il nostro materiale per la medicazione a bordo si sta esaurendo». Alcuni pazienti, stando sempre alle comunicazioni della Ong, avrebbero sintomi gravi dopo aver inalato i fumi di carburante sulle barche. E, come ogni giorno ormai, viene sollecitato un porto per attraccare. Nel frattempo ci sono state sette evacuazioni mediche di emergenza (ieri), con due passeggeri provenienti dalla Costa d’Avorio, due dalla Nigeria, due dalla Guinea e uno dal Senegal, tra i quali due donne in gravidanza (quinto e primo mese) e una minorenne, un uomo con una ferita a un piede e ferite da idrocarburi, e altre quattro (venerdì) tra le quali una donna incinta all’ottavo mese. E c’è anche la Aita Mari, dell’Ong spagnola Salvamento maritimo humanitario, che con i suoi 112 passeggeri vorrebbe sbarcare in Italia. Con i centri d’accoglienza siciliani già al collasso e l’hotspot di Lampedusa che, nonostante l’intervento della nave militare Diciotti e le spedizioni in autobus verso le altre regioni italiane, resta oltre quota mille ospiti (la struttura è tarata per 350). Ieri sono finiti stipati lì gli altri 61 approdati con quattro diversi barchini arrivati tra la notte e la mattinata. A 3 miglia dalla costa una motovedetta della Guardia di finanza ha intercettato un’imbarcazione di sette metri con 20 tunisini a bordo. Durante la notte sono state invece bloccate tre carrette del mare: la prima con 17 persone originarie del Camerun, della Guinea e della Sierra Leone, la seconda con 12 tunisini e la terza con altri 12. Sono tutte salpate dai porti tunisini di Sfax e Jerba. A largo di Pozzallo, invece, ieri è stato recuperato un cadavere in decomposizione. A scoprirlo è stato un diportista. Il corpo è stato recuperato dagli uomini della Capitaneria di porto e portato a Marina di Ragusa, dove sono stati informati i carabinieri e la Procura della Repubblica. Stando alle prime informazioni si tratterebbe di un africano, probabilmente caduto in mare nei giorni scorsi durante un tentativo di raggiungere la costa. In Calabria, a Roccella Jonica, invece, è arrivato a riva il ventiquattresimo sbarco del 2022 con 138 persone a bordo. Il veliero con il quale viaggiavano era alla deriva al largo delle coste della Locride. I passeggeri sono stati tutti soccorsi e portati nella tensostruttura fatta costruire dal Viminale sul molo.Anche in Sardegna, alla spicciolata, continuano gli approdi. Quattro algerini sono arrivati ieri notte con una piccola imbarcazione che stava affondando. Due erano riusciti a raggiungere a nuoto la spiaggia di Is Morus a Pula (Cagliari), mentre gli altri due, a rischio di ipotermia, sono stati raggiunti e salvati dai militari della Capitaneria di porto e dai carabinieri. Altri 13 nordafricani sono approdati sulla spiaggia di Solanas, nel Cagliaritano, dove sono stati presi in consegna dagli agenti del Commissariato di Quartu Sant'Elena. Un altro gruppo di 16 algerini, fra i quali una donna, è stato intercettato in mare dal Reparto aeronavale della Guardia di finanza e scortato fino al porto di Sant'Antioco, per poi raggiungere il centro di prima accoglienza di Monastir, dove ieri sono stati accompagnati in tutto 33 stranieri. All’orizzonte, poi, si profila un allontanamento dalle attività italiane in Libia, mollando l’addestramento della Guardia costiera, ma continuando a darle assistenza per la manutenzione delle imbarcazioni con cui pattuglia le sue coste. La novità è contenuta nella delibera sulle missioni internazionali, approvata mercoledì in Consiglio dei ministri. Mentre dalle forze di polizia si alza un grido d’allarme: «La condizione in cui sono costretti a operare gli agenti di polizia a causa del controllo dei flussi migratori è disumana», afferma Domenico Pianese, segretario generale del sindacato di polizia Coisp, che aggiunge: «I 30 agenti del Reparto mobile di Palermo che ieri hanno cominciato il turno alle 5 del mattino per portare 130 migranti nel Centro di prima accoglienza di Trapani, dopo 16-18 ore erano ancora in servizio». E, ieri, dopo solo sei ore di riposo, sono tornate a lavoro. Ma c’è anche un inquietante retroscena: 90 dei 130 spediti a Trapani sono clandestini. «Gli è stato notificato l’obbligo di lasciare il territorio nazionale», ha aggiunto il segretario del Coisp, «ma ora, con il foglio di via in tasca, sono liberi di andare in giro per il Paese senza alcun controllo e senza la possibilità di operare un rimpatrio coatto». La conclusione: «Il sistema dell’accoglienza in Italia è un colabrodo».
Nucleare sì, nucleare no? Ne parliamo con Giovanni Brussato, ingegnere esperto di energia e materiali critici che ci spiega come il nucleare risolverebbe tutti i problemi dell'approvvigionamento energetico. Ma adesso serve la volontà politica per ripartire.
Ecco #EdicolaVerità, la rassegna stampa podcast del 18 settembre con Carlo Cambi