2024-09-26
Le Ong green vogliono farci pagare pure i «danni» ai nativi africani
Il colonialismo è il nuovo peccato che l'uomo bianco dovrebbe espiare (iStock)
La proposta choc di un’associazione sostenuta dal Climate finance fund. La colpa degli europei? Perpetuare le ingiustizie coloniali, penalizzando le minoranze. Intanto un report ci accusa: nell’Ue troppa «bianchezza».Uno non prenderebbe sul serio certi vaniloqui, se ciò che accade nel mondo non dimostrasse che preoccuparsi è lecito. Dipendesse da noi, non l’avremmo nemmeno aperto, quel report della Ong European network against racism, foraggiata dal Climate finance fund, in cui si vaneggia di compensazioni per i discendenti degli africani, presunte vittime del neocolonialismo. Tuttavia, la California dell’astro nascente dem, Gavin Newsom, a gennaio ha approvato quello che Politico definiva «il primo pacchetto della nazione con riparazioni per la schiavitù». Dal provvedimento mancava ancora la parte più succosa, ovvero i risarcimenti economici. Ma i deputati di colore del Golden State avevano giurato: questo è solo l’inizio. E adesso, la trovata di cui si discute negli Usa, con tanto di commissioni che ne studiano la fattibilità da New York al Colorado al Massachusetts, sta sbarcando nel Vecchio continente.Ne parla un documento pubblicato ieri, dal titolo piuttosto eloquente: Europe’s original sin. White supremacy, colonialism and contemporary racial wealth gap (Il peccato originale dell’Europa. Suprematismo bianco, colonialismo e la contemporanea disparità razziale nella ricchezza). Il suo obiettivo è portare alla luce il «razzismo strutturale», quello che in America chiamano «sistemico» e che, in Europa, rappresenterebbe uno strascico del passato coloniale. «Attraverso la schiavitù e il colonialismo», denuncia il testo dell’European network against racism, «un manipolo di Stati europei è riuscito a depredare la ricchezza della Maggioranza globale», scritta con la maiuscola e corrispondente alla «maggioranza delle persone razzializzate come non bianche (quali le comunità indigene, le persone di discendenza africana, gli asiatici)». La tesi di fondo è che nuove forme di sfruttamento «continuano a caratterizzare la gerarchia globale del potere». Ingiustizie, discriminazioni, esclusione e depauperamento sono tuttora presenti nelle istituzioni sociali dei Paesi ex coloniali: «Le vite razzializzate continuano a essere considerate meno importanti e, dunque, sfruttabili. Individui e comunità continuano a fronteggiare la discriminazione razziale nell’educazione, sul lavoro, nei servizi sociali e finanziari», il che li costringe a «esperienze di povertà e incapacità di partecipare pienamente all’economia come vorrebbero».Gli autori della relazione analizzano le nazioni europee imperialiste per eccellenza, cioè Spagna, Portogallo, Olanda, Belgio e Germania, citando alcuni casi concreti, ancorché stravaganti, dell’eterno ritorno del suprematismo. Nella penisola iberica, dicono, banche del calibro di Bbva e Santander sono nate grazie ai capitali accumulati da famiglie che possedevano schiavi. Non sono innocenti nemmeno i carrelli della spesa: la catena di supermercati tedesca Edeka «fu fondata nel 1898 con il nome di “Edk - Einkaufsgenossenschaft der Kolonialwarenhändler”», traducibile con «La cooperativa d’acquisto dei mercanti coloniali».Cosa significa tutto ciò? Che, in quanto europei, dobbiamo cospargerci il capo di cenere e sforzarci di correggere certe inaccettabili sperequazioni. Intanto, dovremmo risarcire i «danni» a chi patisce le conseguenze di una storia che, nella mente dei revisionisti in salsa woke, sarebbe costellata di orrori, violenze e soperchierie. In effetti, tra i rimedi indicati dal report, ci sono «misure di compensazione che riconoscano le connessioni dirette tra le attuali condizioni economiche e il passato sfruttamento coloniale. Queste misure dovrebbero avere lo scopo di rettificare ingiustizie storiche e assicurare restituzioni alle comunità colpite». I rimborsi non sono menzionati esplicitamente, però è chiaro dove si voglia andare a parare. Tant’è che il breviario suggerisce pure di detassare o rendere deducibili le rimesse degli immigrati.La lista delle riforme è lunga. E, al di là di patenti sciocchezze, tipo le «quote nere» in cda, amministrazioni e università, oppure la regolamentazione del mercato degli affitti a vantaggio delle minoranze etniche, la maggior parte sembra puntare ad accrescere l’influenza e riempire le tasche di associazioni non governative. Proprio come l’organizzazione in questione. Si invocano finanziamenti pubblici alle ricerche sul razzismo sistemico; la «consultazione obbligatoria di attori istituzionali di “non discriminazione” quando si elaborano politiche economiche, sociali e green»; la «formazione antirazzista obbligatoria per tutte le entità finanziarie e bancarie». Chissà quale ente offrirà i corsi per la rieducazione del malvagio occidentale…A proposito di Occidente che bacchetta sé stesso: sempre ieri, l’European council on foreign relations e l’European cultural foundation hanno diffuso un altro report, che punta diretto il dito contro i cittadini dell’Ue. Essi hanno ancora fiducia nell’Unione, dicono gli autori, ma interpretano l’«essere europei» in senso etnico e xenofobo. In politica domina la «bianchezza». E loro si sono permessi di votare partiti di estrema destra. Chi potrà assolverli da questo peccato?
Jose Mourinho (Getty Images)