2020-03-06
Oltre a Bergamo, Brescia: Nord sotto scacco
Quattro decessi in 12 ore creano il panico a Orzinuovi. La Lombardia è ancora la più colpita. Ma con 769 nuovi casi e un totale di 3.858 pazienti, il Covid-19 ora è presente in ogni regione d'Italia. I morti arrivano a 148 (tra i 66 e i 94 anni), i guariti a 414.L'Italia è unita sotto il segno del coronavirus. I due pazienti risultati positivi in Valle d'Aosta, unica Regione rimasta per giorni immune dal contagio, confermano la presenza del Covid-19 ormai su tutto il territorio nazionale. Un dato che, tra gli altri, ha indotto a intervenire anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, invitando ad avere fiducia nel Paese: «Il governo ha stabilito una serie di indicazioni di comportamento quotidiano, suggerite da scienziati ed esperti di valore. Desidero invitare tutti a osservare attentamente queste indicazioni. Rispettando quei criteri di comportamento ciascuno di noi contribuirà a superare questa emergenza». Il bilancio di ieri è stato forse il più preoccupante: in un solo giorno più di 700 persone sono state contagiate, quasi 600 quelle positive al test. La Lombardia soffre l'emergenza maggiore, in sole 24 ore i nuovi casi sono stati 431 portando il totale dei pazienti a 2.251. I positivi al test sono adesso 1.777, dei quali 1.169 risultano ricoverati, 244 in terapia intensiva, 364 in isolamento domiciliare. Impennata anche dei decessi, +25, portando a 98 il numero delle vittime lombarde. A Orzinuovi, in provincia di Brescia, in 12 ore sono morte 4 persone, complessivamente 5 dall'inizio dell'epidemia. La situazione di rischio, così alta in un paese di soli 12.000 abitanti ha fatto adottare dal sindaco, Giampietro Maffoni, misure straordinarie come chiusure di locali pubblici, mercati e la sanificazione degli ambienti comunali. I deceduti in Lombardia sono per la maggior parte della zona rossa, nel Lodigiano, e della provincia di Bergamo, l'ipotesi di estendere il cordone sanitario prende corpo di ora in ora. «Non è affatto vero che il virus si è indebolito. Almeno dalla fine di gennaio circolava sottotraccia in Italia», ha affermato Massimo Galli, virologo dell'ospedale Sacco. Per capire come l'epidemia avanzi, basta guardare i dati comunicati ieri nel consueto bollettino fornito dalla Protezione civile. Dall'inizio dell'epidemia, 3.858 persone hanno contratto il virus in Italia (+769 casi rispetto a mercoledì 4 marzo). I soggetti positivi sono diventati 3.296, (+590). Di questi, 148 sono deceduti (+41) e 414 sono guariti. I pazienti ricoverati con sintomi sono 1.790 (+444), 351 quelli in terapia intensiva (+56, il 10% della popolazione affetta da coronavirus), mentre 1.155 rimangono in isolamento domiciliare (+90). I deceduti, oltre ai 25 della Lombardia, vivevano in Emilia Romagna (8), Veneto (4), Liguria (2) e Piemonte (2). «Persone dai 66 ai 94 anni, fragili e con diverse patologie», ha tenuto a precisare il capo della Protezione civile, Angelo Borrelli. La Lombardia presenta il 54% dei positivi al coronavirus, l'Emilia Romagna il 20%, il Veneto l'11%. La percentuale dei pazienti guariti fino a oggi è del 10,73% mentre quella delle vittime del Covid-19 è del 3,84%.Mentre le Regioni si apprestano a varare le misure previste dalla circolare del ministero della Salute, ovvero aumento del 50% dei posti letto in terapia intensiva e del 100% nei reparti di pneumologia e in unità operative di malattie infettive, spostando eventualmente pazienti in strutture private accreditate, i reparti rimangono sotto forte stress. La Lombardia, Regione in maggiore sofferenza, ha bisogno di almeno 500 medici e 1.000 infermieri. In Molise è stato chiuso l'ospedale San Timoteo di Termoli dopo che due operatori sanitari sono risultati positivi al Covid-19. A Enna, 35 tra infermieri e medici del reparto di cardiologia e dell'unità di terapia intensiva coronarica dell'ospedale Umberto I sono stati messi in quarantena e il reparto è stato chiuso perché due sanitari sono risultati positivi. La mappa delle situazioni critiche negli ospedali è preoccupante, a dispetto dei provvedimenti presi. Ieri i presidenti dell'Istituto superiore di sanità e del Consiglio superiore di sanità, rispettivamente Silvio Brusaferro e Franco Locatelli, hanno fatto il punto sulle misure adottate nel decreto del governo. «Vanno nella direzione di contenimento della circolazione del virus», ha precisato Brusaferro, elencando le principali raccomandazioni che sono, per gli anziani di restare a casa, per tutti di mantenere una distanza fisica dagli altri di almeno un metro secondo quanto invita a fare anche l'Oms «con cui lavoriamo a contatto», specificano i due esperti. «Quindi è importante evitare luoghi affollati». Niente abbracci, strette di mano, no a convegni, competizioni sportive, utilizzo della mascherina solo se si sospetta di essere malati. «Le mani sono un veicolo di infezione», ha ricordato il presidente dell'Iss. Ai primi sospetti di poter essere stati contagiati «non si deve andare al pronto soccorso ma bisogna restare a casa e contattate il proprio medico, o utilizzare i numeri verdi delle Regioni», si è raccomandato Brusaferro. «Stiamo lavorando in uno scenario completamente nuovo, le misure vengono adottate perché tutti possano beneficiare delle migliori cure disponibili», ha precisato Locatelli, annunciando gruppi di lavoro per identificare percorsi preferenziali per i pazienti oncologici. Il presidente del Consiglio superiore di sanità è convinto che «le acquisizioni e l'esperienza che stiamo facendo magari aiuteranno anche altri Paesi che hanno un sistema sanitario meno strutturato del nostro». Sul fronte italiani contagiati all'estero, si è registrato il rientro di 7 dei 23 lodigiani che erano stati bloccati in India. Due, trovati positivi, rimangono ricoverati, mentre 14 sono in quarantena in un centro ospedaliero alla periferia di Delhi.
L'ex amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel (Imagoeconomica)