2025-09-11
Pure da noi se il killer imbarazza i buonisti la notizia va occultata
Quando il bandito è un immigrato, tra i media scatta il silenzio o la ricerca di attenuanti. Proprio come con Pamela Mastropietro e Desirée Mariottini.Ci sono volute quasi tre settimane per vedere tutte le immagini. Iryna Zarutska, candida ragazza ucraina rifugiata negli Stati Uniti, è stata uccisa il 22 agosto a Charlotte, nel North Carolina. Il suo assassino è Decarlos Brown Jr, afroamericano di 34 anni con una mostruosa collezione di precedenti penali, che però girava libero, e armato. Le telecamere di sorveglianza della metropolitana hanno ripreso gli ultimi, agghiaccianti istanti della vita di Iryna: i suoi occhi sgomenti nel momento in cui il sangue sgorga e le versa via ogni forza, infine l’attimo in cui la ragazza si spegne e si accascia al suolo. Iryna aveva appena 23 anni. Brown l’ha colpita da dietro con un coltellino, più volte e con furia brutale, senza motivazione alcuna se non i pensieri malati che gli scorrevano in testa come lava. Pare abbia detto «ho colpito quella bianca», e in effetti ha infierito sull’unica persona di pelle chiara presente sul vagone. Sappiamo come sarebbe andata in altre circostanze. Se Brown fosse stato un disadattato bianco, magari con simpatie di estrema destra, e avesse colpito a morte una ragazza nera, oggi probabilmente gli Stati Uniti sarebbero messi a ferro e fuoco dalle manifestazioni, i giornali farebbero da settimane titoli di prima pagina sul caso, le televisioni ospiterebbero un dibattito dopo l’altro sul razzismo sistemico, i pregiudizi imperanti, il patriarcato bianco. Invece, Iryna non rispetta i canoni dell’etnicamente corretto, e Decarlos Brown è sì un delinquente recidivo e brutale, ma è pure membro di una minoranza perseguitata di cui, per definizione, bisogna avere compassione. Dunque i titoloni non ci sono stati, i grandi talk nemmeno, figuriamoci le manifestazioni. I media internazionali hanno scelto l’autocensura: non potendo gridare al razzismo hanno fatto finta di niente. E se il caso non fosse clamorosamente esploso sui social, oggi probabilmente sarebbe già stato ampiamente dimenticato. E il problema, guardate, non è affatto dei soli Stati Uniti, anzi. Ieri e nei giorni precedenti, sulla nostra stampa, la storia di Iryna non compariva. Eppure erano appena state rilasciate le immagini spaventose dell’omicidio, sulla vicenda sono intervenuti Donald Trump, politici destrorsi di ogni ordine e grado, Elon Musk... Possibile che una faccenda di questo tipo non meritasse un titolo di prima pagina o un affaccio nei programmi televisivi? L’omicidio di Iryna è uno dei più atroci che si possano immaginare, anzi immaginarlo non si può perché una persona equilibrata mai si farebbe venire in mente di pensare a un assassino che entra nella metro e uccide la prima ragazza bianca che trova. Eppure è passato sostanzialmente inosservato per giorni. Diciamo la verità: la cosa non stupisce affatto. Al contrario potremmo dire che rientra perfettamente nella normale routine. Ogni volta che il criminale, lo stupratore o l’assassino hanno il colore della pelle sbagliato, o magari sono arrivati a bordo di un barcone, o ancora appartengono a una minoranza che per qualche ragione si vuole discriminata e va protetta, beh allora per loro scatta la giustificazione, ottengono una sorta di perdono mediatico dei peccati. Ormai è una abitudine consolidata: dai titoli scompare ogni indicazione sulla provenienza dei criminali, si evita di citarne la nazionalità, o l’appartenenza politica, religiosa o culturale. In altri e peggiori casi si tenta di sminuire la portata del dramma, di cancellarlo dalla scena, di sorvolare e passare ad altro. È accaduto con la povera Iryna negli Usa, ma non è che in Italia con Pamela Mastropietro o Desirée Mariottini sia andata poi molto diversamente. Due ragazzine uccise da immigrati, in modo barbaro e brutale. Due vite su cui hanno infierito persone che manco avrebbero dovuto trovarsi qui. Ma sui giornali e in tv di spazio ne hanno trovato pochino. E più la destra parlava di loro, meno i talk se ne occupavano. Dopo tutto questa è la regola: se una storia di cronaca porta consensi alla destra, non bisogna spingerla, anzi occorre occultarla, sgonfiarla, magari suggerendo che le vittime siano povere drogate che si sono messe in una brutta situazione, o ripetendo la manfrina secondo cui «in Italia ci sono soprattutto stupratori italiani». È curioso davvero: per la morte di Iryna non si sentono le strida delle transfemministe, non leggiamo editoriali roventi contro il patriarcato imperante, non sentiamo sermoni sulla cultura dello stupro. E non li abbiamo sentiti nemmeno per Pamela, Desirée e molte altre. Non sentiamo paternali sulla mascolinità tossica o sulla cultura strutturalmente violenta. Il più delle volte, non sentiamo niente niente, anche se vengono uccise delle donne. Anche se, almeno in teoria, le vite di queste ragazze dovrebbero contare.
Il presidente di Assoprevidenza Sergio Corbello (Imagoeconomica)
Il presidente di Assoprevidenza Sergio Corbello: «Dopo il 2022 il settore si è rilanciato con più iscritti e rendimenti elevati, ma pesano precariato, scarsa educazione finanziaria e milioni di posizioni ferme o con montanti troppo bassi».