2018-11-11
Non solo babbo Renzi, il faccendiere Russo frequentava i potenti e gestiva affari veri
Lo fanno passare per un fanfarone, ma le carte dicono che l'uomo vicino a Tiziano aveva bei contatti: dal sindaco Giorgio Gori, che ha raccontato in Procura che nel periodo 2011-2012 ha collaborato con Renzi, allora sindaco di Firenze, al governo.Tace con i giornalisti, ma anche con i magistrati, forse memore dell'antico adagio «il silenzio è d'oro». Ma il suo mutismo fa a pugni con l'immagine di esuberante traffichino che emerge nelle carte dell'inchiesta Consip. Qui il giovane lobbista Carlo Russo è accusato di millantato credito, ma a ben leggere i pubblici ufficiali di cui spendeva il nome un po' di fiducia in lui dovevano riporla. Per esempio a casa di Russo è stato ritrovato il curriculum di un importante boiardo, per qualche mese indagato insieme con lui. Forse neanche i pm sono così sicuri di avere di fronte un semplice fanfarone e gli hanno aggravato le contestazioni, nella speranza di stanarlo. Matteo Renzi ai magistrati ha dichiarato: «Non conosco Carlo Russo, anche se non posso escludere di averlo incontrato in una delle tante occasioni pubbliche». Ma l'ex premier è forse un po' troppo distratto visto che conoscono Russo molti dei suoi fedelissimi, a partire da Luca Lotti e Maria Elena Boschi. Il padre dell'ex premier, Tiziano Renzi, ha spiegato: «Lo conobbi prima del 2012 per ragioni professionali, legate a un volantinaggio per conto di un'azienda della sua ex moglie. Il rapporto da professionale si trasformò in rapporto umano, poiché egli aveva una vita personale complicata dal fatto di avere due figli da due diverse donne. Vidi una persona in difficoltà e gli proposi di andare a Medjugorje. (…)». Tiziano fece da padrino al battesimo del figlio di Russo e si preoccupò di trovargli un contatto «per il percorso di annullamento del matrimonio». Da quel momento Russo entra nel salotto buono della politica cittadina e riesce a lasciarsi alle spalle alcuni rovesci imprenditoriali, che gli avevano causato problemi economici e giudiziari.Il sindaco di Bergamo Giorgio Gori ha raccontato in Procura che nel periodo 2011-2012 ha collaborato con Renzi, allora sindaco di Firenze, per organizzare sia la Leopolda sia la partecipazione alle primarie del Pd: «In quel lasso temporale ero solito recarmi a Firenze un paio di giorni alla settimana e, in una di quelle occasioni, conobbi Carlo Russo che frequentava il gruppo di persone legato all'ambiente del Comune di Firenze. Non mi ricordo chi me lo presentò, forse Luca Lotti». Russo era uno del giro. Chi lo conosce bene e continua a frequentarlo è un consulente del lavoro di Nola, Raffaele Manzi, che ha iniziato la sua carriera con l'aiuto di un deputato dell'allora Pds, il quale gli presentò imprenditori d'area con cui iniziò a collaborare. L'uomo è oggi consulente della Ceg Spa, società aretina che produce materiale elettronico, principalmente accumulatori per pozzi petroliferi: «Fui io a presentare a Russo Uberto Canaccini, ad e socio di maggioranza della Ceg Spa. In seguito alla mia presentazione tra i due non solo è nata una profonda amicizia, ma Russo è stato assunto prima con contratto a tempo determinato e poi a tempo indeterminato quale responsabile commerciale della società». Russo ottenne il nuovo posto di lavoro nel 2015 e per il suo contributo, annotano i finanzieri, la Ceg lo gratifica con 8.000 euro al mese. Uno stipendio di tutto rispetto e probabilmente meritato. Per esempio la Ceg nel novembre 2016 ha fatto parte di una missione di aziende italiane volate in Iran al seguito del governo. Un exploit di cui Russo si vantò con un testimone della Procura: «Mi disse di aver partecipato quale membro di una delegazione ufficiale in Iran» alla ricerca di «possibilità di lavoro per imprese italiane». Oggi il giovanotto si dice si occupi di questioni petrolifere con personaggi di primo piano sia in Russia sia in Italia e frequenterebbe importanti dirigenti dell'Eni. Continua Manzi: «Carlo Russo nel 2015-2016 quando Matteo Renzi era in ascesa si accreditava come persona in confidenza con il padre Tiziano che chiamava per nome, per cui la sua frequentazione poteva essere utile». Nel 2015 Russo chiede a Manzi di trovare un finanziamento per la campagna elettorale del sindaco di Rignano sull'Arno per fare «una bella figura» con Tiziano Renzi e il consulente ne approfittò per chiedere un sostegno al cugino Andrea Manzi, sindaco di Casamarciano, il quale per contrasti con la segreteria provinciale del Pd, era stato costretto a presentarsi alle elezioni senza il patrocinio dem. «Russo era una persona che diceva di avere una diffusa rete relazionale, e per quanto mi consta, mostrò che questo contatto era effettivo, allorquando presentò Assunta Tartaglione (segretaria regionale del Pd) a mio cugino in mia presenza» prosegue Manzi. Risultato: la Tartaglione, all'epoca deputata renziana del Pd, «prese atto delle ragioni di Manzi con un intervento pubblico». Una decisione che venne accolta con stupore da militanti e media locali. Manzi, davanti agli inquirenti, conferma la versione del sindaco Gori: «Russo mi diceva di conoscere bene Lotti e di averlo conosciuto nell'ambito dell'organizzazione della Leopolda e delle primarie a supporto di Matteo Renzi. Ricordo che mi disse che Lotti lo aveva sconsigliato dal frequentare Romeo» che in quel momento era finito sotto inchiesta a Napoli. Dunque tra i due ci sarebbe stata una certa confidenza. Non smentita da un altro episodio. In vista delle elezioni regionali pugliesi Russo si propose per sostenere il futuro governatore Michele Emiliano, accreditandosi come amico di Lotti e di Maria Elena Boschi. L'ex ministro non smentì: «Lo conosciamo (…) Ha un buon giro tramite il mondo della farmaceutica, se lo vedi 10 minuti non perdi il tuo tempo».La segretaria di Emiliano si appuntò, dopo una telefonata, che Russo aveva «avuto un mandato ufficiale da Matteo Renzi di farsi una chiacchierata informale» con il governatore «per trovare una quadra». Russo diceva a tutti: «Mi manda Picone». E nessuno lo smentiva. Secondo i magistrati l'imprenditore Alfredo Romeo, al centro dell'inchiesta Consip, venne portato da Russo a un incontro con Tiziano Renzi. Ma quel canale venne bloccato da un certo Francesco, secondo il quale, un personaggio non identificato, ma evidentemente potente, aveva paura «dei casini che fa quello». Pare che il problema, per i misteriosi consiglieri di Romeo e del suo consulente Italo Bocchino, fosse babbo Tiziano e non Russo, il presunto millantatore.