2021-03-15
«Niente cittadinanza facile finché la Lega sta al governo»
Il sottosegretario all'Interno, Nicola Molteni: «Ecco perché è importante essere nell'esecutivo Draghi, nessuno dimentichi che il centrodestra è metà Paese. Modello inglese per gli immigrati».Nicola Molteni (Lega) si occupa da anni di sicurezza, immigrazione e giustizia. Sottosegretario all'Interno nel governo gialloverde, è tornato al Viminale, nella stessa posizione, anche nel governo Draghi. Non giriamoci intorno. Lei, con Matteo Salvini, è stato uno dei coautori della linea sull'immigrazione che si è tradotta nei decreti Salvini. Il suo attuale ministro, Luciana Lamorgese, è stata invece responsabile di una profonda riscrittura, qualcuno dice di un'operazione di smontaggio, di quei provvedimenti. Ora siete nello stesso palazzo. Come fate? «Con dialogo, confronto e collaborazione. La scorsa settimana abbiamo avuto un incontro con il ministro Lamorgese, con me e con Matteo Salvini: è stato un colloquio franco e orientato alla collaborazione. Io continuo a ritenere che i decreti Salvini siano stati importantissimi, orientando la politica italiana verso la legalità e il contrasto all'immigrazione illegale. Dunque li difendo e li rivendico, anche se, dopo quello che è avvenuto con il governo precedente, sono consapevole che oggi purtroppo non ci siano le condizioni politiche per un'ulteriore modifica normativa. Però io al Viminale sono l'unico sottosegretario di centrodestra, e dunque rappresento le posizioni almeno di metà del Paese. Questo devono ricordarlo tutti».Al di là del passato, si pone il tema del futuro molto prossimo. Già un paio di settimane fa, dieci giorni di bel tempo e mare sereno hanno fatto moltiplicare gli sbarchi. Appena arriva la bella stagione, ricomincerà il via vai da Libia e Tunisia. Che farete? «Fatta la premessa sulla collaborazione e sul clima positivo, e ribadito che il timone è in primo luogo nelle mani del presidente del Consiglio, ci sono quattro modi per affrontare l'immigrazione: la risposta internazionale (e non c'è stata), quella europea (è stata del tutto insufficiente), quella nazionale (di Italia, Spagna, e così via), e quella operativa (ciò che va fatto concretamente nel Mediterraneo). Noi abbiamo detto a chiare lettere che se abbiamo avuto 6.000 sbarchi già nei primi due mesi dell'anno (contro i 2.600 dell'anno scorso e gli appena 350 dell'anno precedente), è evidente che i rischi per la primavera siano altissimi».Matteo Salvini, in un intervento al Senato che la sinistra ha vissuto molto male, ha evocato la parte delle politiche europee che a Pd e compagni piace meno. Sull'immigrazione, il vostro leader ha ricordato che è con le regole esistenti che la Francia chiude le frontiere, e che la Germania ci rimanda indietro chi è sbarcato da noi… Ci spieghi la parte delle linee Ue più convincenti per voi, immagino a partire dalla difesa dei confini esterni Ue.«Parto da ciò che Draghi stesso ha detto in Aula. Primo, solidarietà e responsabilità da coniugare, quindi un chiaro invito al coinvolgimento europeo e alla difesa delle frontiere esterne. Secondo, il negoziato in Ue per il patto per l'asilo e l'immigrazione, su cui la proposta di Ursula von der Leyen non va bene: non si supera Dublino, non c'è rotazione dei porti, non si supera il problema che coinvolge solo i Paesi di primo approdo. Terzo: rimpatri da fare a livello europeo. Questa è la sfida».C'è però l'altro lato della questione. A partire dagli accordi di Malta, mitizzati dalla Lamorgese, il coinvolgimento dei Paesi non di primo sbarco è volontario, e non c'è modo di incastrarli. Questo è un punto inaggirabile, che dovrebbe spingere l'Italia a non far sbarcare, altrimenti i guai poi sono tutti nostri.«La soluzione è la modifica del patto. Noi diciamo: meno partenze, e quindi meno morti, e quindi meno sbarchi. E occorre anche un incremento degli hotspot: ma sui territori di partenza e di transito, non su quelli di approdo. Serve su tutto questo una forte sollecitazione da parte di Italia, Spagna, Malta, Grecia, Cipro verso il resto dell'Ue. E guardi che il problema non sono tanto e solo i Paesi di Visegrad, ma anche tanti Paesi “europeisti" del Nord Europa…».Altre vostre proposte concrete?«Al ministro ne abbiamo suggerite altre due. Nel 2017 l'allora ministro Minniti adottò il codice di condotta delle Ong. Alla luce degli ultimi fatti e inchieste, occorre una revisione restrittiva. Ancora: nel secondo decreto sicurezza, all'articolo 12, c'è un fondo premiale per i rimpatri: va rifinanziato e soprattutto applicato».Il processo a Salvini, a partire dalle testimonianze dell'ambasciatore Massari e della Larmorgese, mostra l'inconsistenza delle accuse contro il vostro segretario. Ma allora perché la sinistra al Senato lo ha mandato a processo? «Perché pensavano che fosse l'unico modo per battere Salvini e la Lega. Ma ora è chiaro che Salvini esercitò i suoi poteri come ministro, fece scelte condivise dal resto del governo, e tutelò l'interesse nazionale. Semmai, è il fatto che le Ong stazionino nel Mediterraneo a rappresentare oggettivamente un rischio».Ora si comincia a parlare (alcuni lo fanno da anni, sempre aggrediti da sinistra) del rischio che anche tramite barconi possano infiltrarsi potenziali terroristi…«Lo hanno spiegato bene i Servizi nella relazione al Parlamento. Ci sono due canali, come ben sappiamo: i barchini autonomi e le attività dei trafficanti. Io sono garantista, ma leggo nelle inchieste l'evocazione di possibili collaborazioni tra scafisti e Ong. Purtroppo tutti dobbiamo essere consapevoli che se l'immigrazione resta incontrollata e non gestita, i rischi di infiltrazione terroristica esistono». È immaginabile per l'Italia un modello Regno Unito sull'immigrazione, un meccanismo a punti che imponga conoscenza della lingua e un contratto di lavoro? Visto da destra, è un modo per acquisire immigrazione limitata e di qualità, visto da sinistra è un modo per evitare uno spaventoso ribasso dei salari. Ci arriveremo? «La strada per il futuro dovrebbe essere quella. I Paesi seri scelgono chi far entrare in base alle competenze e alle esigenze del loro mercato del lavoro, non subiscono l'immigrazione. Altrimenti c'è solo sfruttamento, caporalato e schiavitù, contro cui tutti dovrebbero battersi».Veniamo al punto più dolente. Tutti vediamo i notevoli passi in avanti sul piano vaccinale rispetto al Conte 2, mentre purtroppo sulle chiusure la continuità è assoluta. Il nostro giornale ha titolato sabato sul rischio di un «ConteDraghi».«Io penso che ci siano state alcune scelte acclarate di discontinuità: non c'è più Domenico Arcuri, come su altri piani non ci sono più Lucia Azzolina e Alfonso Bonafede. Sui vaccini, le nuove responsabilità della Protezione civile e dell'ex capo della logistica dell'esercito sono garanzie di efficienza e serietà. Sul resto, scontiamo purtroppo i ritardi e gli errori del passato».Però il tema delle chiusure è pesantissimo. Se abbiamo ancora bisogno di 6-7 mesi per vaccinare, non sarebbe ragionevole puntare su protocolli (sia pure cauti, rigorosi) di riapertura delle attività?«Ovvio che rispondo di sì. E chi ha sottoscritto protocolli e linee guida, anche investendo risorse, ha il sacrosanto diritto di svolgere la sua attività. Più in generale, credo che siamo davvero all'ultimo miglio: nessuno più di noi è consapevole che il Paese debba tornare a lavorare, sperare, vivere. Purtroppo la condizione che ha fatto cambiare le cose sono queste varianti».A che servono il coprifuoco e la chiusura serale dei ristoranti? Non c'è base scientifica…«Logica vorrebbe il contrario: se dilati lo spazio temporale, eviti l'assembramento. Comunque credo che siano all'ultima chiusura. Presto potremo dire che tutto ciò appartiene definitivamente al passato. E per quest'ultimo sacrificio pretendiamo indennizzi automatici e immediati a 3 milioni di cittadini: il decreto ci sarà nei prossimi giorni. Sappiamo che non basta, e infatti ci sarà un ulteriore scostamento».Dite che stavolta avete fatto un decreto legge e non un famigerato dpcm. Bene. Però per avere un vero coinvolgimento del Parlamento occorre che la discussione avvenga subito. Se invece si useranno tutti i 60 giorni, il dibattito sarà «a babbo morto».«Sono d'accordo. Però stavolta, oltre a non esserci un dpcm, c'è stato anche un ampio confronto con Regioni e territori».In ogni caso, purtroppo, queste norme ci sono. Eviteremo attività parossistiche di caccia agli italiani? L'anno scorso la primavera fu segnata da droni, inseguimenti di chi correva in spiaggia, perfino di chi portava a spasso il cane…«Gli italiani sono stati straordinari in tutto questo tempo. Concordo con il ministro Lamorgese, che ha sottolineato questo aspetto. Quanto ai controlli, ovviamente servono, ma, come sta accadendo, sono certo che avverranno con intelligenza ed equilibrio».Questione sicurezza. Un vostro cavallo di battaglia è dotare le forze dell'ordine del taser. È partita la terza gara. I dispositivi risponderanno finalmente ai requisiti richiesti?«L'iniziativa sui taser nasce nel 2014. Il ministro Salvini dispone la sperimentazione nel 2018, poi è stata rinnovata in 12 città, dotando del dispositivo poliziotti, carabinieri, finanzieri. Le gare si sono inceppate per presupposti tecnici, e ovviamente seguiremo la vicenda. Il taser serve: non è strumento di offesa, ma di difesa e deterrenza, è già efficace per il solo fatto di averlo e mostrarlo, e funziona in 100 Paesi al mondo. La cosa deve andare a buon fine».Ha visto che Enrico Letta ricomincia con lo ius soli?«Mai lo ius soli con la Lega al governo. Ecco perché è importante essere nell'esecutivo Draghi».