2024-10-06
Netanyahu: «Risposta all’Iran? Un diritto». Washington in allerta
Benjamin Netanyahu (Ansa)
La replica: «Non temiamo nulla». Dato per morto Hashem Safieddine, successore di Hassan Nasrallah. L’Idf elimina 400 miliziani libanesi.Ormai è questione di giorni, se non addirittura di ore. L’esercito israeliano è pronto a sferrare un attacco all’Iran, come segno di rappresaglia al massiccio lancio di missili subito lo scorso martedì. A riferirlo è la stampa israeliana, secondo cui l’Idf sta pianificando una «risposta seria e significativa» all’inizio della prossima settimana. Non una data casuale, visto che domani, 7 ottobre, ricorre il primo anniversario del tragico e brutale pogrom compiuto dai terroristi di Hamas nei kibbutz dello Stato ebraico. Il sito di informazione Ynet, in particolare, ha citato funzionari statunitensi e appreso che il generale a capo del comando militare centrale americano, Michael Kurilla, è atteso in Israele per coordinare l’azione contro l’Iran. Nei giorni precedenti la Casa Bianca aveva detto che Israele ha tutto il diritto di rispondere all’attacco iraniano, purché sia proporzionale. Il nodo al centro dei colloqui tra gli alleati riguarda la possibilità che l’esercito israeliano miri agli impianti nucleari. Un’eventualità scongiurata dagli Stati Uniti, ma non esclusa da Tel Aviv, stando a quanto dichiarato da un funzionario dell’amministrazione Biden alla Cnn. Il presidente americano ha detto ieri di non aver ancora discusso con Benjamin Netanyahu, che in serata ha chiarito ogni dubbio: «Risponderemo all’Iran, è un nostro diritto».Il nemico, tuttavia, mostra una certa tranquillità. Il ministro del Petrolio, Moshen Paknejad, si è dichiarato «non preoccupato» di fronte all’ipotesi di un raid israeliano contro infrastrutture e impianti energetici. In ogni caso, il rischio che la vendetta israeliana possa provocare un’ulteriore risposta dell’Iran è molto forte. Il ministro degli Esteri di Teheran, Abbas Araghchi, durante una conferenza stampa a Damasco ha minacciato che «la replica dell’Iran a qualsiasi aggressione da parte del regime sionista sarà ancora più forte e severa». Il politico del regime degli ayatollah si è recato prima in Libano e poi in Siria dicendo di «lavorare per la pace» e per chiamare a raccolta il cosiddetto «asse della resistenza», invitando tutti i Paesi amici a «moltiplicare e coordinare gli sforzi per porre fine alle aggressioni di Israele». Ieri ha parlato anche Bashar Al Assad. Il presidente siriano ha classificato l’attacco iraniano come una punizione impartita da Teheran a Tel Aviv: «Il lancio di missili è stato una risposta forte e ha dato una lezione all’entità sionista sul fatto che l’asse della resistenza è in grado di compiere deterrenza verso il nemico e sventarne i complotti». Parole non del tutto inclini a sposare la necessità invocata da Iran, Libano e Siria sul raggiungimento di un immediato cessate il fuoco nel Paese dei cedri e nella Striscia di Gaza. Proprio in Siria si stanno dirigendo oltre 200.000 sfollati libanesi in cerca di riparo dai raid israeliani. Un attacco aereo, secondo Al Jazeera, avrebbe colpito e danneggiato l’autostrada che fa da raccordo tra i due Paesi confinanti dopo che i militari israeliani avevano esortato la popolazione del Sud del Libano ad abbandonare la zona e di non fare ritorno nelle proprie case per via delle operazioni militari. Il capo di stato maggiore dell’Idf, Herzi Halevi, ha affermato che è necessario continuare a colpire Hezbollah in Libano «senza sollievo e senza concedere una tregua all’organizzazione». Secondo fonti vicine ai miliziani del Partito di Dio, l’esercito israeliano starebbe provando a sfondare via terra nella città di Odaisseh. Finora, fa sapere l’Idf, sono stati distrutti diversi tunnel e depositi di armi utilizzati da Hezbollah per lanciare razzi verso Israele, oltre a una moschea adibita a centro di comando. Negli scontri sono stati uccisi oltre 400 terroristi, tra cui diversi comandanti. Lo Shin Bet ha confermato la morte di due comandanti di Hamas, Saeed Atallah Ali e Mohammed Hussein al-Lawis, mentre secondo alcuni media israeliani, nella notte tra giovedì e venerdì, sarebbe morto anche Hashem Saffieddine, designato come il successore di Hassan Nasrallah a capo dell’organizzazione filo iraniana. La notizia della morte non è ancora stata confermata, ma secondo Sky News Arabia sono quasi inesistenti le possibilità che Safieddine possa essere sopravvissuto all’attacco. Il comandante della Forze Quds dei Guardiani della rivoluzione iraniana, Esmail Qaani, invece, è rimasto ferito in un raid a Beirut. Hezbollah, tuttavia, non rinuncia al lancio di razzi verso lo Stato ebraico: nella sola giornata di ieri ne sono stati fatti partire 110. Alcuni sono andati a bersaglio colpendo la base aerea di Ramat David nei pressi di Haifa e le truppe israeliane nella zona di Yarun; mentre nel Nord di Israele e nella baia di Haifa ieri hanno continuato a suonare le sirene anti missili. Nella Galilea, invece, sono piovuti nella sola giornata di ieri 25 razzi, tutti intercettati dallo scudo Iron Dome o finiti in aree aperte e non abitate. Le forze di difesa israeliane continuano a esercitare una forte pressione anche a Gaza dove, in occasione dell’anniversario del 7 ottobre, è prevista una significativa espansione delle operazioni militari. Su X, il portavoce dell’Idf Avichay Adraee, ha postato una mappa dove sono indicate ai civili le aree da sgomberare. Nel Nord dell’enclave palestinese, a Beit Hanun, colpi di artiglieria sparati dai soldati israeliani hanno causato almeno quattro morti e diversi feriti. A ormai un anno esatto dall’inizio del conflitto, dal ministero della Sanità di Gaza è arrivato il quotidiano bilancio, giunto a 41.825 vittime e 96.910 feriti.
Jose Mourinho (Getty Images)