Lo studio legale che assiste la compagnia aerea tedesca si aggiudica le prestazioni dell'avvocato spagnolo Carles Esteva Mosso. Peccato che l'esperto venga dalla burocrazia Ue che in era Covid ha dato 296,7 milioni ad Alitalia e 9 miliardi al gruppo di ColoniaLufthansa è una compagnia aerea fortunata. Dopo pochi mesi dallo scoppio della crisi economica causa Covid, lo Stato tedesco è subito intervenuto con 9 miliardi, tra ricapitalizzazione e garanzie statali su prestiti, subito autorizzati da Bruxelles. Poi da anni si avvale dei servizi dello studio legale Latham & Watkins, che l'ha assistita in numerosi procedimenti davanti alle Corti Ue ( e nei rapporti con la Dg Concorrenza della Commissione in materia di antitrust ed aiuti di Stato. Parliamo di un prestigioso studio legale con sedi in tutto il mondo. Carles Esteva Mosso è il nome di un avvocato spagnolo che dal 1994 lavora alla Dg Concorrenza presso la Commissione Ue e che, dopo essersi occupato di fusioni, dal 2019 si occupa di aiuti di Stato, nel delicato ruolo di vice direttore generale. A marzo 2020 arriva il Covid e cosa succede? L'avvocato Mosso si è trovato alle prese con delicatissimi dossier. La sua direzione è stata il crocevia di decisioni vitali per interi settori produttivi, tra cui ovviamente quello dell'aviazione civile. Circa 600 decisioni di autorizzazione, tra cui circa 15 relative a compagnie aeree. Quasi tutte beneficiarie dai rispettivi Stati di importanti contributi a fondo perduto, garanzie su prestiti e ricapitalizzazioni dirette. Parliamo di 7 miliardi per Air France, 9 miliardi per Lufthansa, 1,2 per l'operatore turistico tedesco Tui, oltre a numerosi altri di minore entità. E per Alitalia? Solo 199 milioni, seguiti da 73 e infine da 24,7. Per un totale di 296,7 milioni. Briciole rispetto alla perdita di fatturato sofferta sin da marzo 2020, e autorizzate con ritardo solo dopo una difficile interlocuzione tra gli uffici di Bruxelles e Roma, al punto che la carenza di liquidità ha costretto i commissari a ritardare il pagamento degli stipendi di marzo e non anticipare più la cassa integrazione a carico dell'Inps.Ma lunedì 12 aprile è arrivato il colpo di scena. Latham & Watkins ha annunciato che Mosso è entrato a far parte, come socio, del loro team di professionisti, occupandosi di antitrust e concorrenza, il pane che ha masticato quotidianamente per 25 anni negli uffici della Commissione. Ritrovandosi spesso a contrastare i ricorsi davanti alle Corti Ue proposti dai suoi ormai prossimi colleghi. «È uno dei principali professionisti nel suo campo, e porterà un'ampiezza di esperienza senza precedenti, di enorme valore per i nostri clienti». Così la prestigiosa law firm ha salutato l'ingresso di Mosso.Quando il sito Dagospia nei giorni scorsi ha fatto rilevare che L&W era stato coinvolto nella decisione degli aiuti a favore di Lufthansa, i legali hanno fermamente smentito di aver assistito i tedeschi in quella vicenda. A una successiva nostra richiesta di chiarimenti, telefonica e via mail, hanno ribadito la loro estraneità all'ultimo dossier aiuti di Stato per Lufthansa, ma hanno rifiutato di commentare la nostra esplicita domanda tesa a comprendere l'eventuale esistenza di motivi di conflitto di interessi per Mosso, considerati i dossier che ha gestito solo fino a qualche giorno fa e l'innegabile fatto che Lufthansa, ma anche la tedesca Tui beneficiaria di aiuti, sia loro abituale cliente. Infatti, i suoi partner Sven Volcker e Ruiz Calzado hanno più volte difeso le ragioni di Lufthansa davanti alla Corte generale della Corte di giustizia europea, uscendo spesso vincenti contro la Commissione Ue e l'avvocato Volcker, un'autorità in materia, sarà proprio il collega di Mosso presso l'ufficio di Bruxelles. Abbiamo evidenza di diversi giudizi in materia di aiuti di Stato e antitrust in cui compare tra i legali di Lufthansa il nome di Volcker. Sono numerosi i riferimenti sul Web relativi all'assistenza legale fornita da L&W ai tedeschi in contenziosi con la Commissione.Nulla da obiettare sulle legittime scelte dello studio legale, ma si apre un enorme ventaglio di domande sull'operato di Mosso. Poiché è ragionevole ipotizzare che sia stata una scelta in gestazione almeno da qualche mese, ci chiediamo quale sia stata la serenità ed equità di valutazione dell'avvocato mentre decideva sul dossier di un cliente del suo futuro studio o impediva ad Alitalia, concorrente dei tedeschi, di ricevere aiuti dal governo. È possibile varcare una porta girevole con tale disinvoltura? Ora della faccenda si fa carico una interrogazione ad hoc di un gruppo di europarlamentari della Lega che chiederà di far luce sui fatti. Sulla compagnia di bandiera italiana pesano già le difficoltà pre Covid, e una storia di perdite ripianate dallo Stato fino agli ultimi prestiti ponte. La Dg Concorrenza è stata inflessibile. Ha richiesto una discontinuità tra la newco di Stato a cui dovrebbero essere trasferite tutte le attività essenziali di Alitalia. Pretende che per due anni almeno non si usi il marchio, oltre a dimezzare gli slot di Linate. Per soddisfare i diktat di Margrethe Vestager e del suo vice Mosso, si dovrebbe far decollare una mini compagnia con soli 47 aerei di cui sei a lungo raggio. Ieri su questi temi ha alzato la voce Giancarlo Zeni, dg di Alitalia. Intervenendo in un'assemblea straordinaria in Campidoglio, Zeni ha rilevato che «la Commissione ha erogato 296 milioni di aiuti per noi quando altre compagnie hanno beneficiato di supporti per svariati miliardi. La realtà è che paghiamo un pregiudizio storico a Bruxelles perché per oltre 20 anni i risultati operativi sono stati insufficienti. Non è vero che solo le compagnie aeree che erano in salute hanno ricevuto autorizzazione da Bruxelles a ingenti aiuti».Sapere che chi ha richiesto questi sacrifici, da domani sarà il legale anche di Lufthansa non lascia sereni. Perché chi lavora a questi dossier deve essere «come la moglie di Cesare».
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