2025-10-02
Nell’Ue già picconano il muro anti-droni. I danesi e i tedeschi: «Vanno abbattuti»
A Copenaghen, dubbi sul progetto da Francia e Germania. F-16 polacchi di nuovo in volo. Giorgia Meloni: «Non scordare il fianco Sud».Il muro anti-droni non è stato ancora alzato che già comincia a sgretolarsi: in teoria l’idea piace a tutti; in pratica non c’è l’accordo.Al vertice informale di Copenaghen, protrattosi fino alla tarda serata di ieri, i leader dell’Ue avevano esordito con una gara di allarmismi. «Quella di Mosca è guerra ibrida» ed è «solo l’inizio», ha detto la premier danese, Mette Frederiksen. A Kaja Kallas non è bastato: «Non si tratta di attacchi ibridi», ha rincarato l’Alto rappresentante, «ma di terrorismo sponsorizzato da uno Stato». Eppure, sulla natura dei sorvoli in Scandinavia e in Germania né la Nato né l’Europa hanno risposte precise. Le poche novità arrivano da Afp e Spiegel. L’agenzia stampa ha svelato che una nave, forse appartenente alla flotta fantasma russa, navigava al largo della Danimarca nei giorni dei presunti raid. Per il quotidiano tedesco, alcuni apparecchi senza pilota penetrati nello Schleswig-Holstein avrebbero monitorato una centrale, l’ospedale universitario di Kiel, la sede del governo statale, la Thyssenkrupp e la raffineria di Heide. Studiavano l’area in vista di futuri bombardamenti? Volevano dimostrare di essere capaci di colpire?Nella serata di ieri, Varsavia ha fatto decollare sei F-16 per intercettare due droni Shahed che «potenzialmente» si dirigevano verso la Polonia. Dall’invasione reale a quella solamente possibile. In ogni caso, la retorica di Bruxelles si è sgonfiata.È emerso, hanno riferito alcune fonti, il sostegno a considerare il progetto bellico «una priorità», però manca «l’unanimità». A esprimere riserve è stata la Germania. I Paesi mediterranei hanno chiesto un maggior coinvolgimento delle loro industrie nazionali, visto che, per ora, la corsia preferenziale pare spetti ai produttori ucraini. Lo si evince dalle dichiarazioni del ministro degli Esteri romeno e della numero uno del Parlamento Ue. Sentita da Reuters, la liberale Oana Toiu ha annunciato che Bucarest produrrà droni con Kiev. Roberta Metsola li ha definiti «un’arma primaria», ma ha sottolineato che, se l’Ucraina «è pronta», la loro fabbricazione è sottofinanziata. Tradotto: diamo i nostri soldi a Zelensky. Persino Emmanuel Macron è scettico. Il muro di droni? «A volte», ha commentato, «diffido dei termini un po’ frettolosi. Le cose sono più sofisticate, più complesse. Dobbiamo avere sistemi di allerta precoce avanzati» e sviluppare la dissuasione tramite «capacità di tiro a lungo raggio, con capacità balistiche europee».Berlino, al solito, va da sé. Il ministro dell’Interno tedesco, Alexander Dobrindt, ha comunicato che verranno accelerati i tempi per una nuova legge sulla polizia federale, nella quale si creeranno le basi giuridiche per autorizzare l’abbattimento dei velivoli. La Frederiksen ha riferito che «abbiamo già il mandato di buttarli giù», anche se ciò «deve essere fatto nel modo giusto». Non esistono procedure automatiche: ogni situazione va valutata per quello che è. Vale pure per gli sconfinamenti dei caccia russi. Il Cremlino ha ribaltato sugli occidentali le accuse di «provocazioni» nell’area baltica. Macron, rivendicando con la Faz la «dottrina dell’ambiguità strategica», è rimasto vago: se Mosca viola il nostro spazio aereo, nulla può essere «escluso».Un invito alla prudenza è arrivato da Giorgia Meloni. «La Russia», ha affermato, «credo abbia la necessità di non far notare il fatto che c’era un’offensiva estiva e quella offensiva è fallita». Secondo l’Afp e l’Institute for the study of war, l’avanzata delle truppe di Vladimir Putin starebbe davvero rallentando, specie nel Donetsk. «Dobbiamo avere sangue freddo», ha aggiunto il presidente del Consiglio. «Non dobbiamo rispondere alle provocazioni ma dobbiamo attrezzarci, questo sì». La Meloni ne ha anche approfittato per ricordare alla Nato che non c’è soltanto il teatro orientale: «I confini dell’Alleanza sono estesissimi, non dobbiamo dimenticarci il fianco Sud».La presidente dell’Eurocamera ha segnalato l’imminente via libera a una sfilza di semplificazioni per le imprese e gli investimenti. Guarda un po’, «l’eccessivo livello di regolamentazione» era uno dei pallini del cancelliere tedesco, Friedrich Merz. Al trilogo del 7 ottobre, ha concluso Metsola, si dovrebbe raggiungere un accordo anche sull’Edip, il programma per la difesa 2025-2027 da 1 miliardo e mezzo. Sembra difficile si sblocchi, invece, l’impasse sull’uso degli asset russi congelati. Praga è favorevole; Macron ha chiesto di «rispettare il diritto internazionale», condizione che rende pressoché impossibile appropriarsi di quei beni. «C’è ancora molto lavoro da fare», ha ammesso la Kallas.Viktor Orbán è furioso con Donald Tusk e Ursula von der Leyen (vogliono far «riconoscere la guerra ucraino-russo come la nostra guerra»); è restio a interrompere gli acquisiti di gas e petrolio da Mosca; ed è contrario a sborsare altri quattrini per Volodymyr Zelensky, nonché ad accelerare l’iter di adesione all’Ue dell’Ucraina. L’altra banderuola invisa alla Commissione, il premier slovacco Robert Fico, a Copenaghen non è andato per motivi di salute, legati all’attentato subito lo scorso anno. Si è perso la cena di gala con i reali di Danimarca.
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