
L'olandese Emile Ratelband, fondatore del Ratelband Research Institute e della Ratelband Foundation, autore di 12 libri, un esperto oratore pubblico e motivatore, vuole che gli siano riconosciuti 20 anni di meno. Se il sesso è un opinione, tutto lo diventa. I giudici olandesi devono sbrigarsi ad accontentare Emile Ratelband. Bisogna che gli diano ragione, senza tentennare nemmeno per un secondo, e gli consentano di diventare giovane per sentenza. Per chi non lo conoscesse, il signor Ratelband è «un imprenditore nel settore dello "sviluppo personale", fondatore del Ratelband Research Institute e della Ratelband Foundation, autore di 12 libri, un esperto oratore pubblico e motivatore». Insomma, è un uomo di successo, un pioniere della Pnl (la programmazione neuro linguistica). È diventato milionario a 21 anni, poi è andato in bancarotta per colpa (così dice lui) del suo consulente finanziario. Ma si è ripreso, anzi si è trasformato in un guru motivazionale. In Olanda è una sorta di celebrità televisiva: ha condotto il suo show personale per circa cinque anni sulla tv nazionale, e tiene parecchie conferenze in giro per il Paese. Sul suo sito racconta dei suoi sette figli e annuncia che vivrà almeno fino a 94 anni. Ed eccoci al punto. Il nostro Emile, attualmente, ha 69 anni. Molto ben portati, non c'è dubbio. A guardarlo in foto gliene daresti tranquillamente dieci di meno. Il problema è proprio questo: una foto può ingannare, e persino durante un incontro di persona ci si può confondere sull'età di qualcuno. Ma i documenti ufficiali non mentono: la data di nascita riportata sulla carta d'identità o sul passaporto inchioda chiunque alla glaciale realtà.Qui nasce la grande battaglia di Emile Ratelband. Lui, quei 69 anni, non se li sente proprio. Anzi, vive come se ne avesse venti di meno. Così si è rivolto a un tribunale olandese e ha chiesto di essere ringiovanito. Vuole che gli sia concesso di cambiare la sua data di nascita, in modo che possa diventare a tutti gli effetti un uomo di 49 anni. Si sente vent'anni di meno addosso, ne vuole venti di meno anche sui documenti e all'anagrafe. È così determinato a diventare (o a ritornare) un quarantanovenne che si dice pronto a rinunciare alla sua pensione. In questo modo, sostiene, lo Stato risparmierebbe ben vent'anni di contributi (con un assegno da 1200 euro al mese fanno circa 300.000 euro di risparmio per le casse pubbliche). Avrebbe potuto fare da consulente al governo Monti, il nostro... L'istanza di Ratelband, che appare come una provocazione, in realtà è serissima. E le sue argomentazioni sono granitiche. Egli fa presente che lo Stato olandese (come molti altri in giro per il mondo) già riconosce numerose trasformazioni e offre libertà di scelta su parecchi aspetti dell'essere umano. «Visto che c'è questa libertà di scelta - scelta del nome, libertà di genere - io voglio avere l'età che decido io. Voglio poter decidere di me stesso», ha dichiarato. E ha aggiunto: «Non voglio mentire, voglio essere me stesso, quindi non costringetemi a mentire». Inoltre, il nostro Emile ne fa una questione di discriminazione. Le persone anziane, spiega, vivono ai margini della società e hanno una infinita serie di difficoltà. «Quando chiedo un mutuo, per esempio, mi dicono che è impossibile», ha dichiarato all'Associated Press. «Se vado su Tinder, entro in contatto con donne di 68, 69 anni, ammesso che ce ne sia qualcuna». Il ragionamento fila alla perfezione. È verissimo che, nella società occidentale di oggi, gli anziani vengano discriminati. Dunque Emile appartiene a una categoria problematica. Altre categorie di questo tipo, altre «minoranze discriminate», pretendono riconoscimento e ottengono diritti. L'argomento più forte di tutti, ovviamente, è quello che riguarda il genere sessuale. Oggi le teorie gender dettano legge più o meno ovunque. Ci sono uomini che dichiarano di sentirsi donne, e ottengono il diritto a diventarlo. Anche in Italia non c'è nemmeno più bisogno di cambiare sesso tramite intervento chirurgico: dichiarando che si sta affrontando un processo di transizione, si ottiene il diritto a cambiare il proprio sesso anche sui documenti ufficiali. Di recente, una sentenza della Corte europea ha persino bastonato il nostro Paese perché ha negato per alcuni anni il cambiamento di sesso sulla carta d'identità a un maschio intenzionato a diventare femmina.In altri Stati europei, per cambiare sesso non solo non serve l'intervento chirurgico, ma non è richiesta nemmeno una visita medica né è necessario passare da un tribunale. Negli Stati Uniti, sulle patenti e su altri documenti d'identità è stato introdotto il «gender x». Insomma, basta «sentirsi donna» o «sentirsi uomo» per diventarlo, a prescindere dagli organi genitali che si hanno in dotazione alla nascita. E allora perché un uomo di 69 anni che se ne sente 49 non può cambiare la sua carta d'identità? Il principio, se ci pensate, è esattamente lo stesso. Secondo Alain De Benoist, la teoria gender «si fonda sull'idea che l'identità sessuale derivi da una pura “costruzione sociale", che alla nascita non ci sia alcuna differenza significativa tra maschi e femmine (postulato di neutralità), che l'individuo non debba niente alla natura e che egli possa costruire se stesso a partire dal nulla (fantasma dell'autocreazione)». Ecco: se l'individuo non deve niente alla natura, se tutto è una costruzione sociale, perché non deve esserlo anche l'età?Certo, qualcuno potrebbe notare che la disforia di genere e altri disturbi dell'identità sessuale causano problemi particolarmente gravi, possono distruggere la vita delle persone. Il fatto, però, è che la tendenza attuale è quella di non riconoscere più come «disturbo» né tanto meno «patologia» la disforia di genere. Ormai l'ostacolo è stato aggirato: non si parla più di «problemi» o «sofferenze», ma di «autodeterminazione» e di «libertà». Chiunque può costruirsi da solo: è l'era degli uomini Ikea, che si possono montare e smontare a piacimento, anche senza bisogno delle istruzioni.Non importa dove tu sia nato: puoi migrare e decidere che vuoi vivere in Italia, e allora ti devono dare subito la cittadinanza. Puoi decidere se essere uomo, donna o x. Puoi determinare il tuo aspetto, la tua nazionalità, la tua cultura. E allora perché non sceglierti anche l'età che ti fa sentire più a tuo agio?Forse vi sembrerà uno scherzo, o un paradosso. Ma è pura e semplice logica. Ormai la teoria gender è accettato da chiunque: dai media, dai politici, perfino dai tribunali. Ogni richiamo alla natura viene considerato esempio di bigottismo. Ci sono sentenze che parlano di «due padri» e «due madri», tanto per fare un esempio. La biologia e la realtà non sussistono più. E allora vale tutto, anche il cambio d'età per sentenza. Dunque accontentate subito Emile Ratelband. Ognuno ha diritto ad avere l'età che si sente. Io, per esempio, mi sento 75 anni, quindi pretendo che, da oggi, mi sia versata la pensione in modo che possa godermi il meritato riposo dopo un'intera vita di lavoro.
Emmanuel Macron (Getty Images). Nel riquadro Virginie Joron
L’eurodeputata del Rassemblement National: «Il presidente non scioglie il Parlamento per non mostrare la sua debolezza ai partner europei. I sondaggi ci danno al 33%, invitiamo tutti i Repubblicani a unirsi a noi».
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L'evento organizzato dal quotidiano La Verità per fare il punto sulle prospettive della transizione energetica. Sul palco con il direttore Maurizio Belpietro e il vicedirettore Giuliano Zulin, il ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana, il presidente di Ascopiave Nicola Cecconato, il direttore Ingegneria e realizzazione di Progetto Terna Maria Rosaria Guarniere, l'Head of Esg Stakeholders & Just Transition Enel Maria Cristina Papetti, il Group Head of Soutainability Business Integration Generali Leonardo Meoli, il Project Engineering Director Barilla Nicola Perizzolo, il Group Quality & Soutainability Director BF Spa Marzia Ravanelli, il direttore generale di Renexia Riccardo Toto e il presidente di Generalfinance, Boconi University Professor of Corporate Finance Maurizio Dallocchio.
Kim Jong-un (Getty Images)
- Individuata dagli Usa una base sotterranea finora ignota, con missili intercontinentali lanciabili in tempi ultra rapidi: un duro colpo alla deterrenza del resto del mondo. La «lezione» iraniana: puntare sui bunker.
- Il regime vuole entrare nella ristretta élite di Paesi con un sistema di sorveglianza orbitale. Obiettivo: spiare i nemici e migliorare la precisione delle proprie armi.
- Pyongyang dispone già di 30-50 testate nucleari operative e arriverà a quota 300 entro il 2035. Se fosse attaccata, per reazione potrebbe distruggere Seul all’istante.