2023-03-02
Nelle sue comunicazioni Frontex assicurava: «La nave galleggia bene»
L’agenzia non ha segnalato rischi, dal natante niente Sos: i finanzieri hanno seguito i protocolli e cercato l’imbarcazione solo per dei controlli.Parlano di «strage di Stato», accusano governo e Guardia costiera di non aver voluto salvare i migranti che, a bordo di un barchino proveniente dalla Turchia, sono naufragati nella notte tra sabato e domenica al largo di Crotone. Ma sono i fatti a restituirci un quadro realistico - l’unico possibile - di quanto avvenuto giorni fa nel Mediterraneo. Ed è dai fatti che dobbiamo partire per comprendere le cause della tragedia.Sono le 23.03 di sabato 25 febbraio. A quell’ora precisa Frontex, l’agenzia europea per il controllo delle frontiere, invia una segnalazione alle autorità italiane di cui conosciamo e possiamo riferire i dettagli (a differenza di altri che hanno voluto leggerne solo le parti utili alla loro tesi). La segnalazione viene spedita tramite mail all’International coordination center di Roma, ovvero il punto di contatto italiano della missione Themis svolta dalle forze aeronavali europee. In copia ci sono diverse strutture di Frontex e il Maritime rescue coordination centres (Mrcc) di Roma. Il documento è lungo quattro pagine, e riporta l’ora A in cui il barcone carico di migranti è stato avvistato: sono le 21.26 di sabato. A individuare l’imbarcazione è un Beechcraft 200 Super King Air, velivolo dell’agenzia Frontex, che sta solcando i cieli sopra il Mar Ionio da circa tre ore e 50 minuti, per una missione di perlustrazione. Inquadra il barcone - che si trova a circa 40 miglia a Sud Est di Isola Capo Rizzuto (Crotone) e attiva i sofisticati sistemi di monitoraggio satellitare, che rilevano un telefono satellitare turco.Ciò che scrive Frontex è chiaro: dalle rilevazioni risulta che ci sia «una persona sul ponte superiore». Si parla anche di «possibili ulteriori persone sottocoperta». Le «telecamere termiche», infatti, «rilevano una significativa risposta termica dai portelli aperti a prua». Questo è quanto. Nessuna indicazione di pericolo viene annotata. Si specifica, anzi, che non ci sono persone in mare e che la galleggiabilità della barca è buona. A corredo, ci sono alcune immagini satellitari che confermano il quadro della situazione. Nella scheda che le accompagna, c’è scritto anche che il «motor boat», la barca a motore, viaggia a 6 nodi. Ecco: la segnalazione inviata da Frontex alle autorità italiane è tutta qui. Nessun allarme, nessun pericolo imminente, sospetti sulla presenza di persone a bordo. Solo successivamente - a tragedia ormai avvenuta da giorni - i portavoce di Frontex hanno aggiunto ulteriori particolari al proprio racconto. «L’imbarcazione, che trasportava circa 200 persone, stava navigando da sola e non c’erano segni di pericolo», hanno specificato dall’agenzia. «Le autorità italiane hanno inviato due motovedette per intercettare l’imbarcazione, ma le condizioni meteorologiche avverse le hanno costrette a rientrare in porto. L’operazione di salvataggio è stata dichiarata nelle prime ore di domenica, dopo che il naufragio è stato localizzato al largo di Crotone». Dunque certo, le autorità italiane sapevano dell’esistenza della barca. Ma sapevano anche che - almeno sul momento - non era in pericolo. Ed è per questo che, nella tarda serata di sabato, parte una operazione di polizia e non un’azione di salvataggio. Il Piano nazionale Sar 2020, in linea con le Convenzioni internazionali, infatti, distingue due diversi livelli di pericolo (come stabilito nel 2019) per ciascuna operazione in mare. Il Piano afferma che in caso di pericolo per la vita umana si debbano disporre i primi interventi operativi e informativi, avviando le operazioni di soccorso con tutti i mezzi nella propria disponibilità. Se, però, non vengono segnalati pericoli, scatta un’operazione cosiddetta «law enforcement». Insomma, se il rischio appare grosso, scatta quello che in gergo tecnico si chiama evento Sar, altrimenti si fanno controlli di polizia marittima. Questo dicono le regole, questo avviene sabato. L’aereo di Frontex, a corto di carburante, torna indietro. Ma segnala le coordinate della barca a motore (che poi si scoprirà essere stata ribattezzata Summer Love) la quale, nel frattempo, continua a navigare alla velocità di 6 nodi. Trattandosi di un intervento di polizia, viene interessata la Guardia di finanza. Sono circa le 2.20 di notte e nessuno è andato a «dormire sonni tranquilli», come ha insinuato ieri un giornale.Le condizioni del mare nel frattempo peggiorano. La Guardia di finanza, come svelato ieri dalla Verità, comunica l’attivazione di un proprio dispositivo che già era in mare, la Motovedetta V5006 della Sezione operativa navale di Crotone. Parte anche il pattugliatore veloce Barbarisi da Taranto. Con le onde alte, probabilmente mare forza 7, però, i militari non riescono a individuare la barca sulle coordinate indicate da Frontex. Inoltre segnalano alla loro centrale operativa che nella fase di navigazione si verifica il cosiddetto «beccheggio», un movimento oscillatorio in senso longitudinale che rende difficile la gestione dello scafo. I due mezzi navali militari rientrano. Passa un po’ di tempo, il mare risulta forza 5-6 e i due mezzi provano a riprendere il largo. Le onde però le ricacciano verso la costa. A quel punto i finanzieri - intorno alle 3.30 - desistono. Ma segnalano alle forze di polizia terrestri che in quell’area potrebbe verificarsi uno sbarco e che, a quel punto, i potenziali passeggeri potrebbero essere intercettati dalla costa. Dal comando provinciale della Guardia di finanza di Vibo Valentia parte una segnalazione all’autorità marittima di Reggio Calabria: viene comunicato che le unità navali dei finanzieri hanno dovuto interrompere la navigazione per avverse condizioni meteo. La Finanza richiede all’autorità marittima l’intervento di unità navali per tentare di raggiungere la barca segnalata da Frontex, e non riceve riscontro.Perché la Guardia costiera non interviene? Perché, in linea di principio, non è tenuta a farlo. Dalla barca dei migranti -su cui per altro è presente un telefono satellitare - non è partito alcun Sos e Frontex non ha segnalato pericoli. Dunque tutto è avvenuto nel rispetto dei protocolli. Arrivano così le 3.5o di domenica mattina. La sala operativa della Finanza, tramite la postazione radar sulla costa, individua la posizione del barcone segnalato da Frontex. Alle 3.55 i Carabinieri di Crotone ricevono una telefonata quasi incomprensibile da un telefono di un operatore straniero, che segnala la presenza di una imbarcazione nei pressi di Steccato di Cutro, vicino alla costa. A bordo, si scoprirà poi, ci sono - oltre ai migranti - 3 o 4 scafisti, di cui uno è stato fermato dai finanzieri.Si tratta di un caicco che, quando sembra essere ormai giunto a destinazione, incaglia in una secca, sbatte contro alcuni scogli e si sbriciola, trasformando la traversata dei migranti nella tragedia di Steccato. Se non ci fosse stato l’urto con gli scogli, il barchino sarebbe approdato di nascosto e i suoi malcapitati passeggeri si sarebbero dati alla macchia, come ormai da tempo avviene in Calabria e altrove nei cosiddetti «sbarchi fantasma». Purtroppo, però, l’epilogo è stato diverso.Tra le 4.30 e le 4.45 di domenica due pattuglie dei carabinieri si dirigono verso il luogo del naufragio. Arrivano alle 5.30, portano in salvo i superstiti, e raccolgono i troppi cadaveri dal mare.