2020-03-25
Nel nuovo decreto 4.000 euro di multa. Le Regioni hanno più poteri di stretta
Stangato chi circola, ma salta il fermo delle vetture. I governatori potranno aumentare le misure per 7 giorni. Ieri 10.000 denunciati.Per un pomeriggio torna a fare l'avvocato, ma non del popolo bensì del governo, il premier Giuseppe Conte. Chiamato a difendere in un'ennesima diretta Facebook un esecutivo finito sotto il fuoco incrociato dei governatori e accusato di avere poche idee e confuse sulla gestione della più grande emergenza nazionale dal dopoguerra ad oggi. Una giornata caratterizzata dalle fibrillazioni provocate dalla bozza del decreto legge che ha circolato, fin dalla mattinata, tra addetti ai lavori e non con una indicazione marchiata a fuoco: 31 luglio 2020. Data che qualcuno ha associato alla conclusione della quarantena cui sono costretti gli italiani. «Si è creata discussione sul fatto che l'emergenza sarebbe stata prorogata fino al 31 luglio 2020: nulla di vero, assolutamente no», ha spiegato in uno dei pochi momenti di chiarezza l'uomo di Volturara Appula. «A fine gennaio abbiamo deliberato lo stato di emergenza nazionale, un attimo dopo che l'Oms ha decretato l'emergenza un'epidemia globale. L'emergenza è stata dichiarata fino al 31 luglio. Non significa che le misure restrittive saranno prorogate fino al 31 luglio». Anzi, ha specificato Conte: «Siamo pronti in qualsiasi momento e ci auguriamo prestissimo di allentare la morsa delle misure restrittive e superarle». Dal punto di vista squisitamente operativo, le novità del decreto legge riguardano per lo più i divieti alla circolazione di persone e auto. Non passa la proposta della confisca dell'auto, ma viene introdotto un sistema di multe e sanzioni per i trasgressori che vanno da un minimo di 400 a un massimo di 3.000 euro che diventano 4.000 se gli indisciplinati vengono sorpresi al volante di una vettura (ad oggi il tetto era di appena 206 euro). Per i negozi che non rispettano la serrata è prevista invece «la chiusura provvisoria dell'attività o dell'esercizio per una durata non superiore a 5 giorni». In sostanza, il decreto legge sistema in un unico documento i precedenti provvedimenti della presidenza del Consiglio dei ministri obbligando il premier a riferire al Parlamento ogni 15 giorni. «Abbiamo regolamentato anche in modo lineare i rapporti tra gli interventi del governo e le Regioni, i presidenti delle Regioni e province autonome possono adottare anche misure restrittive e se nel caso più severe ovviamente rimane la funzione di coordinamento del governo», ha aggiunto il premier. «Dal primo giorno abbiamo curato i rapporti con i rappresentanti del governo territoriale in modo continuo e costante, con Speranza e Boccia. Credo che questa sia la modalità migliore, non è pensabile un intervento autoritativo oggi, in questa fase, da parte dello stato centrale. Stiamo chiedendo collaborazione a tutti i cittadini, immaginate se non lo fanno i rappresentanti delle istituzioni», ha cercato di gettare acqua sul fuoco il capo dell'esecutivo. Capitolo militarizzazione. Qui Conte ha assunto i toni tranquillizzanti del buon padre di famiglia. «Ben venga l'aiuto dell'esercito ma i cittadini non devono pensare che la tenuta dell'ordine pubblico sia affidata solo a una militarizzazione dei centri abitati, le forze dell'ordine stanno già agendo in modo molto efficace». E questo lo dimostrano i 10.000 denunciati di ieri per inosservanza delle misure varate dal governo per contrastare il morbo cinese che portano il totale a oltre 106.000 furbetti finiti nel mirino di polizia e carabinieri. Tra questi addirittura una donna positiva al coronavirus che è riuscita, prendendo due aerei, da Milano a Roma fino a Catania, ad attraversare tutta la nazione, dalla Lombardia alla Sicilia senza che nessuno la notasse, se non alla fine. Solo a Milano, ieri, ci sono state 500 segnalazioni all'autorità giudiziaria. Mentre 200 sono quelle di Genova.Arriva invece dal capo di Gabinetto del Viminale, Matteo Piantedosi, una circolare attuativa che illustra e chiarisce alcuni punti controversi delle misure firmate due giorni fa dai ministri Luciana Lamorgese (Interno) e Roberto Speranza (Sanità) per limitare pesantemente i trasferimenti sul territorio nazionale. Saranno consentite le trasferte da un Comune all'altro per motivi di lavoro da parte dei pendolari, che non possono usufruire dei servizi di smart working, e per fare la spesa. Si legge, infatti, nel documento, che sono possibili «gli spostamenti per esigenze lavorative in mancanza, nel luogo di lavoro, di una dimora alternativa a quella abituale o gli spostamenti per l'approvvigionamento di generi alimentari nel caso in cui il punto vendita più vicino o accessibile alla propria abitazione sia ubicato nel territorio di altro Comune». La circolare affida, inoltre, ai prefetti l'onere di valutare la indispensabilità, in relazione ai servizi essenziali, delle attività produttive che possono restare aperte. Un lavoro tutt'altro che facile che rischia di creare ulteriori situazioni di disparità sul territorio e di tensioni nel mondo produttivo.
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