2018-11-07
Nel Canada liberal è lo Stato a decidere quando devi morire
Una donna malata sceglie di farla finita, ma viene costretta ad anticipare il decesso per i cavilli della legge sull'eutanasia. Ciò che è capitato a Audrey Parker, tuttavia, rende bene l'idea dei vicoli ciechi in cui ci si può andare a cacciare percorrendo questa strada senza troppi freni.L'eutanasia sarà pure l'ultima frontiera della più completa autodeterminazione umana, come ripetono i suoi sostenitori, resta il fatto che la sua applicazione pratica continua a dar luogo a inestricabili rompicapi etici e a conseguenze pratiche kafkiane. L'ultimo caso viene dal Canada liberal di Justin Trudeau, dove la cosiddetta «dolce morte» procede e ritmi industriali. Ciò che è capitato a Audrey Parker, tuttavia, rende bene l'idea dei vicoli ciechi in cui ci si può andare a cacciare percorrendo questa strada senza troppi freni. La donna, una truccatrice televisiva, era malata di cancro. Da qui la decisione di farla finita. Audrey aveva pianificato ogni dettaglio circa i suoi ultimi giorni, scrivendo anche il suo necrologio. La legge canadese, però, sembra non andare d'accordo con tale idillio. Il testo approvato nel 2016, infatti, parla chiaro: ha diritto all'eutanasia chiunque, al di sopra dei 18 anni, si trovi in «condizioni mediche gravi e irrimediabili». Gli individui devono sottoporsi a consultazioni ed essere esaminati da due medici al fine di ottenere l'approvazione. Ma, soprattutto, devono essere lucidi al momento della morte. Proprio questo è il punto. Audrey poteva essere sicura che la malattia e i farmaci le avrebbero permesso di conservare lucidità fino all'ultimo? Un dubbio sciolto nel più radicale dei modi: Audrey Parker è deceduta il 1° novembre, circondata da amici e familiari nella sua casa di Halifax. Mesi prima, cioè, rispetto alla data che aveva preventivato e per cui si stava preparando. Per morire alle proprie condizioni, la donna è morta secondo tempistiche decise dallo Stato. Davvero uno strano modo di «autodeterminarsi», quello in cui la data della propria morte è affidata a meccanismi burocratici senza volto. Una morte prematura scelta in cambio di una dolorosa: questa alternativa è il bivio esistenziale di fronte a cui rischiamo di trovarci sempre più spesso?In Canada evidentemente sì. E non è il primo aspetto controverso della questione. La scorsa estate avevamo già raccontato di come l'ultimo rapporto canadese sull'assistenza alla morte avesse tracciato uno scenario inquietante, con le morti on demand lievitate dalle 1.179 dei primi sei mesi del 2017 alle 1.575 del secondo semestre. Un'impennata del 30%, ancora più spaventosa se raffrontata coi dati del secondo semestre del 2016, quando i casi furono 803, circa la metà. Un meccanismo che non sarebbe assurdo definire fuori controllo. Nel Québec, un rapporto governativo ha rilevato come il 37% delle relazioni mediche sui casi di «dolce morte» presenti delle lacune e come vi siano stati almeno tre casi in cui le regole sono state violate, con due persone eliminate anche se non presentavano alcuna «malattia grave e incurabile», come invece prevedrebbe la legge, e una che non era affatto in una condizione di «fine vita».Ma non è tutto. Nell'articolo «Medical assistance in dying at a paediatric hospital», pubblicato il 21 settembre sul British medical journal, un team composto da personale, amministratori ed esperti di etica, con il supporto del Joint center for bioethics dell'università di Toronto, ha cominciato a definire politiche e procedure per praticare l'eutanasia infantile ai loro pazienti qualora la legge lo consentisse. Il tutto, nell'ipotesi più inquietante, persino senza informare i genitori. Paradossi inquietanti di una legge che, da sempre, viene contestata per i suoi contenuti e anche per la sua genesi. Come sempre più spesso avviene anche in altri Paesi, Italia compresa, sono stati i giudici a decidere al posto del Parlamento. Nel febbraio 2015, infatti, la Corte suprema ha dichiarato incostituzionale la proibizione del suicidio assistito contenuta nel Codice penale, ordinando al Parlamento di approvare una legge adeguata entro un anno. E i politici hanno obbedito.Tutto questo mentre sul Canadian medical association journal, basandosi su stime realizzate nei Paesi Bassi, si è quantificata in una forbice oscillante tra i 35 e i quasi 139 milioni di dollari l'anno la quota di denaro pubblico risparmiata grazie ai pazienti che scelgono la «dolce morte». Qualcosa, decisamente, non sta filando liscio, in Canada.