2021-04-01
Negozi chiusi, spostamenti vietati. Le Regioni ancora in ordine sparso
Alberto Cirio (N.Campo/Getty Images)
Molti governatori hanno varato ordinanze eterogenee, talvolta contraddittorie e spesso più dure rispetto all'esecutivo. Su scuola e vaccini le divergenze più eclatanti.Si potrebbe ricorrere a una metafora biblica e parlare di Babele, ma per quello che sta accadendo a livello regionale su norme anti Covid e vaccinazioni, il termine più coerente resta il più prosaico «caos». Nello spazio di discrezione di cui dispongono, i governatori si sono inseriti, anche per Pasqua, con una serie di ordinanze regionali eterogenee, talvolta contraddittorie e spesso più dure di quelle governative. A partire dalla spinosa questione degli spostamenti, problematica non solo per il surreale pasticcio che ha portato a consentire i viaggi all'estero ma non quelli da una zona all'altra dell'Italia, ma per l'assoluta eterogeneità delle prescrizioni sulla possibilità di raggiungere le seconde case. Perché in via teorica, il governo permetterebbe agli italiani che posseggono o hanno preso in affitto a lungo termine una seconda casa da prima del gennaio del 2021 di raggiungerla, anche se questa è ubicata in una regione differente da quella in cui si risiede. Peccato però che in ben sette regioni, le ordinanze dei governatori abbiano reso carta straccia questa possibilità: si tratta di Valle d'Aosta, Liguria, Sardegna, Toscana, Piemonte, Marche, Campania, più la Provincia autonoma di Bolzano. Non solo: il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, in ossequio alla proverbiale attitudine a volersi distinguere, ha vietato di raggiungere le seconde case anche a chi risiede nella stessa Regione. In questo De Luca ha trovato un alleato, pur di altra sponda politica, nell'omologo ligure Giovanni Toti, che per essere sicuro che nessun residente della sua regione raggiunga la seconda casa ha esteso il divieto anche a quello che propriamente una casa non lo è: barche ormeggiate e bungalow presenti all'interno dei camping. Sarà comunque possibile, per chi lo volesse, «allungarsi» a Mentone per poter soggiornare in una struttura ricettiva transalpina. Per quanto riguarda il Piemonte, il presidente Alberto Cirio ha già fatto sapere di voler introdurre norme ancor più dure di quelle governative per quanto riguarda le chiusure, ipotizzando lo stop ai supermercati dalle 13 a Pasqua e Pasquetta (lo stop alle vendite punterebbe a disincentivare assembramenti per le grigliate, in particolar modo - come tradizione - a Pasquetta). Alla varietà delle scelte non manca di dare il proprio contributo il governatore lombardo Attilio Fontana, che indipendentemente da quello che potrà essere l'andamento del contagio ha stabilito che la sua regione sarà «rossa» fino all'11 aprile, quindi oltre i paletti fissati da Palazzo Chigi per il periodo pasquale. Poi c'è il capitolo vaccini: si è già detto molto delle differenti scelte operate dalle singole regioni sulle classi di età o sulle categorie prioritarie per la somministrazione. Nonostante ciò, il quadro non sta divenendo meno confuso, soprattutto per ciò che riguarda l'approvvigionamento e la procedura per gli acquisti. Anche qui, la parte del leone la fa De Luca, che attraverso il suo vice Fulvio Bonavitacola ha fatto sapere che la Campania non ha alcuna intenzione di tornare indietro sulla scelta di acquistare autonomamente dosi del vaccino russo Sputnik, contraddicendo nettamente quanto affermato dal presidente dell'Emilia Romagna, nonché della Conferenza delle Regioni e suo compagno di partito, Stefano Bonaccini. Sulla somministrazione, invece, Cirio avrebbe intenzione di vaccinare i 35.000 studenti piemontesi dell'ultimo anno delle superiori per consentire loro il rientro in classe e la possibilità di svolgere in sicurezza gli esami di maturità. Sarebbe in anticipo sui tempi previsti dal piano vaccinale, ma il commissario straordinario Francesco Paolo Figliuolo non sarebbe contrario, anche se dovrà confrontarsi con il governo e con il premier. Questo introduce il capitolo scuola, che resta il più caotico, col governo che da una parte, nell'ultimo decreto, da dopo Pasqua non ammette più deroghe delle Regioni alle lezioni in presenza fino alla prima media e i governatori dall'altra che sembrano avere ognuno una visione differente. Come ad esempio quello pugliese Michele Emiliano, che pensa di delegare ai genitori la scelta tra Dad e presenza o come quella umbra, Donatella Tesei, che pur avendo la Regione in zona arancione e quindi potendo consentire alle scuole secondarie di aprire, ha deciso in ogni caso di tenere gli istituti chiusi. Analoga scelta è stata fatta da Abruzzo, Molise e Basilicata e, parzialmente, anche dalla Sicilia di Nello Musumeci.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
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