2022-02-07
Dopo la morte di al-Qurayshi pronto nuovo capo e luogotenenti dell'Isis
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Lo Stato islamico non ha ancora riconosciuto ufficialmente la morte del suo leader Abu Ibrahim al-Hashimi al-Qurayshi, morto nella notte tra mercoledì e giovedì durante un blitz delle forze speciali dell’esercito statunitense. Tuttavia, la nomina del suo successore, che potrà avvenire con un comunicato della Fondazione Al Furqan, è data per imminente. Tra i nominativi da tenere d’occhio c'è quello di Hajji Juma Awad al-Badri, fratello di al-Baghdadi, a capo del Consiglio della Shura.Lo Stato islamico non ha ancora riconosciuto ufficialmente la morte del suo leader Abu Ibrahim al-Hashimi al-Qurayshi alias di Amir Muhammad Sa'id Abdal-Rahman al-Mawla, noto anche come Hajji Abdallah, morto nella notte tra mercoledì e giovedì durante un blitz delle forze speciali dell’esercito statunitense che lo avevano scovato in una anonima palazzina della cittadina siriana di Atmet a pochi chilometri dalla frontiera turca, tuttavia, la nomina del suo successore che potrà avvenire con un comunicato della Fondazione Al Furqan, è data per imminente. La consolidata norma vuole che non passino più di 96 ore tra il riconoscimento della morte del vecchio leader e la nomina del nuovo.A proposito dell’operazione nella quale il califfo dell’Isis si è fatto esplodere prima di essere catturato, non si può non ricordare come anche il suo predecessore Abu Bakr al-Baghdadi si suicidò con la stessa modalità in un'operazione molto simile nella vicina città di Barisha nell'ottobre 2019, e in tal senso non sfugge la codardia di due uomini che alla battaglia sempre evocata a parole per i loro miliziani davanti al nemico hanno preferito togliersi la vita. E chi controlla e opera in quest’area della provincia di Idlib che è a ridosso con il confine con la Turchia? Il gruppo jihadista rivale Hayat Tahrir al-Sham (Organizzazione per la liberazione del Levante, HTS) conosciuto anche come al-Qaeda in Siria anche se l’organizzazione ha da tempo annunciato ‹‹la sua indipendenza›› dal gruppo a lungo guidato dal medico egiziano Ayman Al Zawahiri che appare sempre più spesso in video ma che in verità sarebbe deceduto da almeno un anno. Per tornare al blitz di Atmet della settimana scorsa, Abu Ibrahim al-Hashimi al-Qurayshi sarebbe stato venduto agli americani dal gruppo salafita rivale (con la cooperazione dei servizi segreti turchi) che secondo alcuni report potrebbe contare su 12.000-15.000 miliziani. Impossibile? Non sarebbe certo la prima volta nella quale si assiste ad una ‹‹spericolata collaborazione›› sul campo ed è bene ricordare che quando in campo c’è la Cia nulla va escluso e che in questi casi vale sempre la regola ‹‹il nemico del mio nemico è mio amico›› senza contare che sulla sua testa c’era una taglia da dieci milioni di dollari una cifra che invita chiunque (o quasi) a tradire il proprio capo. Quindi non si può nemmeno escludere che al-Qurayshi sia stato venduto da uno dei suoi un po’ come avvenne con Abu Bakr Al Baghdadi? Possibile visto che il califfo fondatore dello Stato islamico venne tradito da un cugino in cambio dei 25 milioni di dollari della taglia. Quel che è certo è che Abu Ibrahim al-Hashimi al-Qurayshi dopo l’assalto dello scorso 20 gennaio messo a segno dagli uomini dell’Isis al carcere siriano di Ghweiran ad Al-Asaka controllato dalle forze curde e dal quale sono fuggiti un migliaio di jihadisti, era diventato un problema sempre più difficile da gestire per tutti; per il governo di Bashar Assad, per i russi e gli iraniani protettori del regime siriano, per le milizie islamiste rivali, HTS in testa, per i turchi che se lo ritrovavano a soli 5 km dal confine, per gli israeliani e ovviamente per gli americani che gli davano la caccia dal 2019 e con così tanti nemici non poteva che finire male per lui. E adesso chi prenderà la testa dell’organizzazione terroristica che durante il 2021 ha condotto solo in Iraq più di 230 attacchi a seguito dei quali sono morte 356 persone, 480 feriti oltre 33 sequestri di persona e che in questo inizio di 2022 ha alzato paurosamente il livello dello scontro in tutto il ‹‹Siraq›› con assalti a strutture governative e stragi di civili e militari? Con molte delle figure di più alto livello del gruppo che sono state uccise o catturate come ad esempio il capo delle finanze dello Stato islamico Sami Jassim al-Jubori - Hajji Hamid sul quale pendeva una taglia da cinque milioni di dollari che è stato arrestato dai servizi segreti iracheni nell’ottobre 2021 la rosa dei candidati almeno quelli a noi conosciuti, non è molto lunga. Pur consapevoli che potremmo essere smentiti tra qualche ora due nominativi interessanti sono quelli di Abdullah al-Ani, classe nel 1964 veterano jihadista ex qaedista rispettato persino dal leader di al-Qaeda Ayman al-Zawahiri, oppure se la scelta ricadrà su un religioso potrebbe essere lo studioso Yusuf al-Mashadani nato nel 1960. Entrambi sono iracheni e appartenenti alla tribù dei Quraysh la stessa del profeta Maometto che è un fatto non certo secondario. Di loro nessuno ha notizie da tempo ma non è mai stato diffuso nessun avviso di morte per entrambi. Più difficile che il nuovo califfo sia Abu Hamza al-Quaraishi, portavoce personale del leader defunto che ha invocato la ‹‹macellazione degli ebrei›› e ha più volte esortato i combattenti stranieri a tornare in Medio Oriente e che forse si trovava nei pressi della casa di Atmet la notte di giovedì scorso e sarebbe riuscito a fuggire. Altri nominativi da tenere d’occhio sono quelli di Hajji Juma Awad al-Badri, fratello di al-Baghdadi che è a capo del Consiglio della Shura, mentre più difficile che vengano nominati alla carica più alta dell’Isis personalità come Bashar Khattab Ghazal al-Sumaidai, Mutaz Noman Abd Naif al Jubori, Ziad Juhar Abdulla, Abu Suleiman al Marawioppure Ahmed Issa Ismail al- Rawiche sono tutti uomini coinvolti a vari livelli nell’organizzazione ai quali però mancherebbe l’imprimatur del Consiglio della Shura che è l’organo supremo delle bandiere nere. Stesso discorso vale per Abdulla Makki Muslih Mahdi al-Rufayi, Hasan Ali Mujwal Hussein, Ahmed Khattab Omar Wahaib, Saad Ali Uaid, tutti uomini fino a oggi impegnati nella logistica del gruppo terroristico. Il nuovo califfo che potrebbe però essere un uomo completamente sconosciuto ma che sarà certamente iracheno in ossequio alla tradizione e alla storia del gruppo, dovrà occuparsi delle 14 wilayat (province o governatorati che ai tempi di al Baghdadi erano 50) di cinque ministeri e un dipartimento per l'immigrazione e l'amministrazione della remote provincie e di tenere insieme i 10-15.000 miliziani sparsi nel ‹‹Siraq›› oltre a non perdere il controllo dei leader dei gruppi associati in Afghanistan e nell’Africa Centrale, luoghi sui quali Abu Ibrahim al-Hashimi al-Qurayshi aveva investito molto. Ora non ci resta che attendere i tempi dell’organizzazione terroristica tenendo presente che che se ci saranno dei ritardi vorrà dire che nessun nome è stato accettato all’unanimità. Un fatto che potrebbe scatenare uno scontro interno del quale nessuno può prevedere le conseguenze ma nessuno si illuda, l’Isis come sempre tornerà presto a far paura.