2025-02-20
Il comparto della cosmetica, dopo anni di crescita nonostante la pandemia, sta rallentando: risultati sotto le aspettative. I marchi locali si affermano sfidando i colossi. Il gruppo Kering internalizza la produzione.Il mercato della cosmetica a livello mondiale sta vivendo da anni una fase di crescita e negli ultimi cinque anni il settore ha visto un incremento del 19,9%, una performance notevole nonostante la pandemia e le tensioni geopolitiche. Il mercato sta vivendo una trasformazione radicale, con un passaggio dai tradizionali modelli di distribuzione a un approccio multicanale, in gran parte guidato dal commercio online. «La piazza mondiale per eccellenza resta quella statunitense, mentre la Cina si mantiene come secondo mercato globale, sebbene stia crescendo a tassi più moderati rispetto al periodo pre Covid», ricorda Salvatore Gaziano, direttore investimenti di Soldiexpert Scf. Soprattutto da Oriente, negli ultimi trimestri stanno arrivando diverse delusioni da alcuni dei più importanti produttori del settore della cosmetica poiché le previsioni di vendita (e gli investimenti che erano stati fatti) si stanno rivelando errate. Inoltre, i marchi locali stanno guadagnando terreno grazie all’attenzione verso ingredienti e pratiche tradizionali e le ultime trimestrali dei colossi del settore mostrano alcuni punti di debolezza. Le azioni del gigante francese L’Oréal sono scese nelle scorse settimane dopo aver registrato la crescita trimestrale delle vendite più debole da inizio pandemia, penalizzate dalla continua fiacchezza della domanda cinese. L’Oréal, che gestisce circa 40 marchi tra shampoo, creme e profumi, aveva riportato vendite pari a 11,08 miliardi di euro per il periodo ottobre-dicembre 2024, registrando un aumento comparabile del 2,5%, al di sotto delle aspettative degli analisti, che contavano su una crescita organica del 4,4%. Tra le varie aziende del settore, fa effetto vedere la forte discesa di Coty, uno dei più importanti produttori di cosmesi e profumi grazie agli accordi a royalty (fra gli altri Burberry, Hugo Boss, Calvin Klein, Gucci, Chloé, Marc Jacobs, Davidoff), che nonostante i forti margini di profitto sta vedendo gli investitori voltare le spalle con il titolo che ha rotto i minimi triennali. Da segnalare che alcune di queste griffe come il gruppo Kering (Gucci) stanno lavorando per portare all’interno produzione e distribuzione del settore beauty. Nell’ultimo anno, il titolo di Coty ha registrato un calo sostanziale, con una variazione a un anno che mostra una diminuzione di oltre il 50%. Uno scenario che ricorda l’ascesa e la discesa del gruppo Estée Lauder che ha registrato nel secondo trimestre 2025 vendite nette in calo del 6% a 4 miliardi di dollari con il comparto cura della pelle che ha registrato una diminuzione del 12%. La bellezza insomma si sta dimostrando, a dispetto di quello che era accaduto negli anni passati e soprattutto post pandemia, un settore molto difficile e persino il re degli investitori, Warren Buffett, è riuscito a perderci acquistando e rivendendo (in perdita) nell’ultimo anno una partecipazione di circa 260 milioni di dollari nella catena di negozi di cosmetici statunitensi Ulta beauty, quotata a Wall Street.
Chiara Ferragni (Ansa)
L’influencer a processo con rito abbreviato: «Fatto tutto in buona fede, nessun lucro».
I pm Eugenio Fusco e Cristian Barilli hanno chiesto una condanna a un anno e otto mesi per Chiara Ferragni nel processo con rito abbreviato sulla presunta truffa aggravata legata al «Pandoro Pink Christmas» e alle «Uova di Pasqua-Sosteniamo i Bambini delle Fate». Per l’accusa, l’influencer avrebbe tratto un ingiusto profitto complessivo di circa 2,2 milioni di euro, tra il 2021 e il 2022, presentando come benefiche due operazioni commerciali che, secondo gli inquirenti, non prevedevano alcun collegamento tra vendite e donazioni.
Patrizia De Luise (Ansa)
La presidente della Fondazione Patrizia De Luise: «Non solo previdenza integrativa per gli agenti. Stabiliamo le priorità consultando gli interessati».
«Il mio obiettivo è farne qualcosa di più di una cassa di previdenza integrativa, che risponda davvero alle esigenze degli iscritti, che ne tuteli gli interessi. Un ente moderno, al passo con le sfide delle nuove tecnologie, compresa l’intelligenza artificiale, vicino alle nuove generazioni, alle donne poco presenti nella professione. Insomma un ente che diventi la casa di tutti i suoi iscritti». È entrata con passo felpato, Patrizia De Luise, presidente della Fondazione Enasarco (ente nazionale di assistenza per gli agenti e i rappresentanti di commercio) dallo scorso 30 giugno, ma ha già messo a terra una serie di progetti in grado di cambiare il volto dell’ente «tagliato su misura dei suoi iscritti», implementando quanto fatto dalla precedente presidenza, dice con orgoglio.
Il ministro Nordio riferisce in Parlamento sulla famiglia Trevallion. L'attacco di Rossano Sasso (Lega): ignorate le situazioni di vero degrado. Scontro sulla violenza di genere.
Ansa
Il colosso tedesco sta licenziando in Germania ma è pronto a produrre le vetture elettriche a Pechino per risparmiare su operai, batterie e materie prime. Solito Elkann: spinge sull’Ue per cambiare le regole green che ha sostenuto e sul governo per gli incentivi.
È la resa totale, definitiva, ufficiale, certificata con timbro digitale e firma elettronica avanzata. La Volkswagen – la stessa Volkswagen che per decenni ha dettato legge nell’industria dell’automobile europea, quella che faceva tremare i concorrenti solo annunciando un nuovo modello – oggi dichiara candidamente che intende spostare buona parte della produzione di auto elettriche in Cina. Motivo? Elementare: in Cina costa tutto la metà. La manodopera costa la metà. Le batterie costano la metà. Le materie prime costano la metà. Persino le illusioni costano la metà.






