2023-01-13
Miocarditi post vaccino sottostimate da diagnosi sbagliate e studi parziali
Una ricerca su «Pubmed» mostra lo scarso uso dell’Ecg per individuare le infiammazioni cardiache. La cui incidenza è spesso calcolata ignorando sesso, età, dosi pregresse e fattori di rischio di chi riceve la puntura.Sono diverse centinaia gli eventi avversi da vaccino anti Covid a mRna di Pfizer e Moderna, identificati dagli statunitensi Centers for disease control and prevention (Cdc). A rivelarlo è The Epoch Times, che è riuscito a ottenere la documentazione dopo una richiesta del Freedom of information act (Foia), la normativa che garantisce a chiunque il diritto di accedere alle informazioni in possesso delle pubbliche amministrazioni. Ricorderete che, lo scorso settembre, i Cdc avevano ammesso di non aver analizzato nel 2021 alcuni tipi di segnalazioni di eventi avversi arrivati attraverso il Vaccine adverse event reporting system (Vaers), programma statunitense per la sicurezza dei vaccini. L’analisi del Prr, proportional reporting ratio (metodo statistico applicato su soggetti esposti a un farmaco), fu effettuata solo tra il 25 marzo 2022 e il 31 luglio 2022. I dati, oggi in possesso di Epoch Times, confermano un alto numero di reazioni anche gravi post vaccino. Purtroppo, le diagnosi sono spesso fatte in modo incompleto, come evidenzia uno studio dell’Università di Taiwan appena pubblicato su PubMed, che riguarda i cambiamenti dei parametri dell’elettrocardiogramma dopo la vaccinazione con Pfizer, in 4.928 studenti dai 12 ai 18 anni delle scuole superiori della capitale Taipei. Con la prima dose, 62 accusarono palpitazioni, in seguito alla seconda il numero balzava a 373 studenti. Così pure il dolore al petto, sofferto da 102 ragazzi prima, da 394 poi. La prima vaccinazione ha prodotto un problema cardiaco in 280 giovani, la seconda in 763. Lo screening della miocardite, effettuato con l’Ecg, prima e post vaccino, «presentava un’elevata sensibilità e specificità per rilevare effetti avversi cardiaci significativi», legati a un vaccino a mRna, scrivono i ricercatori. Eppure pochissimi lo fanno. C’è troppa approssimazione, anche nel rilevare l’incidenza di questi problemi al cuore in seguito all’inoculo.«Se il rischio di miocardite non è stratificato per fattori pertinenti», ovvero valutando il rischio reale che una persona corre in base a sesso, età, numero di dosi ricevute e produttore del vaccino, così da identificare il sottogruppo di persone maggiormente vulnerabili, questo rischio finisce per essere diluito o concentrato senza dare informazioni utili sull’incidenza nella popolazione, afferma Vinay Prasad, professore presso il dipartimento di epidemiologia e biostatistica presso l’Università della California, San Francisco (Ucsf), in un paper uscito a fine dicembre sull’European Journal of clinical investigation. Il professore, con il suo team, ha compiuto la più ampia revisione sistematica di articoli usciti sul tema miocarditi post vaccino anti Covid. Di 758, ne ha scartato la maggior parte perché incompleti, o duplicati, o senza la valutazione dell’incidenza, lasciandone per l’analisi finale solo 29 relativi a casi che provenivano da Paesi come Canada, Stati Uniti, Israele, Regno Unito. Solo otto (il 28%) di questi 29 studi prendevano in considerazione sesso, età, numero di dosi, produttore, e l’incidenza di miocardite variava da 8,1 a 39 casi per 100.000 persone. Nei maschi di età compresa tra 12 e 17 anni, dopo la seconda dose del vaccino Pfizer l’incidenza era la più alta: 39 e 37,3 casi per 100.000. In cinque studi (17%) si utilizzavano tre fattori di rischio e l’incidenza di miocarditi variava da 4,3 a 53,7 casi per 100.000 persone. In tre (10%), gli stratificatori erano due, e l’incidenza era da 1 a 6,3 casi per 100.000, mentre in tredici (45%) i fattori considerati erano uno solo, o nessuno, e l’incidenza di miocarditi variava da 0,2 a 7,8 casi per 100.000 persone. Con meno fattori di rischio presi in considerazione «i tassi di miocardite diminuiscono», osserva Prasad. La sua conclusione è che «sembra inappropriato utilizzare stime di incidenza di miocardite non stratificate o ampie, quando si mette a punto una politica sulla vaccinazione dei giovani». Invece, alla presentazione del 7 giugno 2022, il Vaers aveva documentato 4,64 casi per 100.000 dosi nei soggetti di età compresa tra 12 e 15 anni, e 7,59 casi per 100.000 dosi per i soggetti di età compresa tra 16 e 17 anni dopo la seconda dose di Pfizer. Gli autori hanno anche scoperto che gli uomini di età inferiore ai 40 anni, che avevano ricevuto una seconda dose di Pfizer o Moderna, riportavano la più alta incidenza di miocardite. «Ci sono cinque studi che evidenziano un’incidenza superiore a 10 casi per 100.000 persone negli uomini di età compresa tra 12 e 19 anni dopo la seconda dose del vaccino Pfizer», precisano. Intanto, negli Stati Uniti i consulenti per i vaccini della Fda si sono dichiarati delusi e arrabbiati perché non sono ancora stati resi noti i dati sull’efficacia della nuova dose di richiamo. Le prime informazioni «avevano molti limiti», si sono lamentati con la Cnn. Eppure, i contribuenti statunitensi hanno speso quasi 5 miliardi di dollari per il nuovo booster, che è stato somministrato a oltre 48,2 milioni di persone.
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