2023-02-15
Milano, avanti così e ci saranno di nuovo le «Cinque giornate»
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Dopo le piste ciclabili disegnate un po’ ovunque, dopo le 186 telecamere dell’Area B, l’idea dei 30 all’ora quasi dappertutto, c’è stato l’annuncio che da agosto spariranno anche i parcheggi lungo viale Buenos Aires, una vera follia, e nelle prossime settimane ci sarà anche l’installazione di nuove videocamere con rilevatore del rosso, dalle quali deriverà subito una multa automatica.La storia ci ricorda che uno dei motivi che scatenarono la rivolta dei milanesi contro gli austriaci fu lo sciopero del fumo. Nei primi giorni del 1848, per protestare contro l’amministrazione austriaca, i milanesi decisero di non fumare più e con quella rinuncia smisero di finanziare le entrate erariali poste dal generale Josef Radetzky. Poi ci furono le barricate e gli scontri. Centosettantacinque anni dopo, che l’amministrazione comunale milanese perseguiti la mobilità privata è cosa nota, ora però si sta decisamente esagerando. Del resto, l’assessora alla non-mobilità Arianna Censi l’ha detto più volte, mira a eliminare non soltanto il trasporto inquinante, ma proprio tutto quello privato. Peccato sia impossibile, anticostituzionale e troppo oneroso per l’economia. Piste anarchiche a parte, già non mancano pessimi e costosi episodi di intolleranza come videocamere imbrattate e automobili della Polizia Locale date alle fiamme, ma certo continuando nel rendere sempre più impossibile la vita degli automobilisti meneghini non ci si può aspettare che il peggio. Il fare cassa per la giunta Sala è imperativo, mancano soldi nelle casse comunali, gli anni della pandemia hanno ridotto certi capitoli di entrate e la crisi energetica ha fatto il resto, ma ciò che viene applicata è la tipica tattica sinistroide di chi sa di aver fallito perseguendo l’utopia di ripulire l’aria, partendo però dalle tasche dei milanesi.Dopo le piste ciclabili disegnate un po’ ovunque, dopo le 186 telecamere dell’Area B, l’idea dei 30 all’ora quasi dappertutto, c’è stato l’annuncio che da agosto spariranno anche i parcheggi lungo viale Buenos Aires, una vera follia, e nelle prossime settimane ci sarà anche l’installazione di nuove videocamere con rilevatore del rosso, dalle quali deriverà subito una multa automatica. La commissione congiunta Bilancio Sicurezza ha infatti reso noto che nel bilancio di previsione 2023 di Palazzo Marino la cifra potenzialmente derivante da multe per infrazioni al codice della strada è aumentata, con la previsione di incassare 250 milioni di euro, 42 in più dell’anno scorso. Secondo l’assessore Granelli lo scopo sarebbe ridurre gli incidenti, ma a ben guardare, quelli più gravi rimangono sempre gli eventi causati da persone che guidano in stato di alterazione psicofisica, cioè chi i semafori, con o senza videocamere, in quel momento non li vede neppure. I nuovi T-red saranno installati in piazza Napoli, via Troya, viale Fulvio Testi, viale De Gasperi, viale Zara, viale Nazario Sauro e viale Stelvio, oltre che via Tonale e altre ancora. Che la sicurezza sia importante non c’è dubbio, ma che questo sia il modo giusto per insegnarla non trova d’accordo i milanesi, che stanno sopportando una vessazione che peggiora di mese in mese. Il metodo che la sinistra italiana ha sempre adottato nelle sue crociate è quello di perseguire un’utopia e, quando è evidente che non si potrà mai realizzare, cercare un capro espiatorio da eleggere a mostro cattivo. E quanto a traffico, Il trio Sala-Granelli-Censi sta facendo esattamente la stessa cosa, ormai mettendo in discussione il diritto alla mobilità privata se c’è di mezzo un motore. Non soltanto se questo è endotermico, ma anche soltanto perché una persona su un’automobile, per loro deve essere considerata potenzialmente pericolosa. Inutile avere una vettura elettrica, tanto non la si potrà più parcheggiare da nessuna parte. Quanto a corso Buenos Aires, evidentemente chi se frega delle esigenze della gente comune, di chi dovrà scaricare un acquisto voluminoso, chi dovrà portare i suoi prodotti ai negozi, o una persona anziana dal dentista.Perché in «Baires» ci sono anche medici e professionisti dai quali, di norma, non ci va certo chi sta bene. Finirà che quel viale, tra i più amati dai milanesi, sarà pieno di furgoncini derogati e impegnati per carico e scarico e che il valore dei pochi garage della zona raggiungerà quello di un monolocale a Portofino. Purtroppo, specialmente nelle generazioni sacrificate alla globalizzazione, ovvero dalla cosiddetta Generazione Y in poi, cioè dagli attuali quarantenni, i risultati di politiche antiliberali e di lavaggio del cervello si vedono già: molte di queste persone sono già convinte che chi abita a Milano non abbia alcuna esigenza di arrivare fuori città e che possa vivere senza automobile sempre e comunque. Presumibilmente da zombie, acquistando tutto online. Addio a un pic-nic improvvisato, secondo loro i nuovi «liberi» devono noleggiare un mezzo per l’occasione con una delle tante App che vengono proposte. E neanche si devono avere genitori anziani tra portare dai medici, o la necessità di trascorrere parte del sabato nei supermercati per portare a casa la spesa per tutta la settimana. Figuriamoci avere un’automobile per raggiungere la seconda casa, al secondo posto della classifica dell’invidia sociale dopo il Suv. Chissà quanto siamo davvero distanti dalla misura colma, dalla notte di nebbia nella quale i milanesi si ribelleranno davvero come contro gli austriaci nel 1848, spazzando via ogni telecamera. La condanneremo tutti quella notte, la chiameremo mancanza di civiltà. Ma a mancare sarà stato il senso della misura.
Edoardo Raspelli (Getty Images)
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