2025-11-23
Ornella Vanoni, la regina della musica senza corona che mancherà al suo ultimo derby
La signora della musica italiana voleva gustarsi la stracittadina di oggi, ma la morte è giunta prima. Il grande amore con Gino Paoli, infiniti capolavori e una voce come profumo: «Dedicatemi un’aiuola».Domani è un altro giorno, anche se lei avrebbe voluto che fosse un giorno come un altro. Come ogni signora ultra-snob del quadrilatero milanese (doppio filo di perle, pelliccia di zibellino a strascico), Ornella Vanoni amava la penombra e il sottotono. E guardando da lassù la canea sgomitante delle prefiche è sbalordita, perfino un po’ schifata, per l’immenso abbraccio sudato che la avviluppa e la soffoca. Ha ragione Fiorella Mannoia: «Ogni parola sembra banale. E lei odiava la banalità». Meglio stare in silenzio e ascoltare una playlist. Là dentro, fra le note d’arte classica modulate da quel timbro unico - nasale, vellutato, sensuale, barricato dalle «papier mais» anni Settanta - c’è tutta l’Ornella del mondo.C’è la figlia della borghesia ricca, c’è la ragazza annoiata della mala, c’è l’oggetto del desiderio degli intellò in girocollo del bar Giamaica, c’è la showgirl di Studio Uno e Canzonissima, c’è la lady socialista (amica di Bettino ma mai craxiana) con la casa a Brera, c’è la nonna che il 2 novembre scorso profetizzava: «Non so se arrivo a Natale, la bara è un regalo utile». La musica è finita, gli amici se ne vanno. Anche la Vanoni ci ha lasciato. Lo ha fatto venerdì sera, a 91 anni, per un arresto cardiocircolatorio. «Invecchiare è dolce, ma tirarla in lungo è inutile», scherzava. Tutti pensavano che fosse un esorcismo, invece era una speranza. Oggi e domattina la camera ardente al Piccolo Teatro, domani pomeriggio i funerali in San Marco, con Milano finalmente ai suoi piedi. Nel 2011 si candidò con Letizia Moratti ma non la votò nessuno.«Si è spento il flauto magico», ha detto Alex Britti. «La sua voce è un profumo. Dopo una sua canzone stai bene», ha commentato Jovanotti. Belle immagini, bastano per tutti. Il resto è presenza notarile di chi sente il bisogno di scattarsi il selfie con il caro estinto di prima categoria. Ornella lo è perché lo sono le sue melodie immortali. Lo è il suo charme da regina senza corona; mai vinto un festival di Sanremo su otto partecipazioni, cani e porci sì e lei no, gli esperti si vergognino. Lo è la sua eredità musicale che si interseca con quella di giganti come Gino Paoli, Bruno Lauzi, Franco Califano, Paolo Conte, Ivano Fossati. Di prima categoria è anche la sua storia, simbolica di un’Italia del costume che va dal Cretinetti di Franca Valeri al Fratacchione Fabio Fazio, ultimo maggiordomo televisivo della divina «rossetto e cioccolato». Figlia di industriali farmaceutici milanesi, Vanoni nasce il 22 settembre 1934 e percorre la classica strada della rampolla da centro storico: a scuola dalle Orsoline, collegi in Svizzera, Francia e Inghilterra per imparare le lingue, tailleur su misura. Gran bel partito. Quando esce con gli amici l’accompagna il consiglio di mamma Mariuccia: «Un filo di trucco, un filo di tacco». Sarà anche il titolo della sua ultima tournée teatrale nel 2014. Nell’autobiografia Una bellissima ragazza ricorda così quel periodo di formazione: «Sono stata una giovane inventata. Inventata dagli altri. Di mio avrei voluto fare l’estetista. Avevo l’acne e avrei voluto curare almeno la pelle degli altri».La ribellione arriva quasi subito e si concretizza nell’iscrizione alla scuola di Arte drammatica del Piccolo Teatro, diretto da Giorgio Strehler. Attrice di terza fila con una voce di puro fascino, colpisce il guru che le ritaglia un ruolo paradossale di cantante dialettale con un repertorio di ballate per niente snob: le canzoni della malavita. Passa da Bertolt Brecht a Dario Fo, ai Gufi. Interpreta Ma mi come nessuno, è la Marianna di San Vittore. Ha una storia con Strehler, già sposato, impara a sniffare cocaina («Se stai con uno che lo fa o lo fai anche tu o lo lasci») e viene quasi cacciata di casa.A 26 anni si sposa con l’impresario teatrale Lucio Ardenzi ma è già innamorata di Gino Paoli e il matrimonio dura poco. Dirà: «Avrei dovuto scappare dall’altare o non presentarmi proprio. Sarei stata più leale». La liaison con Gino è intensa e drammatica, per lei Paoli scrive il capolavoro Senza fine». E sarà così. Il paroliere sublime, la cantante dalla voce che ammalia: una maionese impazzita. Scherza Ornella: «Che palle con ’sto Gino Paoli. Quando stavamo insieme era come se non ci fosse. Dormiva sempre. Stava sul divano. Io arrivavo e lui dormiva. Dove lo appoggi dorme». È tenero notare che la morte l’ha sorpresa proprio mentre stava preparando il grande ritorno con un album insieme. Lui ieri l’ha ricordata pubblicando una foto di loro due al pianoforte.Negli anni ‘70 e ‘80 il successo arriva impetuoso ma non la travolge. La musica è finita, Una ragione di più, l’Olympia di Parigi, la colonna sonora di un film di Robert Aldrich, L’appuntamento, il periodo brasileiro con Vinicius de Moraes e Toquinho, la bossanova nelle vene, «la voglia, la pazzia, l’incoscienza e l’allegria». Adesso non è più Ornella ma è la Vanoni, la numero due dopo la già invisibile Mina. Allora può concedersi di posare nuda per Playboy e di chiedere come compenso non denaro ma una Sfera di Arnaldo Pomodoro. S’inventa anche la sua casa discografica (Vanilla), poi passa ai colossi Sony e Bmg, arriva a produrre 100 album e a vendere 65 milioni di dischi. Durante la pandemia contrae il Covid, ne guarisce e si spende per aiutare coloro che soffrono.Chi pensa che sia milionaria sbaglia, per sua ammissione non è mai stata attenta all’economia famigliare. In un’intervista ha rivelato: «Hanno scritto che ho un patrimonio di 118 milioni, più di Miuccia Prada. Se fosse vero non sarei qui con lei, sarei a nuotare in un’isola del Pacifico. Ero sempre da sola nelle mie scelte e gettavo via il denaro. Compravo una casa, la arredavo, poi vedevo che nessuno veniva a trovarmi, neppure mio figlio, e la rivendevo magari a metà prezzo». Negli ultimi anni la divina milanese convive con la malinconia del grande amore incompiuto e con la depressione che deriva da un senso di colpa: il rapporto irrisolto col figlio Cristiano, nato dal matrimonio con Ardenzi e affidato fin da piccolo ai nonni per via dei festival e delle tournée.La musica è finita l’antivigilia del derby. Ornella era milanista ma quando il giovane attaccante dell’Inter Ange-Yoann Bonny ha detto che si carica ascoltando L’appuntamento, milady si è sciolta: «Caro, che onore. Giuro che non sono più milanista e verrò a vederti giocare a San Siro». Non ha fatto in tempo, forse era solo gentilezza. Quanto a Milano, la Signora delle note di velluto non vuole pacchianerie e neppure fiori. «Se proprio ci tenete, dedicatemi un’aiuola».
Alessandra Coppola ripercorre la scia di sangue della banda neonazi Ludwig: fanatismo, esoterismo, violenza e una rete oscura che il suo libro Il fuoco nero porta finalmente alla luce.