2019-11-09
«Un capo dei servizi segreti italiani disse a Scotti di far sparire Mifsud»
Parla Stephan Claus Roh, l'avvocato del professore: «Portava soldi dall'Ucraina, è in rapporti con i servizi occidentali, non russi. Dopo il suo interrogatorio, si mosse Gentiloni».Sfoggia occhialini dalla montatura leggera e una paciosa faccia da eterno ragazzo, nonostante abbia compiuto 52 anni. Ma che non sia quello che appare lo capisci quando si presenta agli eventi di gala in compagnia della moglie Olga, una statuaria ex modella russa con la mamma che ha lavorato per 30 anni nel Kgb. Stephan Claus Roh, natali tedeschi, è il legale, con studi in mezza Europa, del ricercatissimo (da parte dei servizi di mezzo mondo) «professor» Joseph Mifsud, uno degli uomini chiave del cosiddetto Russiagate, ed è socio della Global education management (Gem), la cassaforte della Link campus university, celebre per i suoi master in intelligence. Basterebbe questo a rendere significative le sue dichiarazioni. In più Roh è un signore che dà risposte non banali. Certo vanno tarate e verificate, visto che provengono da uno dei protagonisti della guerra di spie che sta mandando in crisi la maggiore potenza occidentale, gli Stati uniti d'America, e dal momento che non è ancora chiaro da parte stiano Mifsud e Roh in questo regolamento di conti senza precedenti all'interno degli apparati di sicurezza a stelle e strisce. Ma di certo quella dell'avvocato tedesco è una testimonianza di straordinario interesse. Anche perché ci permette di accendere un faro sui finanziamenti del più misterioso e controverso ateneo italiano, la Link. Ieri abbiamo dedicato un articolo ai 9 milioni di euro che avrebbero dovuto garantire l'aumento di capitale della Gem attraverso una società di diritto maltese, la Suite finance. E Roh ci aveva detto: «Scotti (Vincenzo, ex ministro, fondatore e presidente della Link, ndr) disse che i soldi attesi provenivano da fonti ucraine. (…) Mifsud è più legato all'Ucraina che alla Russia (…) ha confermato che stava viaggiando in Ucraina e stava aiutando la Link a trovare finanziamenti, essendo stato direttore internazionale della Link nel 2016-2017».Riprendiamo il nostro dialogo con Roh proprio da questo punto. Lei ha detto che Mifsud ha dichiarato di essere andato in Ucraina alla ricerca di fondi per la Link…«Lo confermo. Come vi ho detto era direttore della Link international, questo era il suo ruolo ufficiale alla Link campus». Ricorda se Mifsud le menzionò qualche finanziatore in particolare?«Sì. Entrò in contatto con diversi investitori, i quali si trovavano in differenti Paesi. Tutti gli incontri venivano puntualmente riferiti al professor Scotti e alla Link. Mifsud mise l'università in comunicazione con una serie di potenziali finanziatori nel Regno Unito, negli Stati Uniti, a Dubai e in altri Paesi arabi. Ebbe successo con la 1Mdb-Petrosaudi di Tarek Obaid (imprenditore saudita, ndr), che finanziò il War and peace center della Link campus con 700.000 euro. Non sono in grado di dire, invece, se Mifsud fosse coinvolto o meno nell'affare con la Suite finance. È molto probabile che quest'ultima avesse raccolto (o stesse progettando di farlo) finanziamenti da fonti ucraine».È mai andato in Ucraina con Mifsud?«Non ci sono mai stato».Il direttore della Suite finance, Gabriele Carratelli, sostiene che la sua azienda maltese si occupasse di cartolarizzazioni, ma allo stesso tempo ha ammesso di non sapere da dove arrivassero questi soldi.«In base alle mie ricerche le obbligazioni della Suite finance vengono scambiate sui listini azionari di Francoforte - peraltro generando perdite ingenti per gli investitori. Certo, sarebbe contro la legge se tale società non conoscesse l'identità dei propri azionisti e investitori. Una prassi scorretta non consentita dalla Borsa di Francoforte. Perciò, quando i dirigenti della Suite finance affermano di non sapere da dove vengano i soldi non sono affatto credibili».Ma quella somma alla fine non arrivò mai…«L'importo totale era di 12 milioni di euro, come si può evincere dal «Patto parasociale» sottoscritto tra la Suite finance e la Gem. Personalmente non sono stato coinvolto nell'accordo del 2017, né per quanto riguarda i negoziati, né per ciò che concerne le firme. Diedi il mio assenso alla decisione degli azionisti (come risulta dal verbale di assemblea dell'estate del 2017) riguardo a un aumento di capitale. Nel 2018 mi fu detto che la Suite finance aveva già versato 3 milioni di euro, ma Vanna Fadini (amministratore unico della Gem, ndr) mi disse con tono evasivo che «la Gem non ha mai contabilizzato questo importo». Pertanto, non posso sapere se la Suite abbia effettivamente versato quella somma, né tantomeno chi l'abbia ricevuta. La Link e la Gem non mi hanno fornito sufficienti informazioni su questo argomento. Secondo la vostra inchiesta la Gem era in attesa di ricevere 9 milioni, il che suggerisce che 3 milioni (sui 12 totali) erano già stati pagati».Ha mai parlato personalmente con Scotti dei fondi in arrivo dall'Ucraina?«Sì, certo».Si ricorda quando e dove? «A margine degli incontri del consiglio di amministrazione della Link, nell'estate del 2018. Scotti spiegò a tutti i membri del board il meccanismo dell'aumento di capitale e li informò sulla Suite finance. Nessuno dei presenti domandò chi ci fosse dietro ad essa. Al termine della riunione, mi avvicinai a Scotti per chiedergli della Suite finance. Lui mi rispose che si occupavano di reperire soldi da attività svolte in Ucraina. Successivamente, sia io che i miei legali qui a Roma inviammo numerose email ai miei colleghi azionisti della Link, chiedendo lumi circa l'identità degli investitori dietro la Suite finance. Né io, né i legali di Roma ricevemmo mai alcuna risposta».Quindi ci sta confermando che Scotti era coinvolto direttamente nelle operazioni di finanziamento della Gem? «Secondo le informazioni in mio possesso il professor Scotti era a Malta, nel 2017, per negoziare l'accordo con la Suite finance». Qual era esattamente il ruolo della Fadini e com'è possibile che la signora possieda il 77% delle quote della Gem?«Le azioni da lei possedute sono anche «in rappresentanza» di Vincenzo Scotti e Pasquale Russo (direttore generale della Link campus, ndr), come si evince dal Patto parasociale. Lei e Russo, poi, sono coinvolti come azionisti e amministratori in altre realtà del gruppo, che sono separate dell'università vera e proprio e nelle quali non sono coinvolto. Non so se lei sia realmente in possesso delle azioni della Gem oppure se agisca semplicemente in qualità di fiduciario del professor Scotti».Com'è possibile che nel 2017 Mifsud abbia intrattenuto relazioni con la Russia e l'Ucraina, due Paesi che a quei tempi si trovavano in guerra l'uno contro l'altro.«Mifsud si recava, a quanto pare anche piuttosto spesso, in Ucraina. Sembra che lì avesse una fidanzata e, secondo quanto riportato dal sito americano Buzzfeed, anche una figlia. È stato in diverse località di quel Paese e la Link era a conoscenza di questi spostamenti. Nel 2016 e nel 2017 Mifsud lavorava per la Link e per Scotti, al quale riferiva tutto. Riceveva ordini ed era supervisionato da lui».Mifsud è una spia? Lavora per i russi? Per gli ucraini?«Mifsud non ha mai lavorato per i russi. Là gestiva solo collaborazioni accademiche. Piuttosto, ha legami con l'intelligence occidentale».Il nostro giornale ha scritto che Mifsud è socio della Link international che ha ricevuto sostanziosi bonifici dalla Gem. Erano pagamenti per lui?«Sì, è una cosa che ha scioccato anche me, al punto che ho chiesto come fosse possibile che la Gem potesse versare alla Link international un importo di 400-500.000 euro. Nessuna risposta. Quei soldi erano serviti per finanziarie azioni di spionaggio e attività politiche? Non hanno mai risposto alle mie domande».Perché ha comprato quote della Gem con la sua Drake?«Effettuo i miei investimenti esclusivamente tramite le mie aziende, e lo faccio attraverso veicoli on shore, come quelli del Regno Unito».Glielo ha chiesto o suggerito qualcuno?«È stata una mia decisione. Il Regno Unito ha un regime fiscale favorevole, leggi efficienti ed è rispettato in Europa e in Italia».Nel 2016 lei ha acquistato il 5% delle azioni della Gem e la stampa italiana ha affermato che altri investitori erano pronti a entrare nella compagine della Link fino al 49% delle azioni totali, in vista dell'ingresso in Borsa. Che cosa è andato storto allora?«Dopo che io ho acquistato il 5 per cento della Gem, lo studio Ernst & Young di Roma, nel 2017, è stato incaricato di allestire un business plan. Non so se davvero sia mai stato proposto a qualcuno di investire nella Gem/Link, se non alla Suite finance».Scotti le ha mai parlato di un eventuale coinvolgimento dei servizi segreti italiani nel Russiagate?«Ha sempre negato, ma Mifsud mi ha confermato diverse volte che uno dei capi di un'agenzia italiana dei servizi segreti contattò Scotti nel periodo in cui scoppiò lo scandalo e si raccomandò che Mifsud sparisse. Quest'ultimo mi ha parlato anche di altri interventi».Di che interventi parla? E chi era il dirigente dei servizi segreti italiani?«Nell'interesse del professor Mifsud, preferirei non fornire ulteriori dettagli».Il «professore» le ha mai parlato dell'ex premier Matteo Renzi?«No, ma Scotti, Russo e Mifsud parlarono del primo ministro Paolo Gentiloni, dicendo che questi si sarebbe recato alla Link campus il 25 febbraio 2017 insieme con il sottosegretario alla Giustizia, Gennaro Migliore, per un meeting strategico. Questo avvenne alcuni giorni dopo che Mifsud era stato interrogato a Washington. Sembra che questo incontro non sia mai stato reso pubblico e necessita di conferme. Per averne dovreste chiedere ai diretti interessati. Ho riportato un'informazione che ho appreso da Mifsud, Rossi e Scotti alla presenza della Fadini. Pur non avendo assistito personalmente a quella riunione, posso dire che il 25 febbraio ho incontrato Migliore, ma non Gentiloni».Sa dove sia Mifusd?«No, non so dove si trovi ora». Qualcuno lo tiene nascosto?«Preferisco non rilasciare ulteriori informazioni in merito».Almeno può dirci quando l'ha visto l'ultima volta?«Nel maggio del 2018, quando Mifsud è venuto nel mio ufficio. Quel giorno diede il suo assenso perché registrassi una sua deposizione. Gli inquirenti americani mi hanno chiesto copia di queste registrazioni e, poiché è nell'interesse di Mifsud collaborare con gli Stati Uniti, gliele ho fornite quest'estate. Ho anche preventivamente informato la Link, dal momento che è un atto d'accusa contro alcuni dei suoi dirigenti». È stato sempre lei a consegnare i cellulari di Mifsud agli inquirenti d'Oltreoceano?«No, non so chi abbia fornito quei telefoni al procuratore John Durham, vorrei anche sapere se quei numeri siano appartenuti realmente a Mifsud e se questi li abbia davvero utilizzati».
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Dopo l'apertura dei lavori affidata a Maurizio Belpietro, il clou del programma vedrà il direttore del quotidiano intervistare il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, chiamato a chiarire quali regole l’Italia intende adottare per affrontare i prossimi anni, tra il ruolo degli idrocarburi, il contributo del nucleare e la sostenibilità economica degli obiettivi ambientali. A seguire, il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, offrirà la prospettiva di un territorio chiave per la competitività del Paese.
La transizione non è più un percorso scontato: l’impasse europea sull’obiettivo di riduzione del 90% delle emissioni al 2040, le divisioni tra i Paesi membri, i costi elevati per le imprese e i nuovi equilibri geopolitici stanno mettendo in discussione strategie che fino a poco tempo fa sembravano intoccabili. Domande cruciali come «quale energia useremo?», «chi sosterrà gli investimenti?» e «che ruolo avranno gas e nucleare?» saranno al centro del dibattito.
Dopo l’apertura istituzionale, spazio alle testimonianze di aziende e manager. Nicola Cecconato, presidente di Ascopiave, dialogherà con Belpietro sulle opportunità di sviluppo del settore energetico italiano. Seguiranno gli interventi di Maria Rosaria Guarniere (Terna), Maria Cristina Papetti (Enel) e Riccardo Toto (Renexia), che porteranno la loro esperienza su reti, rinnovabili e nuova «frontiera blu» dell’offshore.
Non mancheranno case history di realtà produttive che stanno affrontando la sfida sul campo: Nicola Perizzolo (Barilla), Leonardo Meoli (Generali) e Marzia Ravanelli (Bf spa) racconteranno come coniugare sostenibilità ambientale e competitività. Infine, Maurizio Dallocchio, presidente di Generalfinance e docente alla Bocconi, analizzerà il ruolo decisivo della finanza in un percorso che richiede investimenti globali stimati in oltre 1.700 miliardi di dollari l’anno.
Un confronto a più voci, dunque, per capire se la transizione energetica potrà davvero essere la leva per un futuro più sostenibile senza sacrificare crescita e lavoro.
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Chi ha inventato il sistema di posizionamento globale GPS? D’accordo la Difesa Usa, ma quanto a persone, chi è stato il genio inventore?