2025-11-24
Margaret Bourke-White in mostra a Reggio Emilia
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Margaret Bourke-White davanti al bombardiere Flying Fortress dal quale ha realizzato fotografie di guerra durante l’attacco statunitense su Tunisi. Algeria, 1943. Margaret Bourke-White/The LIFE Picture Collection/Shutterstock
Sono i Chiostri di San Pietro a Reggio Emilia ad ospitare (sino all’8 febbraio 2026) una grande retrospettiva dedicata a Margaret Bourke-White (1924-1971), la grande fotografa statunitense celebre per i suoi reportage di guerra e sull’industria americana. In mostra oltre 120 immagini, che ne ripercorrono la vita avventurosa e le tappe salienti della sua brillante carriera.Affascinante, colta, libera, ambiziosa,indipendente, irrequieta e anticonformista, tutto questo era Margaret Bourke-White, prima donna fotografa del celebre settimanale Life ( sua era la foto della diga di Fort Peck, copertina del primo numero della rivista, datato 23 novembre 1936) , prima fotografa straniera ad avere il permesso di scattare foto nell’ ex Unione Sovietica e prima fotoreporter di guerra ad essere accreditata al pool fotografico dell'esercito americano ai tempi del secondo conflitto mondiale. A Margaret Bourke-White non bastava partecipare, voleva vincere. Non bastava «primeggiare », voleva sempre essere la prima… E di primati, nella sua trentennale e rocambolesca carriera (interrotta solo dal Parkinson che la colpì non ancora cinquantenne), ne conquistò molti. Nel clima di rinascita che seguì la grande depressione del ’29, la Bourke-White riuscì a ritrarre con occhio poetico, ma nel contempo realista, fabbriche e grattacieli, immortalando in chiave modernista (a tratti quasi cubista) la maestosità della fervente architettura produttiva americana: fu questa una svolta professionale importante, non solo per lei, ma per tutto il genere femminile, in precedenza sottovalutato e considerato poco «adatto » a questo tipo di fotografia: affascinata dal progresso e dalla tecnologia, in più occasioni sottolineò che «l'industria è il vero luogo dell'arte» e che «i ponti, le navi, le officine hanno una bellezza inconscia e riflettono lo spirito del momento».Ma se i suoi «scatti industriali» l’aiutarono a farsi conoscere e ad imporsi nel mondo editoriale e fotografico (era il 1929 quando l'editore Henry Luce la invitò a contribuire alla nascita della rivista illustrata Fortune ), fu come inviata di guerra per Life che la Bourke-White divenne leggenda: spericolata e senza paura, al seguito dell’esercito americano fu in prima linea sui fronti europei, sovietici e africani; nel 1943 fu la prima donna ad accompagnare i caccia statunitensi, fotografando quello che fu uno dei più violenti attacchi all'esercito tedesco; vide l’orrore dei campi di concentramento nazisti, ( su tutti Buchenwald, dove entrò il giorno dopo la liberazione dei prigionieri) e fu testimone dell’avanzata americana in Italia, dove immortalò – fra le tante situazioni – anche i soldati statunitensi con sci e lenzuoli bianchi, indossati per mimetizzarsi e muoversi con più facilità sulla neve dell’ Appennino Tosco Emiliano. Convinta che «il fascismo non avrebbe preso il potere in Europa se ci fosse stata una stampa veramente libera che potesse informare la gente invece di ingannarla con false promesse», fece del fotogiornalismo la sua missione di vita, realizzando intensi reportage anche in India, Pakistan e in Corea, squassata - tra il 1950 e il 1953 - da quella sanguinosa guerra che divise per sempre il Paese. Straordinaria anche nelle « foto di posa» per quella sua capacità di trasformare anche le persone più umili in attori, la Bourke-White ritrasse minatori e operai, ma anche personalità come Stalin ( fu lei a realizzarne il primo, e unico, ritratto non ufficiale con autorizzazione a circolare anche fuori dall’URSS…) e Gandhi, che ifotografò nel 1946 intento nella lettura. Maestra nell’uso del bianco e nero, nell’ultima fase della sua carriera sperimentò anche il colore, documentando ( e denunciando) con scatti forti e intensi apartheid , disuguaglianze e razzismo, dando voce a poveri ed emarginati, dagli Stati Uniti al Sud Africa. Realtà tragiche, di ingiustizie e miseria, rese ancora più drammatiche dal confronto con l’ abbondanza della società consumistica, rappresentata in alcuni scatti dell’artista da tavole imbandite e dalla bevanda americana per eccellenza, la Coca-Cola…Fotoreporter, ritrattista, fotografa di industria e architettura, emancipata e libera, ma di grande sensibilità e con un lato romantico, Margaret Bourke-White è stata donna e artista di profonda umanità e di incredibile forza, come racconta la bella mostra allestita sino all’8 febbraio 2026 nei Chiostri di San Pietro a Reggio Emilia , un’esposizione che attraverso oltre 120 immagini ne ripercorre il lavoro, la vita e l’esperienza umana , regalando al visitatore un ritratto a tutto tondo di un’attenta testimone del suo tempo, capace di superare barriere e confini di genere. La MostraCurato da Monica Poggi in collaborazione con CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia, il percorso espositivo si snoda in 6 ricche sezioni tematiche, che spaziano dai primi servizi per Life sino agli scatti della maturità, con immagini che testimoniano la capacità della Bourke-White di passare dall’imponenza industriale alla vulnerabilità dell’essere umano. Per la ricchezza, il significato e la quantità degli scatti esposti, è davvero difficile scegliere i migliori, perché la fotografia, come l’arte in generale, è sempre soggettiva, legata alla sensibilità, al pensiero, al gusto di ognuno: tuttavia, giudico fra i più interessanti la notissima Diga di Fort Peck, il Mohandas Karamchand Gandhi mentre legge vicino a un arcolaio, Soldato americano che chiacchiera con una ragazza tedesca e Due minatori tedeschi della Regione della Ruhr. E poi, splendido e iconico, il ritratto che la immortala in piedi, spavalda e coraggiosa, davanti al bombardiere Flying Fortress, a bordo del quale scattò fotografie di guerra durante l’attacco statunitense su Tunisi nel 1943.A dare valore aggiunto alla mostra, per approfondire il mondo di Margaret Bourke-White la Fondazione Palazzo Magnani propone anche un ciclo di incontri pubblici (da novembre a febbraio) con alcuni tra i più autorevoli specialisti del cosiddetto Secolo americano: un’occasione unica per esplorare i caratteri storici, culturali, ideologici, economici e sociologici che hanno segnato il Novecento e che ancora oggi influenzano profondamente la cultura e la società contemporanea.
Foto @Elena Oricelli
Dal 6 dicembre il viaggio della Fiamma Olimpica di Milano Cortina 2026 toccherà 60 città italiane tra concerti, sportivi e iniziative sociali, coinvolgendo le comunità in vista dei Giochi.
Coca-Cola, partner del viaggio della Fiamma Olimpica di Milano Cortina 2026, ha presentato le iniziative che accompagneranno il percorso della torcia attraverso l’Italia, un itinerario di 63 giorni che partirà il 6 dicembre e toccherà 60 città. L’obiettivo dichiarato è trasformare l’attesa dei Giochi in un momento di partecipazione diffusa, con eventi e attività pensati per coinvolgere le comunità locali.
Le celebrazioni si apriranno il 5 dicembre a Roma, allo Stadio dei Marmi, con un concerto gratuito intitolato The Coca-Cola Music Fest – Il viaggio della Fiamma Olimpica. Sul palco si alterneranno Mahmood, Noemi, The Kolors, Tananai e Carl Brave. L’evento, secondo l’azienda, vuole rappresentare un omaggio collettivo all’avvio del percorso che porterà la Fiamma Olimpica in tutta Italia. «Il viaggio della Fiamma unisce storie, territori e persone, trasformando l’attesa dei Giochi in un’esperienza che appartiene a tutti», ha dichiarato Luca Santandrea, general manager olympic and paralympic Winter Games Milano Cortina 2026 di Coca-Cola.
Come in altre edizioni, Coca-Cola affiancherà il percorso selezionando alcuni tedofori. Tra i nomi annunciati compaiono artisti come Noemi, Mahmood e Stash dei The Kolors, volti dell’intrattenimento come Benedetta Parodi e The Jackal, e diversi atleti: Simone Barlaam, Myriam Sylla, Deborah Compagnoni, Ivan Zaytsev, Mara Navarria e Ciro Ferrara. La lista include anche associazioni attive nel sociale – dalla Croce Rossa al Banco Alimentare, passando per l’Unione italiana dei ciechi e ipovedenti – a cui viene attribuito il compito di rappresentare l’impegno civile legato allo spirito olimpico.
Elemento ricorrente di ogni tappa sarà il truck Coca-Cola, un mezzo ispirato alle auto italiane vintage e dotato di schermi led e installazioni luminose. Il convoglio, accompagnato da dj e animatori, aprirà l’arrivo della torcia nelle varie città. Accanto al truck verrà allestito il Coca-Cola Village, spazio dedicato a musica, cibo e attività sportive, compresi percorsi interattivi realizzati sotto il marchio Powerade. L’azienda sottolinea anche l’attenzione alla sostenibilità: durante il tour saranno distribuite mini-lattine in alluminio e, grazie alla collaborazione con CiAl, sarà organizzata la raccolta dei contenitori nelle aree di festa. Nelle City Celebration sarà inoltre possibile sostenere il Banco Alimentare attraverso donazioni.
Secondo un sondaggio SWG citato dall’azienda, due italiani su tre percepiscono il Viaggio della Fiamma Olimpica come un’occasione per rafforzare i legami tra le comunità locali. Coca-Cola richiama inoltre la propria lunga presenza nel Paese, risalente al 1927, quando la prima bottiglia fu imbottigliata a Roma. «Sarà un viaggio che attraverserà territori e tradizioni, un ponte tra sport e comunità», ha affermato Maria Laura Iascone, Ceremonies Director di Milano Cortina 2026.
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Nicola Fratoianni, Elly Schlein e Angelo Bonelli (Ansa)