
L’allergia a questo metallo è particolarmente diffusa tra le donne, per la sua presenza nei cosmetici. A tavola, invece, per la maggior parte della gente la dieta mediterranea garantisce l’assorbimento delle dosi necessarie.Sapevate che esiste l’allergia al nichel e che può riguardare anche ciò che mangiamo? Andiamo per ordine. Cos’è, innanzitutto, il nichel? Si tratta di un metallo molto diffuso in natura e che si può trovare in tanti oggetti, nell’acqua e perfino nel cibo. Come spiega il ministero della Salute, il nichel (il cui simbolo chimico è Ni) è un componente naturale della superficie della Terra (crosta terrestre), chiamato dai minatori, in passato, «rame del diavolo» o «rame bianco» perché ritenuto di poco valore rispetto al rame (elemento più utile e prezioso). Questo metallo è presente in diversi minerali, nei suoli (compresi i fondali dell’oceano) e tra i componenti delle emissioni vulcaniche. Esso è di colore bianco, duro, facilmente lavorabile e d’aspetto simile all’argento, spesso combinato con altri metalli (come ferro, rame, cromo) per formare leghe metalliche, a cui conferisce caratteristiche di durezza, resistenza alla corrosione e al calore. Per queste sue particolari proprietà, è impiegato per la realizzazione di monete (nichelino è il termine popolare per indicare la moneta da 5 centesimi di dollaro statunitense), prodotti di bigiotteria, valvole, pentole e padelle (soprattutto quelle in acciaio inossidabile). A questo proposito, la sigla 18/10, riportata, ad esempio, sulle pentole, sta ad indicare che, nella lega utilizzata per la loro fabbricazione, il 18% è costituito da cromo mentre il 10% da nichel. I suoi composti, inoltre, sono impiegati (tramite la nichelatura) per rivestire alcuni materiali depositando sulla loro superficie un sottile strato di questo metallo. Il nichel è presente anche nell’aria a seguito del suo rilascio nell’ambiente da parte di industrie che lo utilizzano, di impianti a carbone e di inceneritori. Una volta nell’aria, aderisce alle particelle di polvere depositandosi al suolo; nell’acqua, dove può arrivare a causa di scarichi industriali, si deposita sul fondo e nei sedimenti. Il nichel non si accumula nei tessuti dei pesci o in altri animali inclusi nella nostra dieta alimentare. Insomma, come si vede il nichel è un po’ ovunque in natura e, per quanto riguarda la sua presenza in tutto quanto sia di produzione umana, invece, è stato necessario mettere un confine. La normativa europea Reach (Regolamento CE n. 1907/2006) tra altro proibisce la fabbricazione e/o l’immissione in commercio di oggetti (attenzione, parliamo di oggetti e non di cosmetici) che abbiano un rilascio di nichel superiore al limite consentito di 0,2 mcg/cm2/settimana per gli oggetti da inserire negli orecchi perforati o in altre parti perforate del corpo umano durante la cicatrizzazione della ferita causata dalla perforazione (piercing), mentre per i prodotti destinati ad entrare in contatto diretto e prolungato con la pelle i limiti di cessione sono 0,5 mcg/cm2/settimana. Come dire: il nichel è un po’ un sorvegliato speciale. Il nichel non si trova soltanto in prodotti di bigiotteria come gli orecchini e i piercing che toccano punti più interni, sebbene ovviamente tramite buchi cicatrizzati, o bracciali e collane, che si poggiano sulla parte più esterna della pelle. Si può trovare in accessori di qualsiasi tipo, le cinture, i portachiavi, gli occhiali. E, ancora, prodotti come le pentole e le stoviglie, i detergenti per la casa, i cosmetici, mascara per gli occhi e tinture per capelli comprese. Non ci si deve allarmare, sia chiaro. Il manifestarsi delle reazioni allergiche in seguito al contatto col nichel varia generalmente da persona a persona, ma esistono indicazioni che possono valere per la maggior parte della popolazione. Ad esempio, nel caso dei cosmetici (in cui il nichel può essere contenuto come «impurezza» rispetto all’impiego delle materie prime, visto che un suo uso volontario è proibito nell’Unione europea) si considera che 1 microgrammo di nichel per grammo di prodotto cosmetico (equivalente ad una parte per milione-ppm) sia una soglia al di sotto della quale non si hanno reazioni allergiche, trattandosi davvero di una quantità infinitesimale, al pari della nota goccia nell’oceano. Nelle etichette, il contenuto al di sotto di questa soglia è specificato come <1ppm. Se trovate la scritta «nickel tested <1 ppm» vuol dire che anche se siete allergici al nichel potete usare il prodotto in questione. Chi soffre di allergia al nichel, infatti, non rientra nella soglia di tollerabilità che l’Istituto superiore di sanità ha fissato in 10 ppm (parti per milione) per i non allergici. L’allergico può usare solo prodotti con nichel inferiore o uguale a 1 ppm. Come spiega l’Istituto superiore di sanità, «anche su pelle irritata di soggetti sensibilizzati, con test occlusivo di 48H, oltre il 90% dei soggetti non reagisce a concentrazioni inferiori a 1ppm». Alcuni allergici hanno reazioni col solo marchio «nickel tested» perché se non vi è ulteriore specificazione che il contenuto sia inferiore a 1 ppm, ciò può sicuramente voler dire che la concentrazione non sia affatto di 1 ppm, soglia di sicurezza per l’allergico. Quanto alla dicitura «nickel free», in italiano «senza nichel», nel caso dell’acciaio inox viene sovente usata per indicare che si tratta di acciaio 18/0, ma in altri casi di merce di importazione extracontinentale non è detto che sia una dicitura che può tranquillizzare l’allergico, non essendoci un uso internazionale comune di questa dicitura commerciale. Troviamo poi nichel anche negli alimenti. Ci capita spesso di notare, da queste pagine che rifiutano le vulgate di moda e di propaganda ideologica a scopo pure commerciale, come la visione per cui vegetale (e dunque vegano e vegetariano) sia sempre e comunque perfetto, utile anche a farci abboffare e quindi acquistare vagonate di cibo iperprocessato «buono per l’ambiente» a loro dire, sia assolutamente errata. Anche il nichel ci conferma questa verità. Contengono quantità più o meno importanti di nichel molti tipi di verdura, come asparagi, cipolle, aglio, pomodori, e di frutta, frutta secca compresa, poi i legumi. Ne contengono poi i lievitati dolci e salati, il té e il caffè e, generalmente, alimenti cotti o conservati in recipienti di metallo contenenti nichel (stoviglie senza nichel sono quelle di coccio, alluminio, vetro, terracotta, porcellana, acciaio senza nichel ossia 18/0 e 18/C, ferro puro come la padella lionese, comunque sempre più spesso si trovano indicazioni sulle stesse pentole, molti produttori di pentole antiaderenti, per esempio, ora producono senza nichel). E troviamo nichel anche nell’acqua. Pure se in misura minore rispetto alla sua presenza negli alimenti, il nichel può essere rilasciato anche da condutture idriche o raccordi metallici ed essere contenuto in acque sotterranee per via di un naturale rilascio da parte delle rocce e del terreno. Sempre in Europa, la presenza del nichel nell’acqua potabile destinata al consumo umano e nelle acque minerali naturali non deve superare i 20 microgrammi per litro. Nel 2020 l’autorità europea per la sicurezza alimentare (European Food Safety Authority, Efsa) ha stabilito, per proteggere dagli effetti a lungo termine la popolazione non sensibilizzata al nichel, una dose giornaliera tollerabile di ingestione di 13 microgrammi per chilogrammo di peso corporeo. È stato anche evidenziato che in soggetti già sensibilizzati, una dose di 4,3 microgrammi per chilo di peso corporeo è in grado di causare una dermatite sistemica da contatto; per evitare questi rischi l’esposizione dovrebbe essere almeno 30 volte inferiore. Ci si espone al nichel anche toccando monete, fumando tabacco e respirando aria inquinata dal nichel (questo è possibile soprattutto in contesti professionali, per esempio se si lavora laddove si impiega nichel per le produzioni oppure, per esempio, nei saloni di parrucchiere). L’ingestione di davvero elevate quantità di nichel, o di alcuni suoi composti, ovviamente causa avvelenamento con conseguenti disturbi gastrointestinali (quali vomito, nausea, mal di testa e, nei casi più gravi, emorragia gastrica), ma stiamo parlando di evenienze di ingestioni davvero più uniche che rare. Ciò che invece è più frequente è la «normale» allergia al nichel, che ci interessa capire per bene. L’allergia al nichel è un’allergia da accumulo: un importante accumulo di nichel nel corpo, in alcuni soggetti predisposti, può a un certo punto scatenare reazioni allergiche anche per un contatto con una minima e per tutti gli altri normale e innocua quantità della sostanza. Si tratta della famosa goccia che fa traboccare il vaso. Non ci si deve preoccupare se non si soffre di allergia al nichel. L’allergia al nichel non è una condizione così peregrina, pensate che il nichel è la causa più comune di allergie e spesso si accompagna ad altre forme di sensibilità, per esempio un’alta percentuale di allergici al nichel è anche intollerante al lattosio. Le allergie sono reazioni eccessive del sistema immunitario verso una sostanza estranea all’organismo. La chiave per comprendere le allergie è il concetto di iper reazione. La reazione eccessiva è il sintomo dell’allergia. L’eccesso della reazione sarebbe giustificato da un’oggettiva pericolosità della sostanza, invece la sostanza in piccola quantità non è affatto pericolosa, ma il nostro organismo reagisce come se lo fosse perché siamo allergici. L’allergia al nichel può essere di due tipi e dare sintomatologie nel complesso diverse. Una delle manifestazioni più comuni dell’allergia al nichel è la dermatite da contatto, DAC, che si scatena dopo il contatto con l’allergene procurando sintomi cutanei come chiazze rosse sulla pelle con consistenza ruvida, prurito di grado variabile, a volte anche molto forte. L’allergia al nichel può, però, manifestarsi anche come sindrome da allergia alimentare sistemica, detta SNAS, condizione in cui le manifestazioni cutanee compaiono in sedi diverse da quelle da contatto (e la DAC si chiama SCD ovvero dermatite da contatto sistemica) e compaiono altresì manifestazioni extracutanee reattive di tipo gastrointestinale, urinario, ginecologico e neurologico periferico. L’allergia da contatto al nichel interessa fino al 30% della popolazione, con prevalenza nel sesso femminile perché entra in contatto molto frequente con articoli di bigiotteria e prodotti cosmetici. Circa il 20% di questi allergici da contatto al nichel presentano anche la SNAS. Se si sono manifestati dei sintomi, per sapere se si è allergici innanzitutto è indispensabile una visita specialistica con un’approfondita anamnesi e poi la ricerca della conferma tramite il patch test, un cerotto con l’allergene che imita l’esposizione della pelle al contatto. Dopo, si indaga se è presente anche SNAS, che è molto più difficile da diagnosticare. Si diagnostica, infatti, sospendendo gli alimenti contenenti nichel e poi reintroducendoli uno per volta per testare se ognuno di essi dà reazione allergica (oppure si usa il test di provocazione orale in cieco contro placebo, cioè si somministrano capsule placebo o capsule con nichel e nel caso di mancata reazione alle prime e reazione alle ultime si diagnostica la SNAS). In caso di dermatite da contatto bisogna evitare il contatto col metallo, ovunque si trovi, dagli oggetti ai prodotti per la pelle (anche detersivi, cosmetici ecc.), scegliendo gli adeguati prodotti «nickel tested» con indicazione delle ppm. In caso di SNAS, invece, innanzitutto ricordiamoci che il nichel si trova nel suolo in quantità da 5 a 500 mg per kg, negli alimenti vegetali in quantità da 0,5 a 5 mg/kg, in minore quantità negli alimenti di origine animale (0,1-5 mg/kg) e anche nell’acqua dolce (5-100 mg/L). Si tratta di concentrazioni che possono variare, in peggio se terreni e coltivazioni e in generale produzioni limitrofe non sono svolte in maniera virtuosa. Ricordiamoci anche che il nostro apparato digestivo assorbe fino al 10% del nichel contenuto nel cibo e che questa soglia può essere abbassata dalla presenza di vitamina C e di ferro. Secondo alcuni studi, alimentandoci assorbiamo da 0,2 a 0,6 mg di nichel al giorno e considerato che in una dieta normale abbiamo bisogno di circa 0,05 mg al giorno (50 mcg) di nichel, per il non allergico questo fabbisogno è ampiamente coperto da una normale dieta italiana. L’allergico, invece, è solitamente consigliato di selezionare gli alimenti con più basso contenuto di nichel ed evitare cibo in scatola, cacao, cioccolato, legumi, frutta secca, troppa frutta, troppa verdura, e rivolgersi con un pochino più di serenità verso latte e derivati e carne. Una buona idea per l’allergico è anche non utilizzare utensili con nichel per la cottura degli alimenti ed evitare il fumo di sigaretta (il nichel è presente anche nelle sigarette in misura di 1-3 mcg per sigaretta). Poi, non bere né usare in cucina la prima acqua del rubinetto al mattino, perché di notte il rubinetto può rilasciare un piccolo stillicidio di nichel. In entrambi i casi, sia che si abbia la dermatite allergica da contatto al nichel DAC, sia che si abbia la sindrome da allergia alimentare sistemica SNAS, è bene leggere attentamente le etichette dei prodotti che si intendono acquistare. Al di fuori del caso di allergia, non vediamo il nichel come un nemico assoluto. Nel corpo umano comunque si ritrovano tracce di nichel per un totale di circa 1 mg; eliminarlo del tutto dall’organismo è impossibile e dannoso perché il nichel è fondamentale in vari processi metabolici. Per esempio, aiuta il nostro organismo ad assorbire il ferro.
Foto @Elena Oricelli
Dal 6 dicembre il viaggio della Fiamma Olimpica di Milano Cortina 2026 toccherà 60 città italiane tra concerti, sportivi e iniziative sociali, coinvolgendo le comunità in vista dei Giochi.
Coca-Cola, partner del viaggio della Fiamma Olimpica di Milano Cortina 2026, ha presentato le iniziative che accompagneranno il percorso della torcia attraverso l’Italia, un itinerario di 63 giorni che partirà il 6 dicembre e toccherà 60 città. L’obiettivo dichiarato è trasformare l’attesa dei Giochi in un momento di partecipazione diffusa, con eventi e attività pensati per coinvolgere le comunità locali.
Le celebrazioni si apriranno il 5 dicembre a Roma, allo Stadio dei Marmi, con un concerto gratuito intitolato The Coca-Cola Music Fest – Il viaggio della Fiamma Olimpica. Sul palco si alterneranno Mahmood, Noemi, The Kolors, Tananai e Carl Brave. L’evento, secondo l’azienda, vuole rappresentare un omaggio collettivo all’avvio del percorso che porterà la Fiamma Olimpica in tutta Italia. «Il viaggio della Fiamma unisce storie, territori e persone, trasformando l’attesa dei Giochi in un’esperienza che appartiene a tutti», ha dichiarato Luca Santandrea, general manager olympic and paralympic Winter Games Milano Cortina 2026 di Coca-Cola.
Come in altre edizioni, Coca-Cola affiancherà il percorso selezionando alcuni tedofori. Tra i nomi annunciati compaiono artisti come Noemi, Mahmood e Stash dei The Kolors, volti dell’intrattenimento come Benedetta Parodi e The Jackal, e diversi atleti: Simone Barlaam, Myriam Sylla, Deborah Compagnoni, Ivan Zaytsev, Mara Navarria e Ciro Ferrara. La lista include anche associazioni attive nel sociale – dalla Croce Rossa al Banco Alimentare, passando per l’Unione italiana dei ciechi e ipovedenti – a cui viene attribuito il compito di rappresentare l’impegno civile legato allo spirito olimpico.
Elemento ricorrente di ogni tappa sarà il truck Coca-Cola, un mezzo ispirato alle auto italiane vintage e dotato di schermi led e installazioni luminose. Il convoglio, accompagnato da dj e animatori, aprirà l’arrivo della torcia nelle varie città. Accanto al truck verrà allestito il Coca-Cola Village, spazio dedicato a musica, cibo e attività sportive, compresi percorsi interattivi realizzati sotto il marchio Powerade. L’azienda sottolinea anche l’attenzione alla sostenibilità: durante il tour saranno distribuite mini-lattine in alluminio e, grazie alla collaborazione con CiAl, sarà organizzata la raccolta dei contenitori nelle aree di festa. Nelle City Celebration sarà inoltre possibile sostenere il Banco Alimentare attraverso donazioni.
Secondo un sondaggio SWG citato dall’azienda, due italiani su tre percepiscono il Viaggio della Fiamma Olimpica come un’occasione per rafforzare i legami tra le comunità locali. Coca-Cola richiama inoltre la propria lunga presenza nel Paese, risalente al 1927, quando la prima bottiglia fu imbottigliata a Roma. «Sarà un viaggio che attraverserà territori e tradizioni, un ponte tra sport e comunità», ha affermato Maria Laura Iascone, Ceremonies Director di Milano Cortina 2026.
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Nicola Fratoianni, Elly Schlein e Angelo Bonelli (Ansa)
Non ha senso l’indignazione per i saltelli della Meloni contro i «rossi»: è un modo di condannare una delle peggiori ideologie della storia. In più, il luogo comune secondo cui alla corte di Togliatti & C. c’erano persone migliori che altrove è senza senso.
2025-11-24
Reem Alsalem: «Abolire l’utero in affitto è possibile. L’Italia è una delle voci più forti»
Reem Alsalem (Ansa)
- La relatrice all’Onu: «La surrogazione altruistica ha numeri molto ridotti. La si cita solo per normalizzare la pratica commerciale. Che è uno sfruttamento delle donne, costrette a cedere il controllo dei loro corpi».
- L’attivista Jennifer Lahl: «Gli embrioni sono selezionati prima dell’impianto e i committenti possono chiedere l’aborto selettivo. La madre non è libera neanche di mangiare quel che vuole».
- Anne Schaub-Thomas avverte: la maternità surrogata è un atto contro natura che ha effetti permanenti.
Lo speciale contiene tre articoli.
Ecco #DimmiLaVerità del 25 novembre 2025. Il deputato del M5s Marco Pellegrini commenta con noi il piano di pace di Donald Trump per l'Ucraina.






