2025-11-24
«Chi non salta comunista è»: saltiamo tutti
Nicola Fratoianni, Elly Schlein e Angelo Bonelli (Ansa)
Non ha senso l’indignazione per i saltelli della Meloni contro i «rossi»: è un modo di condannare una delle peggiori ideologie della storia. In più, il luogo comune secondo cui alla corte di Togliatti & C. c’erano persone migliori che altrove è senza senso.Qualche giorno fa Giorgia Meloni ha saltellato cantilenando: «Chi non salta comunista è». La cosa ha dato grave scandalo. Sia i giornali che i social si sono scatenati. L’hanno giudicata una scena indegna, indecente, di un infantilismo ripugnante. Hanno ricordato la politica seria della gente seria. Hanno ricordato i grandi nomi della politica che aveva una dignità: Togliatti, Nilde Iotti, Napolitano, Berlinguer, soprattutto. Per non parlare degli intellettuali, da Dario Fo a Tiziano Terzani, da Natalia Ginzburg a Rossana Rossanda. In realtà la lista dei personaggi politici e degli intellettuali seri dalla parte giusta della storia è talmente lunga che non potrei nemmeno tentare di elencarla. Rileggo i pochi nomi che ho scritto, ripenso ai mancanti, e mi ripeto la stessa domanda che mi faccio da decenni: ma di quante decine di milioni di morti avrebbero avuto bisogno costoro e tutti i loro compagni, perché le loro impalpabili coscienze avessero un sussulto di indignazione? Quanto è spaventoso il bagno di sangue, quanto sono indescrivibili le sofferenze dei popoli su cui questa schiera di gnomi del pensiero ha costruito la sua idea di superiorità morale? Mi sono sempre chiesta se il Purgatorio abbia un apposito girone per i borghesotti occidentali che, con le terga al sicuro nelle loro disprezzate democrazie, hanno incamerato fiumi di quattrini sottratti alle macilente nazioni della fortunatamente defunta Unione Sovietica e hanno osato squittire il loro entusiasmo per torture, crimini, distruzione di popoli, carestie fino al cannibalismo, schiavitù perpetua. Dovrebbe essere un bel girone dove si alternano Gulag sovietici, campi di lavoro cinesi, campi di rieducazione cambogiani, tostadores cubani (tostadores vuol dire tostapane, una scherzosa allusione agli uomini ammassati senza acqua e servizi igienici in celle al sole dove si arrivava a 50 gradi). Il comunismo non è stato un movimento politico ma, come il suo fratellastro, il nazismo, è stato un movimento religioso messianico e salvifico. Anzi, è un movimento religioso messianico e salvifico, perché contrariamente al nazismo, che è defunto insieme al suo sciagurato fondatore, il comunismo è sempre vivo e vegeto, sempre con le labbra strette e lo sguardo sprezzante del moralmente superiore che ha posato la sua moralità sopra un cumulo di morti talmente alto da aver superato numericamente qualsiasi altro sterminio nella storia dell’umanità. Togliatti e la signora Iotti sapevano dei Gulag? Se non sapevano erano due sprovveduti, se sapevano erano due tizi con un livello di corruzione inquietante.In realtà, sapevano. Togliatti, il Migliore, ci trovava nauseanti, «mandolinari e mafiosi», e aveva con orgoglio stracciato la cittadinanza italiana a favore di quella sovietica. «Hanno vinto le vecchie, i preti e i deficienti», commentò quando il popolo italiano si rifiutò di suicidarsi e dargli il Paese in mano perché lo consegnasse a Stalin. Togliatti di Stalin approvò tutto, dal patto Ribbentrop-Molotov (il trattato di non aggressione tra Urss e Germania nazista, con la Polonia spartita equamente. Scrisse per l’occasione quattro articoli a favore di Hitler e del nazismo, proprio per giustificare il patto) alla deportazione in Siberia, e alle condanne a morte di milioni di innocenti, tra cui i comunisti italiani scappati in Russia. Interessante anche la beatificazione della sua compagna, Iotti Leonilde. La signora Iotti Leonilde insieme a Togliatti Palmiro è partita dall’Italia per andare a portare l’approvazione del suo sorriso fermo e dolce alla condanna a morte dei 1.200 antifascisti (loro sì, veramente antifascisti) italiani espatriati in Russia (di quelli espatriati in Crimea il boia fu Pajetta). La signora Iotti Leonilde tenne la sua femminilità sobria e intelligente a fianco di Togliatti Palmiro anche quando lui non si oppose allo sterminio nel «triangolo rosso», la zona di Reggio Emilia dove a guerra finita i partigiani comunisti sterminarono ex fascisti, e anche antifascisti che potevano diventare oppositori politici, e persino vicini di casa scomodi. La signora Iotti Leonilde, contrariamente alla signora Meloni che ha cominciato dal basso, facendo volantinaggio, ha fatto carriera non per meriti propri ma per l’amicizia molto stretta con Togliatti. La signora Iotti Leonilde ci viene presentata ovunque come esempio. Giorgio Napolitano alla sua morte la indicò come un modello. Quindi è un buon esempio per una donna italiana fare carriera scavalcando tutti perché hai una relazione col capo? O qualcuno crede veramente che la signora Iotti sia diventata deputato a 24 anni per meriti propri? Che cosa la affascinava del comunismo sovietico? Il fatto che Lenin abbia scatenato una guerra civile e spaventosa, la Rivoluzione di ottobre, con milioni di morti, quando già lo zar era agli arresti domiciliari? I 40.000 impiccati di Sebastopoli, quando Lenin in un solo mese fece giustiziare tutta la classe borghese, insegnanti, medici, ingegneri, artisti che penzolarono per giorni e giorni da tutti gli alberi della città? Lo sterminio della famiglia dello zar, quattro ragazzine e un bambino con l’emofilia? Oppure l’affascinava Stalin? Ha raccontato in un’intervista che quando Palmiro e lei con la loro macchinetta uscivano finalmente dalle desolate terre del patto di Varsavia tiravano entrambi un sospiro di sollievo. Ancora una volta erano andati a trovare Stalin e ne erano usciti vivi. Quindi questi due sapevano benissimo che Stalin era una belva. Per quale incredibile forma di insipienza o di odio per il popolo italiano volevano consegnare a un tizio che sapevano essere una belva il popolo italiano? Lo strappo di Berlinguer da Mosca fu una burla. Quando hanno chiesto a Gorbačëv quale fosse il numero delle vittime del comunismo sovietico ha risposto di non essere in grado di calcolarlo esattamente: tra i 20 e 60 milioni. Difficile contare i morti di fame, quelli uccisi dalla tubercolosi dopo essere usciti dal gulag, i suicidi. I comunisti della mia generazione sono stati affascinati da due belve, Mao e Pol Pot, rispetto a cui persino Stalin poteva sembrare uno sano di mente. Dario Fo adorava Mao. Non solo lui. La faccia di Mao era ed è sulle magliette. La faccia di Mao insieme a quella di Che Guevara, massacratore di intellettuali, sacerdoti e omosessuali, fa anche parte dell’arredamento. Ci sono dei quadri con le loro facce che vanno a intristire ulteriormente quegli orrendi arredamenti minimalisti, una via di mezzo tra una prigione norvegese e la stanza di una clinica. Il cosiddetto «grande balzo in avanti» ha voluto dire decine di milioni di contadini morti di fame. Le carestie sovietiche, da quella più famosa dell’Ucraina a quelle meno note, per esempio quella della Mongolia, impallidiscono di fronte a questi numeri. Le prime carestie talmente gravi da essere accompagnate da cannibalismo sono del 1922 . E tutto questo impallidisce davanti ai dati cinesi. La rivoluzione culturale ha voluto dire almeno 10 milioni di morti linciati. L’apogeo è stato il massacro di Guangxi, un apogeo di ferocia folle e gratuita all’interno di quell’enorme massacro che è stata la rivoluzione culturale cinese. Gente squartata, bruciata viva, evirata, mangiata. Pol Pot era la passione di Tiziano Terzani. Ora il comunista ancheggia sui carri dei pride in mezzo a energumeni in biancheria di pizzo rosa o avvolto nella bandiera dei massacratori di gay di Hamas, e difende il diritto di ogni italiano di essere accoltellato per strada, ucciso o reso disabile, da tizi che vengono dall’altra parte del mondo, che ci odiano e di cui non abbiamo nessun bisogno. In pochi istanti, con un balletto di pochi secondi la signora Meloni ha preso tutti questi per il bavero, a cominciare dal Migliore per finire agli ancheggiatori dei Pride. Ormai al sicuro nel regno dei morti, i massacrati dei gulag, dei logai, di Pol Pot e Che Guevara sicuramente hanno riso. Il cielo la aiuterà.
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