
Il disastro immigrazione fa volare l'Adf. Così la Germania accelera sui rimpatri. E a pagarne le spese è l'Italia.Il tema dell'immigrazione fuori controllo, degli errori strategici e delle incertezze tattiche della signora Angela Merkel rispetto all'emergenza migranti, continua a infiammare la politica tedesca: ogni giorno un nuovo caso da prima pagina, opinione pubblica sempre più irritata e ultrasensibile, continue occasioni di protagonismo per l'opposizione di destra di Alternative für Deutschland, e ormai periodiche figuracce del governo di larga coalizione. Figuracce - peraltro - che tendono sempre più regolarmente a uscire dai confini tedeschi: ieri è stato il Financial Times di Londra ad accendere i riflettori su una vicenda surreale.Si potrebbe definire una storia italiana, più che tedesca: sia perché episodi del genere sono purtroppo già avvenuti sul nostro territorio, sia perché l'innesco deriva da un immigrato che la Germania vuole rimandare indietro. Indovinate indietro dove? In Italia, ovviamente: Paese di arrivo in Europa per molti, per troppi. Ma procediamo con ordine. La prima scena di questa contestatissima vicenda si è svolta lunedì notte nella città di Ellwangen, nel Sud della Germania. La polizia ha provato a prelevare da un centro di accoglienza un ventitreenne del Togo, destinato appunto a essere rispedito in Italia, ma gli agenti sono stati costretti a un'ingloriosa ritirata dalla reazione di circa 200 immigrati africani che sono intervenuti - riuscendoci - a liberare il loro compagno. La seconda scena si è svolta giovedì, quando la polizia è tornata sul posto, in questo caso con centinaia di agenti, e non si è fatta mettere in fuga una seconda volta.Il ministro degli Interni, Horst Seehofer, commentando la rivolta violenta degli immigrati, ha usato parole durissime: ha parlato di un episodio scandaloso, di un vero e proprio schiaffo ai cittadini che rispettano la legge. Ma a temere gli schiaffi (elettorali, in questo caso) può essere proprio il partito di Seehofer, la Csu bavarese, formazione gemella della Cdu della Merkel, visto che la Bavaria affronta quest'anno delicate elezioni locali. A beneficiare di questo clima è il partito di destra dura Afd, che da anni contrasta sia le incertezze gestionali sia la strategia di fondo della Merkel, cioè la sua indiscriminata apertura a immigranti e rifugiati. A volte, a complicare le scelte della politica, ci si mette anche la giustizia: in alcuni casi sono proprio le corti a bloccare i reimpatri. Il caso più eclatante, tuttora aperto, è quello di un tunisino, che - a quanto pare - nel suo «curriculum» avrebbe anche fatto da bodyguard a Osama Bin Laden. Adesso questo signore sta a Bochum, le autorità tedesche cercano di rispedirlo indietro dal 2007, ma finora i tribunali lo hanno impedito.Per tutte queste ragioni, il governo cerca di correre disperatamente ai ripari. Con due mosse. La prima è uno sforzo per accelerare in modo deciso i tempi necessari per esaminare le richieste di asilo, e quindi per poter accogliere chi riceve semaforo verde, e reimpatriare gli altri. La seconda è solo apparentemente una scelta organizzativa: in realtà è l'unico modo di evitare che tensioni e incidenti si ripetano in modo devastante per l'opinione pubblica. I migranti la cui domanda d'asilo è sub iudice non saranno più ospitati - questa la nuova proposta del ministro dell'Interno - nei centri di accoglienza ordinari, ma in centri separati (cosiddetti «di approdo»), in modo che, se la loro richiesta viene respinta, possano essere rispediti indietro direttamente da quel centro separato, evitando altre scene di guerriglia urbana e altre umiliazioni per le forze di polizia.Seehofer, che è pur sempre un cristianodemocratico, insiste anche su un aspetto umanitario: in questo modo, accorciando i tempi e snellendo le procedure, ci può essere maggiore certezza giuridica, e quindi maggior chiarezza, anche dal punto di vista di ogni singolo migrante.Sembrano soluzioni logisticamente accorte, ma restano due questioni di fondo, su cui Afd continua a incalzare un governo balbettante. La prima è il numero complessivo degli immigrati, oggettivamente spropositato: dal 2015 in Germania ne sono entrati 1.300.000 (soprattutto da Siria, Afghanistan e Africa subsahariana). Adesso è lo stesso Seehofer a riconoscere che un'integrazione accettabile può essere immaginata solo se i numeri sono più contenuti. La seconda questione, ancora più rovente nel dibattito pubblico, è che all'interno di una massa così grande di persone, è fortissimo il rischio che - fatalmente - ci sia anche una quota di criminali comuni, e - peggio ancora - un pericoloso nucleo di estremisti islamisti. Con tutte le incognite del caso. Vi ricorda qualcosa?
2025-09-14
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