2025-05-07
Merz impallinato: il governo è già malconcio
Per la prima volta dal 1949 il capo dell’esecutivo tedesco non si fa eleggere al primo colpo. E finisce sotto il fuoco di 18 franchi tiratori (Spd al centro dei sospetti). Il via libera del pomeriggio, con 325 voti, non cancella l’onta subita. Giorgia Meloni: «Rilanciamo l’auto insieme».Per festeggiare l’elezione ufficiale a cancelliere, Friedrich Merz aveva caricato nel portabagagli della sua auto un fusto da dieci litri di purissima birra del Sauerland, la sua regione natale. Secondo la rivelazione della Bild, il piano del leader della Cdu era semplice: incassare la fiducia del Parlamento, fiondarsi a Palazzo Bellevue per ricevere la nomina dal presidente della Repubblica, tornare al Bundestag per prestare giuramento e, infine, spassarsela tutta la sera con la nuova squadra di governo.Nella mattinata di ieri, però, a Merz la birra è andata malamente di traverso. E la festa si è presto trasformata in un funerale. Quando si è trattato di votare a scrutinio segreto, infatti, sono partite a sorpresa le raffiche dei franchi tiratori. Per ottenere la carica, Merz aveva bisogno della maggioranza assoluta: con 630 parlamentari che siedono al Bundestag, il minimo sindacale sono 316 voti. Una formalità, dato che Unione e Spd potevano contare su 328 suffragi. Eppure, il risultato delle urne è stato impietoso: 310 voti a favore, 307 contrari e tre astenuti. All’appello, insomma, mancavano ben 18 schede favorevoli. Una débâcle senza precedenti: dal 1949 a ieri, non era mai successo che un cancelliere non fosse eletto al primo scrutinio. In Aula, peraltro, era presente anche Angela Merkel, a cui Merz non aveva risparmiato diverse frecciatine in campagna elettorale. Senza contare le delegazioni straniere accorse a Berlino per congratularsi con il nuovo cancelliere. Tradotto: ieri Merz ha fatto una figura di palta di proporzioni colossali. Di fronte a questo scenario del tutto inatteso, è subito partita la caccia ai franchi tiratori. Anche se, come era prevedibile, i tre partiti della «grande coalizione» spergiuravano che i loro deputati avevano senz’altro rispettato gli accordi. Affermazioni, ovviamente, impossibili da verificare, dato che lo scrutinio era segreto. Stando così le cose, non è agevole individuare i colpevoli. Eppure, nessuno dei due schieramenti della grande coalizione è immune da fronde interne. E così la stampa tedesca ha cercato di tracciare l’identikit dei 18 dissidenti. Nell’Unione, per esempio, non mancano figure che mal sopportano Merz, che in pochi mesi ha monopolizzato la Cdu, pur non avendo un profilo da grande trascinatore (tutt’altro). Ciò nonostante, resta difficile immaginare che una cospicua truppa di cristiano-democratici abbia deciso di affossare l’uomo che, alla fine dei conti, ha riportato i loro due partiti al vertice della politica tedesca.Ecco perché le luci dei riflettori si sono presto accese sulla Spd. Spiega lo Spiegel: «All’inizio dei colloqui esplorativi con l’Unione, diversi deputati della corrente di sinistra avevano espresso preoccupazioni riguardo a un’eventuale cancelleria Merz. All’epoca alcuni dichiararono addirittura pubblicamente che avrebbero avuto difficoltà a votarlo». Tuttavia, la scarsa simpatia per Merz non è l’unico motivo che li avrebbe spinti a sabotare l’elezione del cancelliere. È infatti possibile, prosegue lo Spiegel, che il vero obiettivo dei franchi tiratori fosse in realtà Lars Klingbeil. Il leader della Spd, negli ultimi mesi, si è effettivamente fatto parecchi nemici interni. Grazie alla disfatta elettorale di Olaf Scholz, Klingbeil ha preso il totale controllo della Spd, promuovendo i membri della sua cerchia ristretta e giubilando alcuni «senatori» del partito. E, inoltre, è pure entrato in rotta di collisione con la copresidente Saskia Esken, esclusa dalla lista dei ministri e prossima al siluramento. Insomma, se l’Unione - a dispetto del nome - è tutt’altro che unita, la Spd è ancora più frammentata. Sia come sia, la figuraccia in mondovisione ha spinto le tre forze della coalizione rossonera a ricompattare i ranghi e a chiedere una seconda votazione al Bundestag. Una mossa rischiosa, ma probabilmente necessaria. E così, nel primo pomeriggio, i deputati hanno effettuato un altro scrutinio. Le cose, stavolta, sono andate per il verso giusto: con 325 voti favorevoli, Merz ha ottenuto la maggioranza assoluta e, con essa, la cancelleria. Una volta annunciato il risultato, è partita una standing ovation. Ma Merz, visibilmente provato, ha accolto gli applausi rimanendo seduto e quasi impassibile. Difficile biasimarlo: l’umiliazione subita ieri è una macchia che gli resterà addosso per l’intera legislatura. Dopo una giornata così frenetica e turbolenta, che ha avuto un impatto negativo pure sulla Borsa di Francoforte, sono arrivati a singhiozzo i messaggi di congratulazioni dall’estero per il nuovo cancelliere. Se Volodymyr Zelensky ha ricordato il sostegno tedesco all’Ucraina e si è augurato che «la Germania diventi sempre più forte», Emmanuel Macron ha sottolineato la necessità di far ripartire il «motore franco-tedesco» e di «accelerare il nostro programma europeo di sovranità, sicurezza e competitività». Da parte sua, Giorgia Meloni ha affermato che Italia e Germania, «le due più importanti economie manifatturiere d’Europa», possono rilanciare la competitività nel settore auto e giocare un ruolo importante «per la costruzione di partenariati paritari con l’Africa e per il contrasto all’immigrazione irregolare». Al di là delle felicitazioni di prammatica, però, è chiaro che il cancellierato di Merz inizia sotto pessimi auspici: dopo una vittoria elettorale non esaltante, le critiche degli Stati Uniti e l’Afd che vola nei sondaggi (e chiede nuove elezioni), adesso è arrivato anche il colpo a tradimento del Bundestag. Insomma, malgrado i lustrini e lo champagne, Merz non è mai stato così debole come adesso.
La nave Mediterranea nel porto di Trapani (Ansa)