2025-10-19
Stretta Ue anti fumo: via i filtri ed «esproprio» delle imprese
A rischio un comparto che da noi dà lavoro a 100.000 persone. L’Italia si oppone.La Commissione Europea si prepara a presentare la sua posizione ufficiale in vista della Cop11 di Ginevra, la conferenza dell’Oms sul controllo del tabacco. Ma dietro il linguaggio diplomatico e le dichiarazioni di facciata, Bruxelles sembra decisa a colpire duramente un comparto industriale legale, regolamentato e strategico per l’economia di molti Paesi, Italia in testa.Mentre in pubblico i portavoce della Commissione assicurano che «non esiste alcuna intenzione di vietare i filtri» o di danneggiare l’industria, nei documenti ufficiali trasmessi agli Stati membri emerge una realtà ben diversa: Bruxelles sostiene le misure più radicali proposte della Framework Convention on Tobacco Control, l’organismo dell’Oms che guida le politiche globali contro il tabacco. Il risultato è una linea che punta di fatto a un indebolimento dell’intera filiera legale, con conseguenze economiche e sociali importanti, in particolare per l’Italia, dove il settore rappresenta un’eccellenza industriale e agricola e dà lavoro a oltre 100.000 persone tra coltivatori, produttori e rivenditori.Tra le misure sostenute dalla Commissione figurano proposte che, se approvate, avrebbero l’effetto di neutralizzare il comparto del tabacco legale europeo. La riduzione dei punti vendita, ad esempio, porterebbe a un taglio drastico delle rivendite senza criteri chiari né garanzie per le imprese esistenti. In Italia significherebbe colpire oltre 54.000 tabaccai, spesso attività familiari che garantiscono servizi pubblici e controlli sull’età dei consumatori. Meno rivendite legali significherebbe più mercato nero e meno gettito fiscale.Anche il divieto dei filtri appare come una misura estrema e controproducente. Vietarne l’uso comporterebbe la scomparsa di quasi tutti i prodotti attualmente in commercio, compresi i dispositivi innovativi sviluppati in Italia come alternativa meno nociva alla sigaretta tradizionale. La motivazione ufficiale sarebbe ambientale, ma il risultato reale sarebbe quello di riportare i fumatori agli anni ’50, senza alcun beneficio sanitario e con pesanti ricadute industriali. Si tratterebbe di un divieto che ignora le normative già in vigore, come la Direttiva europea sulla plastica monouso, che affronta il tema dei filtri senza ricorrere a proibizioni totali.La proposta più radicale, infine, prevede l’esclusione delle imprese private dalla produzione e distribuzione dei prodotti del tabacco, sostituendole con enti no-profit controllati dallo Stato o da organismi sovranazionali. Si tratterebbe, di fatto, di un esproprio mascherato, che cancellerebbe decine di migliaia di posti di lavoro e distruggerebbe una filiera storica e controllata, sostituendola con un sistema burocratico e inefficiente.L’Italia sarebbe, tra l’altro, tra i Paesi più colpiti. La filiera del tabacco italiana, che include circa 40.000 agricoltori e oltre 20.000 addetti industriali, rappresenta non solo un importante contributo al gettito fiscale, ma anche un presidio di legalità e innovazione. Non è un caso che il governo italiano si sia schierato apertamente contro la linea della Commissione, insieme ad altri Stati membri. Il prossimo appuntamento decisivo sarà il 21 ottobre, con la riunione del Working Party on Public Health, dove gli Stati membri discuteranno punto per punto queste proposte. Sarà allora che si capirà se l’Europa intende davvero tutelare la salute dei cittadini - o se il suo obiettivo è, piuttosto, tagliare la testa a un’industria legale e vitale per molte economie nazionali.
Il giubileo Lgbt a Roma del settembre 2025 (Ansa)
Mario Venditti. Nel riquadro, da sinistra, Francesco Melosu e Antonio Scoppetta (Ansa)
Nel riquadro: Ferdinando Ametrano, ad di CheckSig (IStock)