2025-07-23
Mercalli ci attacca sui morti di caldo citando la ricerca già sbugiardata
Luca Mercalli (Imagoeconomica)
Lo scienziato usa lo studio Uk zeppo di inesattezze e ridimensionato dagli stessi autori.«Il clima non si studia prendendo a caso qualche numero», pontificava ieri Luca Mercalli sul Fatto Quotidiano. Voleva difendere il lavoro dei ricercatori dell’Imperial College di Londra e della London School of hygiene & tropical medicine, che pochi giorni fa hanno fatto circolare un rapporto zeppo di modelli ma privo di dati sul cambiamento climatico, affermando che avrebbe «triplicato i decessi legati al caldo nell’ondata di calore estiva europea». Il climatologo, grande frequentatore del salotto di Fabio Fazio, si è cimentato nell’impresa di mostrare come «si misura la qualità del giornalismo», ma in realtà ha sfarfallato senza riuscire a confutare in modo serio e scientifico le argomentazioni di molti colleghi.Al divulgatore torinese, ossessionato dal «negazionismo climatico» che serpeggerebbe, è bastato mettere insieme alcuni virgolettati di giornali, a partire dalla Verità, per dichiarare che erano «commenti farlocchi». Potenza della meteorologia che sale in cattedra: tuoni e fulmini, ma basta un refolo per dissolverne l’inconsistenza. Mercalli lega temperature a mortalità senza spiegare passaggi scientifici, e omette una seria verifica degli eccessi di mortalità. Come aveva segnalato La Verità, gli stessi ricercatori avevano messo le mani avanti, pur arrivando a conclusioni catastrofiste: «Il numero effettivo di decessi osservati durante il periodo di studio non era ancora disponibile; pertanto, i nostri valori riportati devono essere interpretati come stime della mortalità attribuibile piuttosto che come risultati osservati». Il climatologo dal farfallino invece è certo: il bilancio a fine stagione «sarà molto più grave», dei «1.504 decessi in eccesso», ipotizzati nel rapporto non sottoposto a peer review. E come spiega, il divulgatore di previsioni meteo, che a Roma Capitale nel 2023 il «rialzo» dei decessi a luglio sia stato di un terzo inferiore a dicembre e gennaio? Citiamo quell’anno perché è l’ultimo di cui si hanno i dati Istat. Tutto il resto sono stime, «modelli», come aveva precisato Marco Roccetti, docente di scienza dei dati all’Università Alma Mater di Bologna, nell’articolo con cui La Verità mostrava l’infondatezza dell’allarmismo che permea il rapporto dell’Imperial College. Senza dimenticare che in uno studio statistico i numeri sono sacri, non si può sbagliare il dato sugli abitanti di Roma («2,1 milioni» riporta la principale tabella, anziché i reali 2,7). E le stime della mortalità per eccesso di caldo erano del 30% della media giornaliera, del 20% per morti attribuibili al cambiamento climatico, non del 65%. A Milano, in nove giorni «360 decessi. In perfetta media», sbugiardava il report il senatore della Lega Claudio Borghi.Mercalli invece insiste, pur in assenza di dati Istat dà per buone semplici stime di decessi da caldo: «Il 65% è ascrivibile al solo aumento termico recente dovuto al riscaldamento globale». Aggiunge: «La climatologia moderna si fa con i numeri». Appunto, bisogna averli.
Mario Venditti. Nel riquadro, da sinistra, Francesco Melosu e Antonio Scoppetta (Ansa)
Nel riquadro: Ferdinando Ametrano, ad di CheckSig (IStock)
Francesca Albanese (Ansa)