2020-06-13
Mentre va di moda l’allerta fascismo gli anarchici mettono bombe vere
Media e politici si accalorano sul fantomatico «ritorno delle destre», intanto i carabinieri arrestano sette estremisti di sinistra per roghi e attentati dinamitardi. Erano disposti a fare persino «vittime collaterali».Il manifesto della lotta anarchica del terzo millennio è contenuto in tre documenti clandestini che, stando ai carabinieri del Ros che all'alba di ieri hanno smantellato la cellula anarco-insurrezionalista romana arrestando sette «pericolosi» militanti (così li definisce Anna Maria Gavoni, il gip di Roma che li ha privati della libertà), disegnavano un progetto eversivo. E mentre la vulgata è intenta a propagandare l'asserita pericolosità dell'estrema destra e dei tifosi da stadio, gli anarchici, nel silenzio generale, sono passati dal pensiero all'azione: attentati incendiari contro le macchine del servizio di car sharing Enjoy a Roma, contro la multinazionale Eni e contro una caserma dei carabinieri. Dietro, hanno ricostruito i carabinieri del Ros, c'era sempre la stessa mano: quella della Federazione anarchica informale-Fronte rivoluzionario internazionale, che cospirava, secondo le accuse, per la riorganizzazione del movimento e per l'insurrezione. La base operativa era stata piazzata dove nessuno dei sette uomini del gruppo avrebbe dato troppo nell'occhio: nel Bencivenga occupato, un piccolo centro sociale di Roma trasformato nel covo dei nuovi profeti del pensiero rivoluzionario di inizio Novecento. Nuovi sì ma, spiegano gli investigatori, «in continuità» con i dettami degli ideologi in carcere, con particolare riferimento ad Alfredo Cospito, condannato per la gambizzazione dell'amministratore delegato di Ansaldo Nucleare Roberto Adinolfi e simbolo del gruppo lottarmatista Fai (definito «l'ideologo dell'Arginone»). I sette anarchici hanno dedicato la cellula romana alla memoria del militante argentino Santiago Maldonado, morto nell'agosto 2017 durante una manifestazione a difesa del popolo mapuche, tematica di lotta degli anarchici cileni. Roberto Cropo, 34 anni, di Torino (arrestato a Saint Etienne, in Francia), aveva preparato un documento, denominato Dire e sedire, scritto per far sentire la presenza del movimento anarchico ai detenuti per il processo denominato «Panico», concluso a Firenze nel 2019 con pesanti condanne, e presentato in una riunione clandestina nel centro sociale Casa Brancaleone a Milano. Si sosteneva «l'insufficienza rivoluzionaria della presenza in aula al processo, incitando ad azioni eclatanti per dare un concreto sostegno alla realtà fiorentina». A diffonderlo, un'altra militante: Francesca Cerrone, 31 anni di Rovereto, in provincia di Trento (arrestata in una località vicina ad Almerìa, in Spagna). Le accuse: «Associazione con finalità di terrorismo ed eversione dell'ordine democratico», atti di terrorismo con ordigni micidiali ed esplosivi. La finalità, oltre alla riorganizzazione del movimento anarchico, era quella di «colpire l'organizzazione democratica dello Stato», rafforzando i rapporti con le cellule straniere, soprattutto con quelle operative in Grecia, Germania e Cile. Operazione «Bialystok», l'hanno ribattezzata gli investigatori, partiti dall'attentato esplosivo alla stazione dei carabinieri San Giovanni nel 2017. Quel giorno un ordigno da un chilo e mezzo nascosto in un termos di metallo provocò una forte esplosione all'ingresso della caserma, rischiando di colpire a morte un passante. Un elemento che la Procura prima e il gip dopo hanno tenuto in conto quando è stata valutata l'estrema pericolosità della cellula, disposta ad accettare «il rischio di provocare vittime collaterali». Uno degli arrestati, Claudio Zaccone, avrebbe preso parte direttamente all'attacco. Daniele Cortelli (ai domiciliari), 35 anni, di Roma, è ritenuto, invece, il responsabile del triplice attentato incendiario avvenuto nel febbraio 2019 contro le macchine del servizio di car sharing, rivendicato poi sul Web con una filippica sulla «solidarietà a tutti gli anarchici detenuti» e contro la multinazionale Eni, accusata di devastazione ambientale: «Eni uccide e inquina». Sul fronte della propaganda sembravano ben organizzati: Flavia Di Giannantonio (arrestata a Valmontone), 39 anni, di Roma, avrebbe elaborato un manifesto dal titolo «Nessun capo, molti danni», col quale si annunciava la presenza del gruppo a Firenze. L'8 febbraio 2019 entra in scena, insieme a Cerrone e a Cropo, anche Nico Aurigemma, 30 anni, di Roma (prelevato dai carabinieri proprio nel centro sociale, dove viveva). Quella notte a Teramo compaiono scritte sui muri con queste parole: «Fuoco ai Cpr»; «Sbirri merde»; «Salvini come Benito... Appeso». E una minaccia: «Vorrebbero sorvegliarci, saremo incontrollabili». Durante un viaggio, con una cimice piazzata in macchina, Pierloreto Fallanca (ai domiciliari) e Aurigemma «esternano», riassume il gip nell'ordinanza, «la propria rabbia per il ministro dell'Interno Salvini e per il sindaco di Torino Chiara Appendino in relazione allo sgombero dell'Asilo Occupato». Un pensiero è stato dedicato dal gruppo anche a CasaPound: «Bomboni a CasaPound». Il riferimento, secondo gli investigatori, «è all'attentato alla libreria Bargello», dove rimase mutilato un artificiere. Ma è nel periodo dell'emergenza Covid-19 che il gruppo è sembrato più agitato del solito. Sul sito d'area roundrobin.info il 21 marzo viene diffuso un comunicato dal titolo «Ricette per il caos, l'occasione è arrivata non rimaniamo inermi». In un altro comunicato il pensiero è anche più esplicito: «L'insurrezione ai tempi del coronavirus, dove si auspica di sostenere le rivolte in carcere (…)». Secondo il giudice quest'ultimo elemento è «particolarmente inquietante», «per la particolare attenzione che l'associazione riserva al tema delle carceri». Nell'inchiesta sulle rivolte di marzo, ipotizza la Procura antiterrorismo di Roma, gli anarchici sono coinvolti. Ma questa è un'altra storia.