2021-07-18
Un’altra mazzata per i gestori e i lavoratori
Guai in vista per chiunque operi a contatto con il pubblico. Gli esercenti e i loro impiegati, in attesa dei richiami, sarebbero costretti a una raffica di tamponi. E chi si prenota adesso, rischia di ottenere il lasciapassare solo a ottobre. Molti i dubbi pure sulla privacy.Il green pass che stanno per imporre, se le forze politiche contrarie, i difensori della Costituzione e il Garante della privacy non avranno il coraggio di alzare la testa e reagire con fermezza, darà l'ultima spallata alle nostre libertà. Stravolgerà anche la lenta ripresa delle attività economiche, degli esercizi commerciali ancora in affanno dopo lunghi e disastrosi mesi di chiusure, perché rappresenta l'ennesimo aggravio imposto ai datori di lavoro. Se infatti questo lasciapassare diventasse obbligatorio per salire su un treno, su un aereo, per consumare una pizza o per condividere al chiuso di un bar, con gli amici, l'ora dell'aperitivo, possiamo solo immaginare le complicazioni legate a un simile controllo. Come farà il gestore di un ristorante a imporre il certificato verde ai suoi dipendenti, dal momento che questo assurdo pass viene rilasciato solo a vaccinazione completa? Chi si prenota oggi, in attesa della seconda dose, riuscirebbe a scaricare il documento solo a ottobre.E se un cameriere, un cuoco hanno il richiamo a settembre, nel frattempo devono restare a casa lasciando il locale senza personale? L'alternativa del tampone è una vergognosa presa in giro perché è a pagamento, a differenza del green pass, e la validità del test negativo dura solo 48 ore. Ve li immaginate lavapiatti, cassiere, posteggiatori, ma anche guidatori di Tir, ferrovieri, personale nei punti di ristoro di autogrill, di aeroporti, tutti costretti a farsi il tampone tre volte la settimana se non vogliono o non possono vaccinarsi? Magari solo perché il richiamo è fra tre mesi, o hanno passato il Covid e devono aspettare per farsi inoculare il farmaco? O perché si sono fatti una sola dose di vaccino, come raccomanda il ministero della Salute a chi ha avuto il coronavirus, ma la piattaforma non li riconosce come completamente vaccinati e non rilascia il pass verdastro? Tutti questi lavoratori verranno discriminati e dovranno spendere una larga fetta del loro stipendio per farsi infilare in continuazione bastoncini nel naso, secondo procedure che possono dare serie complicanze quando non sono eseguite bene. Ammettiamo pure che molti accettino la vessazione, pur di non perdere l'impiego e i soldi a fine mese, ma chi verrà messo a controllare i loro tamponi? Quale proprietario di ristorante, di piscine, di parchi divertimento potrà sentirsi autorizzato a chiedere al dipendente di mostrargli il certificato verde o la prova che il test nasofaringeo è negativa? Dove andrebbe a finire l'obbligo della privacy imposto per ogni minima cosa, ma buttato all'aria in un tema delicatissimo come la vaccinazione? Senza dimenticare che non abbiamo alcuna certezza di dove finiscano i nostri dati sanitari. Gli avvocati Francesco Scifo e Linda Corrias, che hanno fatto ricorso al Tar del Lazio contro il dpcm del 17 giugno che definisce le modalità di rilascio delle certificazioni verdi digitali, rappresentano moltissimi cittadini che con un passaporto vaccinale si sentono danneggiati perché è una limitazione «illegittima» delle libertà personali. Alla Verità l'avvocato Scifo ha ricordato che lo stesso ministro della Salute, Roberto Speranza, aveva assicurato che le certificazioni sarebbero state «esclusivamente esibite alle forze di polizia, al personale dei corpi di polizia municipale munito della qualifica di agente di pubblica sicurezza e al personale delle forze armate». Invece adesso sarebbe compito del ristoratore, di chi gestisce un catering, del personale di servizio sui treni chiedere a clienti e passeggeri di mostrare un certificato «di salute» per poter circolare. Esibendo dati «non anonimi ma riconoscibili, e che vengono inseriti su piattaforme internazionali come Google e Apple senza alcuna garanzia che possano più essere cancellati», secondo Scifo. E noi tutti zitti, senza reagire? Almeno in Francia i cittadini scendono in piazza a protestare. Perfino Jean-Luc Mélenchon, leader della sinistra radicale La France Insoumise, è contro l'ampliamento dell'utilizzo del green pass che limita l'accesso a cinema, teatri, ritrovi, palazzetti dello sport, bar e ristoranti. Ieri su Le Figaro dichiarava che in questo modo «puoi essere controllato tutto il tempo, dieci volte al giorno se necessario», senza considerare «lo straordinario potere di coloro che controllano. Questa non è la società che vogliamo», tuonava l'esponente politico, non certo di destra, mentre in nome del Dio vaccino la sinistra italiana plaude a ogni misura che limita la nostra libertà. «È meglio convincere che obbligare», sostiene l'ex socialista a capo di Lfi, considerando che il passaporto vaccinale sta di fatto sostituendosi all'obbligo vaccinale. Mélenchon si è detto contrario anche a imporre il farmaco al personale sanitario. «Capisco che siano indignati», medici e infermieri, «per mesi li abbiamo celebrati come eroi, e ora puntiamo il dito contro di loro come fossero dei farabutti», se non si vaccinano, osserva il leader della sinistra radicale francese. La situazione è davvero grave. Decreto dopo decreto, stanno cancellando libertà personali e imponendo obblighi assurdi a chi ha attività con dipendenti. In nome di che cosa, poi? Quale sicurezza dovrebbe garantire il green pass se giusto ieri sono state rilasciate le ultime, contraddittorie dichiarazioni in merito alla presunta immunità da vaccino? Anna Teresa Palamara, direttore del dipartimento malattie infettive dell'Iss, alla Stampa ha detto che «i virus per loro natura mutano per diventare più infettivi e sfuggire alle risposte anticorporali», per questo «bisogna correre con le vaccinazioni», ma che «i vaccinati possono comunque contagiarsi e trasmettere il virus alle persone non protette». Allora a che cosa servono i lasciapassare? Se l'idea è quella di creare divisioni sociali tra chi è vaccinato e chi non vuole o non può esserlo, il governo sta scegliendo di percorrere una strada molto pericolosa. Almeno l'Authority si faccia sentire, prima che arriviamo a un punto di non ritorno.