2023-11-10
Maxi causa in Uk contro Astrazeneca: «Vaccino inefficace e non sicuro»
Il colosso alla sbarra per due casi di trombosi, uno letale. I legali delle vittime: il siero era difettoso e inadatto a fermare i contagi, al contrario di quanto assicurato dall’azienda. Che potrebbe dover pagare fino a 80 milioni.Astrazeneca rischia di dover pagare risarcimenti fino a 80 milioni di sterline per i danni causati dal vaccino anti Covid. La notizia viene dal Regno Unito, dove l’azienda farmaceutica è stata citata in giudizio presso l’Alta Corte in seguito a due differenti azioni legali. Le accuse sostengono che, nelle comunicazioni da essa diramate, l’efficacia del vaccino sia stata «notevolmente sopravvalutata», al contrario invece dei rischi, che inizialmente erano del tutto sconosciuti al pubblico. In caso di vittoria, si aprirebbe la strada a molte altre cause in tribunale. Il Medicines and healthcare products regulatory agency (Mhra), l’istituto regolatore inglese, ha riconosciuto che almeno 81 decessi nel Regno Unito sono probabilmente riconducibili a ciò che è stato denominato come Viit (Vaccine-induced immune thrombocytopenia and thrombosis), cioè la trombocitopenia e la trombosi immunitaria indotte dal vaccino. E adesso Astrazeneca dovrà vedersela in tribunale. La prima causa è stata intentata da Jamie Scott, padre di due figli, il quale ha subito un danno permanente al cervello a causa di un coagulo del sangue, dopo la somministrazione del vaccino nell’aprile del 2021. Il signor Scott, oltre ad aver rischiato di morire, oggi non può più lavorare. I legali sostengono che il vaccino sarebbe stato difettoso, dal momento che non è risultato così sicuro come le persone avevano il diritto di aspettarsi. Il secondo reclamo, invece, è stato presentato da Anish Tailor, la cui moglie è deceduta nell’aprile del 2021, poco meno di un mese dopo aver ricevuto il siero. Un’inchiesta del successivo settembre ha poi determinato che la causa della morte della donna va imputata a coaguli del sangue e sanguinamento cerebrale riconducibili alla Viit. Gli avvocati di Jamie Scott fondano le loro accuse su due elementi portanti. Il primo è che, alla data di somministrazione del vaccino, non risultava nessun avviso riguardante il rischio di Vitt e che, dunque, esso sarebbe stato difettoso. Il secondo motivo di accusa concerne, invece, i comunicati stampa di Astrazeneca in seguito ai trial clinici, in cui si sosteneva che l’iniezione fosse efficace tra il 62% e il 90% nel prevenire il Covid sintomatico, per una media del 70%. «In realtà», sostiene l’azione legale, «la riduzione assoluta del rischio in relazione alla prevenzione del Covid-19 era solo dell’1,2%». La riduzione assoluta, infatti, misura quanto il vaccino riduca il rischio di ammalarsi in un determinato momento. Dunque, quando i livelli di circolazione o di rischio legati al virus sono bassi, il tasso di riduzione assoluta risulterà ancora più basso. Al contrario, la riduzione relativa del rischio confronta il numero di persone vaccinate che si ammalano con quelle che si ammalano e non hanno ricevuto l’inoculazione. Uno studio peer-review ha mostrato che il rischio relativo è stato ridotto in media del 70%, anche se, forse, sarebbe opportuno indicare anche per quanto tempo, vista la necessità in seguito di continui richiami. Dal canto suo, Astrazeneca si è difesa sostenendo di aver enfatizzato la cifra riguardante la riduzione relativa perché indipendente dalla contingente situazione epidemiologica, mentre gli avvocati ritengono che le informazioni contenute nel comunicato stampa dell’azienda fossero fuorvianti, perché il pubblico avrebbe interpretato quella cifra come tasso assoluto. A sostegno delle tesi dei legali vi è una decisione del Prescription medicines code of practice authority (Pmcpa), ente di autoregolamentazione che sovrintende all’osservanza di una sorta di codice deontologico per la promozione dei medicinali, che ha stabilito che Astrazeneca avrebbe violato il codice utilizzando ripetutamente la parola «sicuro» in un comunicato del dicembre 2020. Lo stesso ente, inoltre, ha identificato come violazione anche il non aver divulgato la riduzione assoluta del rischio derivante dall’assunzione del vaccino. D’altronde, un esame dei Lockdown Files diramati dal Telegraph, e in particolare dei messaggi WhatsApp dell’allora segretario per la Salute Matt Hancock, ha rilevato che preoccupazioni simili erano state sollevate anche dalle autorità statunitensi. E infatti, Astrazeneca non ha mai presentato domanda per una licenza negli Usa. In realtà, una forma di indennità era già stata prevista da Hancock «nell’eventualità molto inattesa di reazioni avverse che non avrebbero potuto essere previste attraverso i controlli rigorosi e le procedure che sono state messe in campo». La cifra, però, si attesta sulle 120.000 sterline, ma è considerata insufficiente. Da qui, le cause intentate presso l’Alta corte. «Siamo persone riservate», ha dichiarato la signora Scott, «ma non possiamo sopportare l’ingiustizia». «Ci è stato detto dal governo che il vaccino era sicuro ed efficace, ma ciò che è successo a Jamie ci ha cambiato radicalmente la vita e il loro vaccino ne è stato la causa». Nel caso della signora Tailor, il marito chiede un risarcimento fino a 5 milioni di sterline. Se le richieste venissero accolte dalla Corte, anche tutte le altre vittime avrebbero diritto a un risarcimento adeguato. E più che economico il danno per l’azienda sarebbe d’immagine. Perché qui, sul banco degli imputati, c’è il dogma scientista.
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