2025-08-02
        «Così Ricci ha permesso al suo uomo di appropriarsi di tutti i diritti del Palio»
    
 
Il brand della kermesse è stato depositato da Massimiliano Santini, addetto agli eventi, bypassando le normative. Sentiti dai pm due artisti: hanno scaricato le colpe sull’amministrazione.propensione, è scaricare su chi è sotto di me eventuali mie responsabilità. Lo dico a prescindere da Ricci o da Sala, infatti io sono a processo. Non ho mai detto che io non sapevo cosa stessero facendo quelli che lavoravano per me e con me. Perché è sempre chi sta in alto che deve prendersi le responsabilità. Quindi se devo fare un minimo commento, dire che sono stati i collaboratori eventualmente a sbagliare non è mai gradevole». Lo scaricato è, principalmente, Massimiliano Santini. L’ex addetto agli eventi dell’ufficio di gabinetto del Comune di Pesaro ai tempi di Ricci, per la Procura del capoluogo marchigiano, si sarebbe fatto corrompere da due associazioni culturali, Opera maestra e Stella polare, fondate dall’imprenditore Stefano Esposto.L’ex collaboratore dell’europarlamentare è accusato di aver ricevuto dal presunto corruttore circa 100.000 euro. Una mazzetta che, secondo gli inquirenti, sarebbe stata mascherata da un «contratto di licenza di marchio e format di spettacolo ludico-sportivo che reca la data del 16 marzo 2023 e risulta vigente dall’1 giugno 2022 tra Opera maestra (licenziataria) e Massimiliano Santini (licenziante) ove viene concordato un corrispettivo di 100.000 euro da pagare a Santini per l’utilizzo del marchio "Palio dei bracieri" per la durata di 5 anni». L’edizione 2025 è stata inaugurata ieri sera e durerà sino a domani. Esposto ha provato a bloccare l’evento, nonostante sia stato ribattezzato Palio di Pesaro, con una diffida all’utilizzo del format inviata via pec direttamente all’Unione Pro loco. Ma se tutto questo è potuto accadere la colpa, secondo la segretaria di Fdi in città, l’avvocato Serena Boresta, è proprio di Ricci e della sua amministrazione: «Anche nella gestione del palio cittadino il Comune ai tempi in cui era guidato da Ricci ha dimostrato trascuratezza e sciatteria. Per non dire altro».Il marchio in questione è stato presentato e depositato da Santini presso l’ufficio Italiano Brevetti e marchi l’8 settembre 2022 e registrato in data 20 febbraio 2023. Il 12 settembre 2024, quando l’inchiesta era già iniziata, ha presentato il logo e la scritta con caratteri medioevali, depositato due mesi dopo e registrato nell’aprile del 2025. Nel 2014, invece, Santini aveva depositato il logo con la scritta Pesaro.Ma veniamo a cuore del problema. Santini è stato assunto dal Comune il 6 settembre 2019 per organizzare e gestire eventi in città.«Dunque nel pieno adempimento del proprio contratto di lavoro inventa l’ormai noto marchio e riceve almeno un bonifico da 45.000 euro da Esposto per la cessione dello stesso» continua la Boresta. Che aggiunge: «Il comune di Pesaro, non essendo titolare del marchio è stato costretto, come detto, a mutare il nome dell’evento e a modificare il format per poter proseguire una tradizione cittadina peraltro molto sentita in città». Ma per la segretaria tutto questo non sarebbe dovuto accadere: «Infatti il titolare del marchio e di tutti i diritti patrimoniali a esso connessi, nonché dell’utilizzo era il Comune di Pesaro. E non lo dico io ma il Codice della proprietà Industriale che all’articolo 64 dispone che quando un’invenzione è fatta nell’esecuzione o nell’adempimento di un contratto o di un rapporto di lavoro o di impiego, i diritti derivanti dall’invenzione stessa appartengono al datore di lavoro, salvo il diritto spettante all’inventore di esserne riconosciuto autore». La Boresta è perplessa: «Perché il Comune di Pesaro non ha rivendicato i propri diritti sul marchio e ha lasciato che altri lo utilizzassero e ne traessero un vantaggio economico?».Intanto, ieri, è stato il primo giorno senza interrogatori. Infatti, è scattata la sospensione dei termini feriali (la pausa estiva) per i procedimenti giudiziari. Gli ultimi a parlare sono due artisti coinvolti nell’inchiesta. E anche loro avrebbero scaricato Ricci & c..Riccardo Sivelli e Antonio Cammarano sono coinvolti in due filoni analoghi in cui è contestata l’induzione indebita a dare o promettere utilità. Secondo l’accusa, il comunicatore del Comune di Pesaro, Santini, avrebbe abusato del proprio ruolo per indurre soggetti terzi, ufficialmente del tutto estranei alle opere da realizzare, a saldare fatture a beneficio di entrambi gli artisti. La Procura sospetta che alcuni pagamenti siano stati anticipati da terzi così da far apparire le procedure amministrative lecite. Per esempio nella vicenda del Cascone di Valentino Rossi un pagamento è stato effettuato a febbraio 2022, ma i lavori sono stati affidati solo nel luglio successivo. L’autore dell’installazione, Sivelli, difeso dall’avvocato Matteo Gori, avrebbe respinto le ipotesi di artifici contabili. Cammarano, in arte Cuboliquido, artista noto per i suoi murales tridimensionali, assistito dall’avvocato genovese Marco Defendini, ha raccontato di essere stato inizialmente ingaggiato per realizzare un murales dedicato ai caduti del Covid-19, commissionato nell’aprile 2021. Un incarico affidato formalmente dall’associazione Opera maestra e per il quale non sono state mosse contestazioni. Finito il lavoro Cammarano aveva emesso regolare fattura. Ma un paio di mesi dopo, sempre secondo la sua ricostruzione, Santini l’avrebbe ricontattato. Per un secondo intervento artistico, un dipinto in 3d, in occasione della Notte delle Candele, intitolato Moise et pharaon (una riproduzione dell’apertura del Mar Rosso). Un’opera urgentissima da realizzare in soli «sette giorni di lavoro». Ma, in realtà, sarebbero stati anche meno. Cammarano ha dovuto preparare «un tappeto in Pvc» e un disegno con il «diametro da record» di 24 metri, presentato come «il 3d più grande d’Italia». Opera benedetta in pompa magna dal sindaco Ricci. Il budget comunicato da Santini, ha riferito Cammarano, era di 15.000 euro, comprensivo di tutte le spese: vitto, alloggio e pagamento di un collaboratore. L’artista avrebbe raccontato di aver fatturato soltanto 5.000 euro al Comune. Una cifra, peraltro, che in realtà non avrebbe mai visto: avendo delle pendenze con l’Agenzia delle Entrate, l’intero importo gli sarebbe stato compensato. Solo successivamente avrebbe chiesto a Santini a chi intestare le successive fatture per le spese sostenute. L’ex collaboratore di Ricci gli avrebbe indicato due soggetti giuridici: la Dipiai (per la progettazione tecnica) e la Show Village (per la parte esecutiva del dipinto). A quel punto, Cammarano avrebbe inviato le fatture e incassato i relativi pagamenti. L’uomo che ha voluto dare la sua versione ai pm prima di partire per le ferie ritiene di non aver fatto nulla di male, avendo seguito le indicazioni ricevute da Santini. Non si può pretendere che un artista di strada, è la sua linea, sia in grado di capire se l’iter seguito da una pubblica amministrazione sia regolare o meno.