2021-06-28
«Mattarella troppo timido: doveva sciogliere il Csm»
L'ex ministro sul disastro della giustizia, Claudio Martelli: «Tifo il referendum, può aiutare le riforme» E sull'Anm: «Ormai è un'associazione privata che sequestra un organo costituzionale».Ci sono molte ottime ragioni per ascoltare l'opinione di Claudio Martelli, oggi direttore de L'Avanti, sulla sortita antireferendaria dell'Anm. Martelli, nel 1987, fu, insieme ai radicali di Marco Pannella e Enzo Tortora, primo firmatario del referendum sulla responsabilità civile dei magistrati. Poi è stato, in anni decisivi, vicepresidente del Consiglio e ministro della Giustizia. E a più riprese, anche negli ultimi mesi, non ha risparmiato parole dure nei confronti dell'Anm. Dove vuole arrivare l'Anm? Per anni si «limitava» - si fa per dire - a dettare la linea a governo e Parlamento. Stavolta sembra perfino desiderosa di togliere ai cittadini la biro per firmare i referendum. «Non mi preoccuperei: anche nel 1987, quando organizzammo i referendum sulla giustizia, ci fu un fuoco di fila da parte della magistratura. Da primo firmatario, girai l'Italia per moltissimi dibattiti pubblici. E fu salutare, perché si dimostrò la pochezza degli argomenti contrari. Quindi, ben venga la discussione».E la concomitanza tra la campagna referendaria e le proposte del ministro Cartabia?«A me non dispiace che, calcisticamente parlando, ci sia un attacco a due punte: i referendum e l'iniziativa del governo. Il ministro è certamente preparato e neutrale. Sappiamo che è stata scelta da Sergio Mattarella, che è una cattolica moderata, aperta e non conformista. Vedremo se avrà anche un'altra virtù: quella del coraggio».I grillini già fanno muro…«I 5 stelle si aggrappano al giustizialismo e a quel “Pierino" di Bonafede, che fece uscire alcuni boss dal carcere, e tenne rinchiuso in condizioni di sovraffollamento chi rischiava davvero di essere contagiato dal Covid». Torno all'attacco a due punte. Qualcuno dice che la campagna referendaria saboterà il lavoro del ministro Cartabia. Qualcun altro pensa invece che possa essere un modo per togliere le castagne dal fuoco al governo. «Valuteremo le cose al traguardo. Se le riforme verranno approvate dal Cdm e poi dalle Camere e introdurranno cambiamenti significativi, così annullando qualche norma oggetto di referendum, bene. Se invece non introdurranno cambiamenti significativi e dunque resteranno in campo i quesiti, bene lo stesso: decideranno i cittadini. Magari avessimo avuto una doppia opportunità anche in altre occasioni referendarie».A proposito dei vertici dell'Anm, si ha la sensazione che siano un po' sconnessi dalla realtà. Un tempo la magistratura godeva del favore popolare. Oggi mi pare che il clima sia cambiato…«Da un lato capiscono di essere precipitati in termini di credibilità davanti all'opinione pubblica, lo ha ammesso lo stesso presidente Santalucia. Dall'altro, si ostinano in una pretesa inammissibile che un'associazione privata quale è l'Anm continui a sequestrare un organo costituzionale come il Csm. E questo non è più accettabile».Ci si limita, da qualche parte, a evocare il tema delle correnti.«Non basta più nascondersi dietro l'attacco alle correnti, che sarebbero inermi se non avessero un alveo, un castello fortificato, un governo, e cioè l'Anm. Se si attacca il correntismo degenerato, occorre trarne le conseguenze, perché le correnti sono consustanziali con l'Anm».E allora proviamo a trarre le conseguenze…«Non nego ai magistrati il diritto a un loro sindacato. Lo facciano, sulla base dell'articolo 39 della Costituzione. Ma non si può consentire a un'associazione privata di svolgere una funzione così delicata. Tra l'altro, e su questa parte delle riforme Cartabia ho dei dubbi, non c'è meccanismo elettorale in grado di metterci al riparo da ciò che abbiamo visto».Un'alternativa ci sarebbe…«Da sempre, in caso di degenerazione dei meccanismi democratici, l'alternativa è il sorteggio. Ed è inutile che dicano che è vietato dalla Costituzione. Leggano il dizionario italiano: il sorteggio è anche un meccanismo elettorale. Ed è già in uso, ad esempio per individuare i giurati popolari».Com'è possibile che, dopo le clamorose rivelazioni di Luca Palamara, tutto si sia «risolto» solo con le dimissioni e la sostituzione di alcuni singoli membri del Csm? «Purtroppo c'è stata un'eccessiva timidezza da parte del Capo dello Stato. Capisco che non tutti abbiano il temperamento e anche gli eccessi di Francesco Cossiga… Però qui hanno avuto conferma le denunce reiterate da parte di magistrati che per anni avevano testualmente parlato di “cancro". E il cancro lo debelli con la radioterapia o con l'asportazione chirurgica, non con le prediche».Alcuni dicono che, giuridicamente, il Capo dello Stato non poteva sciogliere l'organo. Ma sarebbe bastato un esercizio di moral suasion, ad esempio un invito pubblico alle dimissioni, per imporre di fatto un azzeramento. «Sarebbe bastata quella che in altri tempi si sarebbe definita una “intemerata". Sarebbe stata sufficiente a mettere in mora il Csm, e a determinarne lo scioglimento e la rielezione con un metodo nuovo».E gli oltre ottanta alti magistrati scelti o indicati con il «metodo Palamara»? «Se inficiassimo tutte le nomine fatte con quel metodo, sarebbe il caos. Questa situazione è frutto non solo di debolezza, ma anche di codardia politica. Quando ero ministro, il Csm provò a interpretare il necessario “concerto" con il Guardasigilli come se fosse un mero orpello: io mi impuntai, respinsi delle nomine, feci ricorso alla Corte Costituzionale che mi diede ragione. Da allora, invece, si è ceduto troppe volte».Tra l'altro viene fuori che la lotta selvaggia tra le correnti era per la guida delle Procure. Con ciò confermando che un avviso di garanzia è perfino più «potente» di una sentenza…«Ricordo una profezia di Leonardo Sciascia ripresa da Massimo Bordin: “Finirà che dopo aver inquisito mezzo mondo i magistrati si faranno la guerra tra di loro". Proprio Palamara ha offerto una rivelazione che dà i brividi, quando ha raccontato che, in casi di concorrenza tra magistrati per una nomina, succede anche che un “cecchino" spedendo un avviso di garanzia metta fuori gioco uno dei contendenti».Ci sono altri due casi clamorosi, ferma restando la doverosa presunzione di innocenza verso chiunque. Se fosse confermato che a Milano dei magistrati potrebbero non aver considerato prove utili per le difese, allo scopo di non intaccare il teorema accusatorio, cosa dovrebbero pensare i cittadini? «Già pensano le cose peggiori, cosa vuole che debbano pensare? Certo, nessuno sa come siano andate le cose, tranne i responsabili. Se fosse davvero accaduto non mi stupirei».Altra vicenda è quella che ha riguardato il dottor Davigo. Nella mia ingenuità, pensavo che gli atti giudiziari fossero destinati a procedere secondo un iter ben definito, o eventualmente a essere archiviati. Non certo a circolare informalmente… «La magistratura associata ricalca in peggio i vizi della peggiore partitocrazia, vecchia e nuova. Qui siamo a una sorta di “privatizzazione" della giustizia, con un fascicolo che non va al Csm ma a un singolo membro, che lo trattiene presso di sé e ne fa l'uso che crede…».Al di là di ciò che abbiamo già detto nel merito, le è piaciuta, politicamente parlando, l'iniziativa del Partito Radicale insieme con la Lega? «Fosse dipeso da me, avrei detto al segretario radicale Maurizio Turco: bene la Lega, ma forse è opportuno coinvolgere anche altri. Non bisogna avere mai pregiudizi con chi è d'accordo. E quindi non occorre avere pregiudizi verso la Lega, in questo caso, ma forse sarebbe stato utile coinvolgere anche altri, da Forza Italia a Renzi a Calenda, forse lo stesso Pd, anche se magari come tale si sarebbe sottratto». A proposito. Ritiene che a sinistra, dopo la sortita di Goffredo Bettini, gran sostenitore di Conte ma che ora ha espresso forte interesse per i referendum, qualcuno si esporrà?«Penso di sì. Bettini mi ha positivamente sorpreso. E sono tra quelli che, quando vedono che le critiche incidono sul criticato, ne prendono atto con soddisfazione. La sua presa di posizione gli fa onore».Lei ha avanzato due critiche di fondo al ddl Zan.«È giusto porre un alt ai tanti episodi di intolleranza e di violenza contro le persone omosessuali ma quel ddl è scritto proprio male. L'articolo 4 è una norma autocontraddittoria. Prima dice che le opinioni sono legittime, ma poi aggiunge che, se sono idonee a determinare il pericolo di una discriminazione, devono essere represse. Inevitabilmente, sarebbe il giudice a decidere, ma nessun giudice può invadere la sfera delle opinioni. C'è un limite insuperabile, la Costituzione. Meglio riferirsi all'articolo 414 del codice penale che punisce l'istigazione a delinquere e l'apologia di reato».L'altra critica?«Riguarda l'articolo 7. L'idea di una giornata nelle scuole e in altre amministrazioni pubbliche (e dove, tra l'altro? Alle Poste? Alle Ferrovie?) dedicata a indottrinare contro le fobie sessuali non mi convince affatto. Nelle scuole non si insegna l'educazione sessuale, e organizziamo eventi simili? Vedo un accanimento che rischia di rovesciare la simpatia che meritano le minoranze discriminate. E il rischio di un nuovo dogmatismo, per cui dico: reprimiamo i delitti contro le persone ma non la libertà di opinione. Aggiungo: le tradizioni possono essere mitigate, allargate, ma non cancellate. Non si può pretendere che un cattolico praticante, un ebreo praticante, un musulmano praticante debbano mutare la loro idea di famiglia naturale e su chi siano i genitori».
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Margherita Agnelli (Ansa)