2023-09-13
Conta dei morti senza fine in Libia e Marocco: l’Europa ora teme la grande fuga
Derna e i danni del ciclone Daniel (Getty Images)
La Cirenaica, ferita dal ciclone Daniel, parla di 6.000 vittime. E apre le porte agli aiuti di Roma, attenta alla stabilità dell’area. Rabat, colpita dal sisma, snobba l’Eliseo.Una violenta catastrofe naturale ha colpito la parte orientale della Libia. Il ciclone Daniel si è abbattuto sulla Cirenaica, seminando morte e devastazione. Finora le vittime accertate sono circa 6.000, ma le autorità sanitarie locali temono che il bilancio possa salire addirittura a 10.000 (che al momento è anche il numero dei dispersi). Le piogge copiose e i conseguenti allagamenti hanno provocato ingenti danni, tra cui la distruzione di due dighe nell’area di Derna. Secondo il titolare della Farnesina, Antonio Tajani, non dovrebbero esserci nostri connazionali coinvolti nel disastro. Il premier libico dell’Est, Osama Hammad, ha definito la situazione «catastrofica». «I dispersi sono migliaia, interi quartieri di Derna sono scomparsi con i loro abitanti, spazzati via dall’acqua», ha dichiarato. «La regione orientale della Libia è stata colpita da una tempesta senza precedenti, che ha provocato danni in diverse città, tra cui Al Bayda e Al Marj, ma quello che è accaduto a Derna rappresenta una catastrofe umanitaria sotto tutti gli aspetti», ha affermato il ministro del Traporto aereo dell’esecutivo dell’Est, Abu Shkewat. «Nel frattempo auspichiamo di ricevere da tutti i Paesi amici, in particolare dall’Italia, un aiuto urgente nelle operazioni di ricerca e soccorso e in tutto quello che possa alleviare le sofferenze degli abitanti della città di Derna», ha aggiunto. In questo quadro, il governo di Tripoli, guidato dal premier, Abdelhamid Dbeibah, ha proclamato tre giorni di lutto. Secondo Agenzia Nova, il suo esecutivo ha inoltre reso noto che fornirà attrezzature per drenare l'acqua, generatori elettrici e 45 gommoni. Tripoli sarebbe anche intenzionata a utilizzare alcuni edifici scolastici per ospitare gli sfollati. «Le compagnie petrolifere internazionali che operano nel settore petrolifero libico (Eni, Total, Repsol, Omv, Wintershell e Schlumberger) hanno espresso piena disponibilità a sfruttare tutte le loro capacità per contribuire a soddisfare i bisogni e fornire aiuti umanitari alle città della regione orientale colpita dal ciclone Daniel», ha affermato la National oil corporation. «L’Italia esprime tutta la sua vicinanza e solidarietà ai familiari delle vittime e al popolo libico e ha attivato la Protezione civile per poter assistere nel migliore dei modi la Libia colpita da questa emergenza», si legge in una nota di Palazzo Chigi. «Abbiamo immediatamente offerto l’aiuto del ministero della Difesa per le zone alluvionate, come abbiamo fatto per il Marocco colpito dal sisma», ha affermato, dal canto suo, il ministro della Difesa, Guido Crosetto, mentre Giorgia Meloni ha avuto ieri un colloquio con Dbeibah e con il maresciallo Khalifa Haftar, che in un colloquio telefonico ha espresso profonda riconoscenza per l’immediata mobilitazione dell’Italia a favore delle popolazioni colpite. Inoltre, se l’Alto rappresentante Ue per gli Affari esteri, Josep Borrell, ha detto che Bruxelles è «pronta a fornire il proprio sostegno», il Dipartimento di Stato americano ha reso noto che «gli Usa si stanno coordinando con i partner delle Nazioni Unite e con le autorità libiche per capire come contribuire nei soccorsi in corso». Squadre di soccorso sono state altresì inviate dalla Turchia, mentre l’Egitto schiererà personale militare in loco. Anche Mosca si è detta pronta a fornire assistenza. La catastrofe abbattutasi sulla Libia è arrivata poco dopo il violento terremoto che, venerdì, ha colpito il Marocco, uccidendo almeno 2.800 persone. Oltre alle tragiche conseguenze umanitarie, questi disastri naturali avranno degli impatti economici e politici sulla stabilità del Nord Africa. Stando allo Us Geological Survey, il recente terremoto potrebbe costare al Marocco circa 8 punti di Pil: vale a dire, secondo la testata Al Monitor, quasi 11 miliardi di dollari. La Libia, dal canto suo, è attraversata da noti problemi. Il Paese è spaccato tra due governi rivali, mentre il processo di ricomposizione politica è finito fondamentalmente in stallo negli scorsi mesi. Senza poi trascurare le influenze internazionali: se l’esecutivo di Tripoli gravita attorno all’orbita turca, quello dell’Est è vicino al generale Haftar, che è storicamente spalleggiato dai mercenari russi del Wagner Group. Inoltre, Tripoli ha stanziato 385 milioni di euro per la ricostruzione di Derna e Bengasi. Un altro aspetto da considerare è che l’aumento dell’instabilità potrebbe portare a un incremento dei flussi migratori diretti verso le nostre coste: un rischio che riguarda soprattutto la Libia, anche alla luce del fatto che il Sahel è attraversato da crisi profonde in Sudan e Niger. Sembrano inoltre in atto delle dinamiche interessanti. La tensione politica tra l’Est e l’Ovest della Libia pare essersi (comprensibilmente) stemperata nelle scorse ore, mentre l’Algeria ha offerto sostegno al Marocco, nonostante Algeri e Rabat siano da tempo ai ferri corti a causa del Sahara Occidentale. Al contrario, il terremoto di venerdì ha messo nuovamente in evidenza le fibrillazioni diplomatiche tra il Marocco e la Francia. Pur avendo accettato gli aiuti di vari Paesi, Rabat non ha ancora dato l’ok a quelli offerti dall’Esagono (sebbene il re del Marocco Muhammad VI, che è quasi sparito dai radar, si trovi forse attualmente a Parigi). I rapporti tra i due Paesi si sono guastati nel 2021, quando il governo francese ridusse il numero di visti disponibili per i marocchini. Quanto sta accadendo evidenzia la progressiva perdita d’influenza dell’Eliseo sul continente africano. Per l’Italia è un’occasione non solo per dare un contributo umanitario, ma anche per incrementare il proprio soft power nell’area. Una sfida che vedrà protagonisti in Nord Africa vari attori internazionali nei prossimi mesi.
Volodymyr Zelensky (Getty Images)